Le prime avvisaglie di questa estate 2017 non si sono fatte attendere, verso la fine di maggio infatti le temperature avevano ampiamente superato i 30 gradi in buona parte della Penisola. Sui social cominciano a comparire i primi selfie di chi, dopo aver raggiunto un decente livello di abbronzatura (artificiale), si ritrae al mare munito di lettino, costume e bocca a culo di gallina. Nella lista dei migliori amici i caloriferi hanno definitivamente lasciato posto ai condizionatori e l’insalata di riso è la regina incontrastata della pausa pranzo.

Quando si parla di estate e caldo però, ben altri sono i pensieri che occupano le menti di ogni buon enoappassionato e, non essendo noi Parole di Meteo né Parole di Tintarella, ci siamo posti (come voi) una sola domanda: cosa bere con questo caldo?

In redazione ci stavamo pensando da un po’ e abbiamo perciò pensato di segnalarvi dieci vini che, ne siamo certi, allieteranno la vostra estate senza dovervi preoccupare più di tanto delle temperature esterne.

 

Iniziamo a sfatare subito un falso mito: “in estate si beve solo vino freddo e perciò solo bianco o bollicine”. Nulla di più sbagliato. Il gusto personale ha sempre l’ultima parola e se avrete la fortuna di trovarvi davanti a un piatto di cozze ripiene, quale miglior modo di sostenere il sapore di un sugo di pomodoro e del pecorino se non con un Rossese? Quello di Le Rocche del Gatto racchiude profumi della macchia mediterranea in una struttura snella ma solida e senza cedimenti, senza mai dimenticare la delicatezza e l’eleganza tipiche del vitigno rosso ligure.

 

Cerasa 2016, Michele Calò e Figli. Grande rappresentazione del territorio salentino, il Cerasa è un vino rosato ottenuto da negramaro in purezza attraverso la tradizionale vinificazione “a lacrima”. Dopo l’iniziale fermentazione, il 20% del prodotto matura in barrique di rovere nuove per circa sei mesi. Il profumo di ciliegia, glicine e melograno e la sua struttura ed eleganza in bocca, lo rendono perfetto con un piatto di crudité  di scampi e gamberi viola.

Terre bianche cuvée 161, Sella & Mosca: il primo approccio con questo vino non sarà proprio alla volémose ‘bbene: il colore è giallo oro e il naso duro, rocciosamente minerale, vi farà pensare a un bianco chiuso e scontroso. E proprio qui viene il bello. A ogni successivo assaggio si schiuderà pian piano, raccontandovi i veri profumi del territorio sardo, dalla sua vegetazione alla salinità marina fino alle colline calcaree in quel di Alghero, dove la Vitis iberica del Torbato trova la sua migliore espressione. Provatelo su una tartare di tonno e maracuja marinata al limone, non ne sarete mai sazi.

 

Non poteva mancare, neanche sotto ipotetica censura dittatoriale, un prosecco. Il Millesimato di Villa Folini vi sorprenderà non tanto per la sua facilità di beva, cosa peraltro scontata, ma per un succoso quanto inusuale profumo di fragoline di bosco. Lo abbiamo provato su un piatto di linguine con pomodorini gialli, pepe e vongole: a tavola è scattata la standing ovation.

 

Può sembrare banale, ma certe banalità possono piacere. E allora abbiniamo lo champagne con il caviale. Può sembrare anche snob ma…chissenefrega. Con lo champagne Egly-Ouriet brut tradition Grand Cru, pinot nero (70%) e pinot meunier (30%), 54 mesi sui lieviti e sboccatura gennaio 2014, rischierete volentieri le sopracitate etichettature. Nel bicchiere scende di un giallo dorato accattivante esibendo bollicine fini e numerose. Al naso svela profumi di pasticceria, croste di pane, poi frutta, pesca e mela cotogna, ma anche fiori bianchi e gialli, nocciola, fieno ed erbe aromatiche, in particolare salvia. E il piacere continua con note agrumate e tabacco dolce. In bocca è un vino fresco e sapido, connotato da una lieve pungenza, perfettamente equilibrato ed elegantemente persistente. Abbinatelo a una burrata ricoperta di caviale e la banalità e lo snobismo diventeranno subito un lontano ricordo…

 

Grillo della Timpa, Feudo Montoni. Dall’entroterra palermitano questo gioiellino sarà un fedele alleato nelle vostre cene estive. Un bianco che alterna con sapiente dinamicità le spigolature minerali proprie del vitigno con morbidi effluvi floreali di zagara e fiori di campo.  Dà il meglio di sé, ça va sans dire, sui piatti della cucina trapanese e sarà il perfetto co protagonista della tavola accanto a un cous cous di pesce al finocchietto selvatico e zenzero.

 

La siccità di questo inizio estate comincia ad essere un serio problema per i produttori. Anche il consumatore è sensibile a questo delicato argomento, specie se si tratta della siccità delle proprie papille gustative: la sete si amplifica, alla ricerca del puro piacere. Voglia di bollicine, certo. E che siano verticali come il filo a piombo, affilate come un rasoio, nervose come un cavallo selvaggio nella stalla. Abbiamo scelto il Pas Dosé Marchiopolo, chardonnay in purezza fine e dissetante, cremoso e mai banale. Solo tremila bottiglie, peccato. Perché la sete, quest’estate, è davvero tanta.

Se preferite trascorrere la vostra estate in montagna e la vostra destinazione sarà il Südtirol, vi suggeriamo di passare da Cornaiano: lì troverete un vignaiolo pacato ed educato, non è un chiacchierone e anzi spesso vi darà risposte telegrafiche, ma il suo sguardo sicuro e sincero varrà più di mille parole: a  parlare saranno i suoi strepitosi vini. Nell’imbarazzo della scelta vi segnaliamo il Trias Mitterberg, blend di Chardonnay, Petit Manseng e Manzoni Bianco. Naso alpino, pungente e di pongo. In bocca anice e liquirizia, poi gesso e banana. Lui è Ignaz Niedrist e il gufetto sulle sue etichette lo ricorderete sempre con estremo piacere.

E visto che siamo a nord-est dello stivale, come non citare l’uva bianca Regina del Friuli Venezia Giulia? Il Friulano (che per noi, nostalgici e sentimentaloni, si chiamerà sempre TOCAI) Ronco Cime di Venica&Venica spiazza piacevolmente al naso con note speziate di timo e sesamo, chiarendo subito che non ci troviamo di fronte a un vinello in stile ma che ce frega ma che ce ‘mporta. In bocca si distende e ne guadagna in morbidezza con profumi di melone giallo, mela cotogna e pesca tabacchiera. Berlo sul sushi è stata una delle migliori cose fatte in vita nostra.

 

Last but not least una falanghina assolutamente sui generis, Svelato della sannita Terre Stregate. Un bianco pazzesco che fa della continua emozione il suo leit motiv, intrigante nella sua iniziale affumicatura e appagante nei profumi di pesca bianca e anice. Poi pian piano sale una vibrante acidità, e l’affumicatura si evolve in tostatura di caffè. L’operazione cassa da sei è già scattata da queste parti e vi suggeriamo caldamente di fare altrettanto, per abbinarlo poi a una impepata di cozze: il Nirvana non sarà mai stato così vicino!