Viene spesso menzionato nelle aule universitarie di agronomia ed enologia, quindi, per la sua conoscenza e sete di sapere. Oggi ne parliamo perché Plinio il Vecchio fu tra i primi a citare l’asprinio, il vitigno protagonista del nostro #acini di oggi.
Nel resto del territorio la coltivazione della vite era invece a basso ceppo, in vinea: il confine culturale era dunque ben definito e delineava i sistemi di allevamento e vinificazione di origine greca da quelli di origine etrusca.
La vite si sposa al pioppo e lo risale in tutta la sua lunghezza, senza separarsene mai.
Vite Maritata è un vino riconoscibile, di grande e insospettabile pulizia olfattiva e gustativa. Il colore intenso e verdognolo precede una scia prettamente agrumata ma di grande evoluzione: nei pochi minuti in cui è rimasto nel mio calice siamo passati dalla scorza di limone alla macchia mediterranea, dal timo di montagna al fieno essiccato.
Il palato è rinfrescato, rinvigorito e premiato dal sorso scattante, verticale e davvero diritto. Niente complicazioni, niente zavorre: semplicità e freschezza. Quello che si chiede ad ogni matrimonio, dopotutto.