Non bisogna aspettare un’occasione speciale per aprire una grande bottiglia: la bottiglia stessa è di per sé una grande occasione. Ho sentito questa frase per più volte, in ben due film recentemente (Vinodentro, di Ferdinando Vicentini Orgnani e il più noto Sideways – In viaggio con Jack, di Alexander Payne) e mi si è appesa tra le pieghe della memoria. Mi tornava in mente più e più volte, specialmente quando mi capitava di osservare la mia cantinetta in soggiorno. Una specie di richiamo, tanto sottile quanto irresistibile.
E così ieri sera, rispondendo a questo richiamo, senza razionalità ho afferrato dal ripiano più basso una bottiglia speciale, almeno per me. Un vino che avevo tanto cercato e che ero riuscito a reperire un anno fa, o poco più. Lo Chateau Montus di Alain Brumont è un vino cult, prodotto nella denominazione Madiran, nel sud ovest francese. Il vitigno principale della AOC è il tannat, autoctono di questa zona sub pirenaica. È un vino conosciuto soprattutto per le caratteristiche di grande longevità, in particolar modo quello prodotto da Brumont. Il nome stesso del vitigno indica grande presenza di tannino ed è per questo che vinificare il tannat ha rappresentato – e rappresenta tuttora – una grande sfida, volta ad evitare di ottenere vini troppo energici, rudi, astringenti.
La bottiglia che ho aperto è del 1995 e non ero convinto che potesse essere un vino ancora vivo. Ogni dubbio è stato fugato. Nel mio calice è granato luminoso, bel colore; al naso si percepisce innanzi tutto la trama vegetale, corroborata probabilmente dal cabernet sauvignon presente in piccola percentuale. Poi rabarbaro, caffè, fungo, chinotto, liquirizia, corteccia e cioccolato, nota spiccata di goudron. In bocca noto subito che la corrispondenza gusto olfattiva è sublime, il tannino sicuramente centrato e ancora molto vigoroso ma non impedisce al sorso di essere avvolgente, potente e fiero.
Il finale è molto lungo e i caratteri retrolfattivi sono gradevoli, in linea con quanto ho provato al naso e al palato. Se qui ad Appunti di degustazione dessimo ancora i voti, questa bottiglia ne avrebbe uno molto alto.
La bottiglia che ho aperto è del 1995 e non ero convinto che potesse essere un vino ancora vivo. Ogni dubbio è stato fugato. Nel mio calice è granato luminoso, bel colore; al naso si percepisce innanzi tutto la trama vegetale, corroborata probabilmente dal cabernet sauvignon presente in piccola percentuale. Poi rabarbaro, caffè, fungo, chinotto, liquirizia, corteccia e cioccolato, nota spiccata di goudron. In bocca noto subito che la corrispondenza gusto olfattiva è sublime, il tannino sicuramente centrato e ancora molto vigoroso ma non impedisce al sorso di essere avvolgente, potente e fiero.
Il finale è molto lungo e i caratteri retrolfattivi sono gradevoli, in linea con quanto ho provato al naso e al palato. Se qui ad Appunti di degustazione dessimo ancora i voti, questa bottiglia ne avrebbe uno molto alto.
A me ha confermato, una volta di più, quello che Maya dice a Miles nella cucina di Stephanie, in Sideways, parlando dello Cheval Blanc che Miles vorrebbe aprire solo in un momento particolare. Parafrasando Virginia Madsen – l’attrice che interpreta Maya – nella mia testa è diventato un mantra, che ripercorrevo ad ogni sorso:
Secondo me aprire uno Chateau Montus 1995, quello è il momento speciale.
Secondo me aprire uno Chateau Montus 1995, quello è il momento speciale.