La vocazione di un territorio, nella sua accezione più ampia è un cardine solido, quasi un dogma per la vinificazione del presente e del futuro. È superfluo trattare qui l’importanza del connubio vigneto-terreno, a cui dovremmo aggiungere l’influenza dell’ambiente pedoclimatico, ma è indubbio che rappresenti un punto cruciale nell’ottica del raggiungimento di un prodotto di qualità.
Il nostro Paese, da questo punto di vista, possiede un patrimonio inestimabile: da nord a sud tutta la Penisola può raccontare orgogliosa esempi di cultura vitivinicola di secolari tradizioni, spesso familiari, altre volte tramutatesi in grandi imprese di spessore internazionale, produzioni di nicchia o rivolte al grande pubblico. È l’Italia, bellezza!
La Bollina si trova in uno di questi territori, l’area di Serravalle Scrivia, storicamente luogo di produzione del Gavi, ottenuto dal vitigno bianco più rappresentativo in Piemonte, il cortese. Tra i dolci pendii dei venticinque ettari vitati, non è solo il courteis a farla da padrone. La straordinaria vocazione alla viticoltura di qualità dell’area ha permesso il raggiungimento di ottimi risultati anche con altri vitigni, non proprio autoctoni.
La produzione dell’azienda spazia dal classico Gavi fino allo spumante metodo classico, passando per i vini ottenuti da vitigni internazionali, come Armason 2012, chardonnay in purezza.
L’aspetto visivo è un buon biglietto da visita: giallo dorato intenso, dotato di lucentezza e consistenza importante; nel calice dimostra caratteristiche proprie del vino maturo insieme a quelle del vino in evoluzione. Può sembrare una contraddizione, invece si dimostrerà un gran pregio.
Al naso di primo acchito non è esuberante e gioca sulle sfumature, con sentori di gelsomino in fiore, erbe aromatiche, fieno; quando la temperatura del campione si alza un po’ l’espressione si fa più intensa e varia, regalando equilibrate note di frutta esotica, banana, vaniglia.
Profilo olfattivo nitido, pulito, piacevole, senza dubbio; ma è in bocca che manifesta le qualità migliori: incontro caldo e gradevole con il sorso, preannuncia subito una corrispondenza gusto olfattiva assoluta, seguita da delicata, vellutata morbidezza. Freschezza in linea con la trama gustativa, calibrata perfettamente all’alcol, finale lungo e splendidamente ammandorlato, che richiama subito un altro sorso.
I grandi vini si contraddistinguono anche per la complessità delle sensazioni che donano, Armason sembra anche dotato di un metronomo gusto olfattivo, dove la successione degli aromi e delle percezioni non è casuale, a corredo di una trama indirizzata alla piacevolezza, come un veliero col vento in poppa, in un contesto di straordinario equilibrio.
Va servito tra i dodici ed i quattordici gradi e può accompagnare armonicamente risotti a base di pesce e grigliate, anch’esse di pesce.
Abbinamento*
Abbibamento musicale?
Bella domanda!
Potrebbe andar bene…
Un vino già godibile oggi ma dal grande futuro; canzone dal buon ritmo, orecchiabile ma non banale.