Finalmente dopo aver saltato innumerevoli serate e contro tutti i pronostici, eccomi di nuovo a casa Ghezzi, testimone di un’altra grandissima serata all’insegna del buon vino Italiano. Nemmeno lo sciopero dei mezzi pubblici mi ha fermato questa volta!
Il titolo parla chiaro: questa sera quattro differenti Aglianico per quattro vini. E’ quasi tutto nuovo per me dato che non conosco molto bene né i produttori né le peculiarità che da essa possono scaturire.
Quello che so è che siamo nel Vulture e abbiamo a che fare con tre espressioni tipiche di questi terreni vulcanici e una, invece, no ‘diversa’. Tra l’altro chi presenta non è il produttore ma Davide Marone, sommelier ed esperto della zona.
Piccoli produttori che fanno dalle 30 alle 60 mila bottiglie ciascuno circa con un range di prezzo super abbordabile che va dai 15 ai 18 euro. E… che potenziale!
Davide ha disposto una progressione che durante la serata è stata rimaneggiata.
Iniziamo questa avventura dunque!
Al naso l’apporto del legno è avvertibile ma abbastanza fuso a frutta nera, ginepro e poutpurri. In bocca è quasi masticabile, tostato, dal sorso pieno, con tannino evidente e frutta rossa e nera abbondante. Apporto alcolico contenuto. Di media-buona lunghezza non è facilissimo da bere perché, come dice Davide, “sono vini che hanno bisogno di cibo”. E andrebbe atteso ancora un anno secondo me. Tra l’altro, fra quelli provati mi è sembrato il più rustico di tutti.
Proseguiamo con lo Strapellun 2008 di Tenute D’Auria.
Geograficamente adiacente alla vigna del Lykos mostra sentori lievemente più cotti al naso e soprattutto alla bocca. Lo sento in generale più delicato, meno ruvido, spicca per la grande sapidità.
Tuttavia concordiamo con Davide che sarebbe stato meglio gustarlo prima.
Ragazzi che sorso!
Pieno, robusto, Vivo!
Persistente in bocca, avrei usato anche “equilibrato” non fosse stato per il tannino extra potente che, nonostante questa sua esuberanza, mostra trama fine e note molto suadenti. Grande la bevibilità e gradissimo potenziale in prospettiva.
Al naso bacche di ginepro. Frutta nera, poutputtri, cenni vanigliati.
Affascinante!
Quarto e ultimo assaggio Oraziano 2008 di Casa Vinicola Martino.
Devo essere sincero; vuoi forse perché è l’ultimo provato, vuoi perché il Roinos ha rappresentato, per me, la punta di diamante della serata, l’Oraziano è quello che incontra meno il mio gusto.
Tanto, troppo, legno al naso e in bocca. I toni dolci di vaniglia, sono quelli che sovrastano il resto. Un uso così carico del legno potrebbe voler indicare una vita più vocata all’affinamento piuttosto che al consumo immediato, se “immediato” si può usare per un vino di 6 anni…
Ahh, alla fine ho scoperto che il vino con i tratti ‘atipici’, figlio di un territorio con minor influsso vulcanico, è…. Bhe non ve lo posso dire.
Dovete provarli.
Buongiorno Emanuela
Una precisazione doverosa, ho provveduto. Grazie
Grazie per le precisazioni Davide ho corretto.
E' stata una gran serata che, dici bene, mi ha acceso una curiosità che almeno in parte placherò al Vinitaly eheh
Ciao Gabriele!!! Volevo solo fare una precisazione…il nome del vino e' Likos..e deriva dal nome dei primi abitanti della Basilicata.Ti aspetto in azienda..Emanuela