Cos’è Merano? Per i burocrati demografici è un Comune italiano di quarantamila abitanti o poco più, nella provincia autonoma di Bolzano.
Per gli storici è il centro principale della zona denominata ai tempi dei Romani “Maia” e divenuta città nel 1317 grazie a Leopoldo III, conte del Tirolo. È anche il capoluogo della comunità comprensoriale del Burgraviato, distretto il cui nome deriva dall’antico Burgravio, titolo nobiliare tedesco.

Per gli appassionati dei racconti aristocratici è uno dei luoghi di cura e di riposo preferiti dell’imperatrice Elisabetta di Baviera, divenuta celebre con il soprannome “Sissi”, che vi si recò per ben quattro volte, soggiornando a Castel Trauttmansdorff.

Gli amanti del benessere hanno in Merano un riferimento sicuro: la vocazione curativa che ne ha fatto luogo di soggiorno per benestanti sin dal diciannovesimo secolo ha indirizzato la città a un turismo specifico: le terme e le numerose SPA consentono a numerosi visitatori ogni anno di godersi relax e pace.

Ma Merano è ancora tanto. Per noi e tutti i winelovers è la sede del Merano Wine Festival, il primo evento enologico organizzato in Europa, e il primo a realizzare un percorso sensoriale con un unico calice. Non solo: è il primo evento in assoluto denominato Wine Festival.

Ci siamo tornati, anche quest’anno, attratti dall’atmosfera quasi elitaria che lo caratterizza, dall’energia che si sprigiona dentro e fuori la Kurhaus e – manco a dirlo – dalla selezione dei vini presenti, curata da Helmuth Köcher. E poi le giornate Naturae et Purae, dedicate ai concetti di naturalità e purezza nel mondo del vino, la GourmetArena e la Spirits Experience Area, una nuova area dedicata a distillati, liquori, vermouth e amari.

Non vi basta? Il MWF è un’occasione mistica, quasi un atto di fede: chi ci è stato sa cos’è e può parlarne e chi non lo ha ancora visitato… non può immaginarlo.

Ricordando a tutti la prossima edizione dal 8-12 novembre 2019, questo ventisettesimo Merano WineFestival ha fatto segnare numeri da record.

Con l’8,5% in più di visitatori rispetto al 2017 e con il ricordo di una valanga di eventi e novità, il patron Helmuth Köcher ha festeggiato oltre 11 mila presenze distribuite nei cinque giorni della manifestazione.

Tanti, tantissimi fra appassionati, curiosi, professionisti di settore si sono avvicendati nelle giornate di sabato e domenica e lunedì; non trascuriamo un incremento di interesse per le giornate della bio&dynamica di venerdì con la selezione di vini biologici, biodinamici e PIWI (varietà di vite resistenti alle crittogame) e di Catwalk Champagne (che da solo vale il viaggio e il biglietto) il martedì con show-cooking sul palco del Kursaal dello chef stellato Karl Baumgartner.

Oltre 950 case vitivinicole Italiane ed estere e più di 120 artigiani del gusto.

Un’edizione che ha cercato di spostare il focus anche sui vini rosè con Rosè – Vino in futuro, la degustazione guidata dal sommelier Costantino Gabardi e il percorso che ha affrontato lo stile italiano del vino rosato attraverso i suoi luoghi più vocati.

Bisogna lavorarci ancora sul rosè… certo la qualità complessiva e l’attenzione dei produttori si è innegabilmente alzata. Se penso al passato non posso che sorridere.

 

Assaggi 

Gli amanti dei vini “naturali” conosceranno bene il Gewurtztraminer Lowengang 2015 di Alois Lageder. E’ un vino sorprendente senza mezzi termini perché incarna al meglio concetti quali bevibilità, e piacevolezza (mi ricorda il Gess di Eredi Cobelli). Un’armonia complessiva che raramente ho trovato in un traminer, troppe volte interpretato come vino pesante addirittura stucchevole.
Un tramier agli antipodi profumato sì ma finissimo che scivola sinuoso al palato; mai troppo carico né al naso né in bocca. Secchissimo, quasi citrico lo penso abbinato ad una zuppa thai

Malvasia Antica 2010 Roxanich

Con la sua macerazione sulle bucce di ben sei mesi diventa un vino scalpitante dal colore giallo dorato quasi ambrato, carico come pochi sia al naso che al palato, di grande impatto, da bere rigorosamente da solo o al più abbinato a pietanze dal gusto inteso o esotiche come uno speziato riso al curry, o per restare più in zona, un primo piatto che sprigiona un intenso aroma di crostacei.

Da Monteverro, giovane azienda toscana partecipiamo ad una verticalina dal 2015 al 2013 del second vin Terra di Monteverro. Parliamo di un taglio bordolese a base cabernet sauvignon con cabernet franc, merlot e petit verdot su dolci colline vicine al mare, ricche di macchia mediterranea e drenanti grazia al terreno argilloso-calcareo.

Parliamo di vini tecnicamente molto ben fatti dal naso sincero e fragrante, appena intaccato dal legno in grado di regalare già oggi ottimi assaggi ma che daranno il meglio sé in futuro, specialmente la 2015.

Chiudo in bellezza con la schiava o verntasch in magnum di Kellerei Kaltern 5uintessenz. Dimenticate la tipica schiava da pasto. Questo è un vino importante. Leggiadro, pepato, goloso come pochi. Da bere e ri-bere con soltanto un occhio alle eventuali crisi d’astinenza.