Storia e viticoltura spesso si intrecciano, e disegnano realtà affascinanti, a volte poco note. Il Belpaese è letteralmente disseminato di cantine che oltre a produrre del buon vino, hanno un passato ricco di aneddoti e percorsi tutti da scoprire. 

Cascina Bertolotto rientra a pieno titolo in questo profilo: la storia della cantina di Spigno Monferrato, infatti, affonda le radici (è proprio il caso di dirlo) nei primi anni dell’ottocento, quando era ancora “cascinotto”, una piccola costruzione in pietra o in legno comprendente al massimo due vani circondata da un vasto terreno. Cascina Bertolotto tuttavia non era la cascina principale della proprietà, la famiglia Traversa, bensì fungeva da struttura di supporto per quella principale, sita nella vicina Serole. A Cascina Bertolotto, tuttavia, si produceva il vino per il fabbisogno di tutta la famiglia e fu Giuseppe Traversa a intraprendere i primi passi per la costituzione di una azienda vitivinicola professionale.

La proprietà passò tra i discendenti di Giuseppe Traversa fino ai primi anni duemila, tracciando un filo sottile con la storia, senza – tuttavia – dimenticare di evolversi. Oggi, sotto la guida di Gianfranco Galantini, Cascina Bertolotto punta al salto di qualità e con ambizione mette nel mirino i ristoranti e gli hotel più prestigiosi.

Il terroir e la posizione geografica

Cascina Bertolotto è nel cuore di un distretto vitivinicolo di pregio, al centro tra le zone della Langa Astigiana, la Langa Cuneese e il Monferrato. Gli Appennini liguri ne impreziosiscono il panorama e il terreno, così come il mare, distante in linea d’aria meno di trenta chilometri, che con le sue brezze contribuisce alla sanità dei grappoli e alla biodiversità territoriale. I vigneti di Cascina Bertolotto sono disposti ad anfiteatro, opportunamente affacciati a est, sud-ovest.

La nostra degustazione

Bertolotto Cuvée Brut

Il nostro viaggio nel calice con i vini Cascina Bertolotto inizia con Cuvée Brut: dodici anni (!) sui lieviti, metodo classico dalla bollicina fine e persistente, naso erbaceo, caratterizzato da mineralità polverosa, con note di finocchio, anice e liquirizia. Bocca morbida, centrata, giustamente secca e sostenuta da volume carbonico corretto. Un’intrigante traccia di miele accompagna tutto il sorso, verso un finale dal richiamo vegetale. È uno spumante ambizioso: non si accontenta di aprire un pasto ma può accompagnarlo piacevolmente, grazie al calibrato dosaggio e alla giusta composizione di pinot nero e chardonnay. Lo consigliamo come partner in abbinamento a un plateau royal

 

 

Brachetto secco La Tia

Tutti conosciamo il Brachetto nella versione dolce, ma quanti di voi hanno provato una versione secca? La Tia prende il nome dal tiglio secolare che domina la tenuta e vigila sui vigneti di Brachetto, a oltre cinquecento metri sul livello del mare. Rubino permeabile, avvolge il naso con sentori chiari di incenso e cenere, speziatura dolce varietale, cui segue sequenza fruttata. È un vino che si fonda sulla componente speziata, e fornisce una corretta corrispondenza gustativa, che sa comunicare con facilità le peculiarità  positive che lo caratterizzano. Molto versatile: accompagna aperitivi a base di tartine di polenta, dà il meglio di sé con antipasti affumicati. Per le caratteristiche geologiche e l’età avanzata dei vigneti Cascina Bertolotto ne produce solo duemila bottiglie: una piccola rarità.

La Cresta Dolcetto d’Aqui 2019

Il dolcetto è il vino quotidiano, rimanda agli antichi sapori delle osterie piemontesi, dove per tradizione fritto, salumi, pollo alla cacciatora e tajarin ai funghi la fanno da padrone. Il naso ha accenti speziati e di lamponi ma è la bocca a trascinare, con agilità e scioltezza: sorso sapido, goloso, appagante. Possiede un equilibrio in sintonia con la tipologia cui appartiene: acidità sottile integrata in un corpo armonioso. Anche La Cresta è un vino versatile: giocando un po’ con le temperature di servizio accompagna bene aperitivi strutturati a base di insaccati, ma è anche un ottimo compagno a tutto pasto.