Amiche ed amici assetati di buon vino rieccoci qui con la nostra guida tascabile sul Vinitaly, da stampare o tenere a portata di mano sul vostro smartphone tra gli affollati padiglioni della Fiera del vino per eccellenza.
Anche quest’anno abbiamo optato per una pratica suddivisione per padiglione: così, se volete darci fiducia, potrete assaggiare qualcosa che per noi vale la pena provare. Se volete rinfrescarvi la memoria, guardate cosa abbiamo consigliato negli scorsi anni (qui e qui).
Dopotutto, persi nel labirinto veronese, è facile imbattersi in assaggi poco soddisfacenti ma noi che amiamo i nostri lettori come si ama un calice di Pergole Torte 2004 intendiamo dar loro una guida, fornire la luce verso la conoscenza.
Ma attenzione: come per gli anni precedenti in questa serie di post non troverete indicazioni per provare Ca’ del Bosco o Sassicaia, qui indichiamo ottime aziende che abbiamo già provato o che intendiamo provare noi stessi, perché il nostro percorso di ricerca va nella loro direzione. Novità e produttori affermati ma non ancora celebri, quindi. I grandissimi nomi li lasciamo ad altri, tanto è facile trovarli.
Iniziamo, allora. Nota: non abbiamo la certezza che i vini indicati saranno effettivamente in degustazione. Il numero dello stand è desunto dal catalogo ufficiale Vinitaly 2017.
Bosio: Stand C17. Per iniziare ci vuole una bollicina, giusto? E allora concedetevi un assaggio degli spumanti Bosio: dal Franciacorta Brut all’Extrabrut Boschedòr senza dimenticare il nostro preferito: il Nature Millesimato. Chardonnay e Pinot nero in sontuoso matrimonio.
Balgera: Stand A-B-C-D1. La Valtellina offre moltissimo, in termini vinicoli, lo sappiamo. Noi vi suggeriamo di provare questa azienda di Chiuro, giunta alla sua quinta generazione di viticoltori. Tempo fa provammo uno strepitoso Sforzato 1999 che naturalmente non sarà in degustazione, ma siamo curiosi di provare come si presentano i nuovi prodotti.
Picchioni: Stand B4. Un nome di nicchia, forse, ma che dall’Oltrepò sta raccogliendo consensi dappertutto. Andrea Picchioni, “il Picchio”, coltiva terreni in Val Solinga, uno di quei luoghi che più di altri hanno sofferto la fuga verso la città. Ma anche uno di quei territori dove ha senso parlare ancora di vocazionalità. Se alla ricetta dei vini aziendali aggiungiamo il rispetto fornito da una viticoltura integrale, una vinificazione del vigneto (che comprende filari di diverse varietà di vite) e non della singola varietà e l’uso di lieviti indigeni capirete a che tipo di viticoltore ci troviamo di fronte. Andate a provare il Pinot Nero o la sua Bonarda. Poi ci direte.
Padiglione 3
Letrari: Stand E4. Amici questo è un nome che non deve mancare nel vostro tour. Perché gli spumanti Letrari hanno una marcia in più, frutto di uve raccolte a mano provenienti dalla Vallagarina e della passione di Lucia Letrari. Segnaliamo due vini: il 976 Riserva del fondatore, chardonnay e pinot nero e il raro Moscato Rosa, vino dolce di raffinatezza estrema.
Pojer & Sandri: Stand E3. Mario Pojer e Fiorentino Sandri, rispettivamente enologo e agronomo, si stanno dedicando a un progetto che qualcuno potrebbe descrivere visionario ma che noi ci sentiamo di definire futuristico. Stiamo parlando dell’utilizzo dei vitigni resistenti, uve che non hanno bisogno di trattamenti e delle quali sentiremo parlare molto. Da provare lo Zero Infinito, bianco frizzante col fondo da uve solaris. Un vino che lascerà stupefatti molti degustatori.
Le Sode di Sant’Angelo: Stand C5. Un salto in Maremma, tra colline ricche di minerali in una zona tradizionalmente dedita alla viticoltura. Proveremo con curiosità Le Gessaie, un vermentino che si preannuncia minerale e intenso. Non meno curiosità suscita Dautore, un blend di sangiovese, merlot e alicante, la cui annata 2014 è stata premiata da Decanter con la medaglia di bronzo.
Padiglione 4
Monte Santoccio: Stand B6. Ne abbiamo sentito parlare molto bene e siamo di curiosi di provare i vini di questa piccola realtà di tre ettari a Fumane, nel Veronese. I nostri informatori ci consigliano di provare l’Amarone della Valpolicella, condividiamo la dritta con voi: fateci sapere.
Kettmeir: Stand B7. Li conosciamo già, ma vale la pena passare per verificare il percorso di crescita che l’azienda di Caldaro ha intrapreso da qualche anno a questa parte. Maso Reiner è uno chardonnay di bella complessità olfattiva e di struttura, non privo di scattante eleganza. Da provare anche il Brut Athesis, ottenuto da pinot bianco, chardonnay e pinot nero. La prevalenza di pinot bianco rappresenta quel quid in più, che lo rende uno spumante tutto da scoprire.
Gamba: Stand C2. Un’azienda che ha saputo sfruttare un microclima favorevole e il terreno calcareo che caratterizza la zona, sull’altopiano di Gnirega. Noi non lo abbiamo ancora provato ma da più parti ci consigliano l’Amarone della Valpolicella Riserva Campedel, di cui si narrano tensione gustativa e struttura da campione.
Padiglione 5
Le Battistelle: Stand F7-G4-G7. Nel cuore del Soave Classico, l’azienda si è messa in luce per la pulizia dei suoi vini e per la fedeltà territoriale che riescono a trasmettere. Abbiamo sentito parlare benissimo del Roccolo del Durlo, garganega in purezza maturato in acciaio per otto mesi, con frequenti bâtonnage. Non andate via dal Vinitaly senza averlo provato.
Monte del Frà: Stand A2-A3. Fondata già nel 1958 è un’azienda simbolo per Custoza e non solo. Il Ca’ del Magro – blend di trebbiano, garganega ed altre varietà – è assolutamente da provare per complessità olfattiva, pienezza gustativa e agilità di beva. Consigliamo anche di provare il Bardolino, brioso ed elegante allo stesso tempo.
Padiglione 6
Colterenzio: Stand C3. Come deve essere una cooperativa di produttori? A Colterenzio lo sanno bene: dal 1960 producono vini di territorio senza concessioni a compromessi quantitativi, nonostante le oltre un milione e mezzo di bottiglie prodotte. “Un vino deve far capire da dove viene” dice giustamente Martin Lemayr, l’enologo. Degustando LR Riserva, si comprende eccome, che è l’Alto Adige ad avergli dato i natali. Chardonnay, pinot bianco, sauvignon e una piccola percentuale di gewürztraminer sapientemente amalgamati, ne fanno un vino spettacolare.
Podversic: Stand C7. Chi ama i vini ricchi di estrazione, ama i prodotti di Damijan Podversic. Ma non solo, c’è tutta una filosofia che merita di essere ascoltata da Damijan in persona, fatta di rispetto per la natura: vendemmia tardiva, fermentazione spontanea, nessuna filtrazione, lunghe macerazioni. L’essenza del vino vivo declinata, per esempio, nel friulano Nekaj, ricco e straordinariamente vario o nella Ribolla gialla balsamica e di grande appagamento sensoriale.
Brunnenhof: Stand B3. Johanna e Kurt Rottensteiner, con i figli Johann ed Eva, vivono e vinificano in un angolo di paradiso, la cui tradizione vitivinicola è difficilmente equiparabile ad altre. Solo cinque ettari e mezzo, di cui una parte nel celebre cru Mazzon, dove crescono le uve dal quale proviene il Pinot nero Riserva che vi consigliamo di provare. Viticoltura biologica, i prodotti Brunnenhof sono figli del rispetto per la natura, in un contesto dove l’intervento dell’uomo è ridotto al minimo.
Padiglione 10
Bussia Soprana: Stand Q1. Un nome noto, certo, ma per chi ancora non lo conoscesse è una tappa obbligatoria del decimo padiglione. L’azienda di Silvano Casiraghi e Guido Rossi si è ritagliata uno spazio importante tra i prestigiosi vini di Monforte d’Alba e non soltanto per i preziosi Barolo. Tra questi, comunque, vi consigliamo il Vigna Colonnello, un cru eccezionale, testimone fedele del livello qualitativo di tutta la zona.
Elvio Cogno: Stand P2. La figura di Elvio Cogno è tra quelle che si possono annoverare alla voce “pioneri di Langa”. Elvio è scomparso poco meno di un anno fa, ma ha lasciato importanti attestazioni di amore per le Langhe. Il testimone è passato nelle mani della figlia Nadia e del genero Valter che proseguono il percorso già tracciato e che permette di raggiungere risultati davvero notevoli, come il Barolo Vigna Elena Riserva, profumatissimo e potente oppure il Barolo Bricco pernice, destinato a grande longevità.
Marengo: Stand G3 -7.6. Una chicca, una piccola perla nel mare magnum dello stand piemontese del Vinitaly. Marco Marengo coltiva sette ettari tra La Morra, Barolo e Roero ed è diventato un produttore cult per l’affidabilità dei suoi vini, eleganti, sopraffini in certi casi come per il suo Barolo Brunate, energico, territoriale, varietale e fiero. Un signor vino, assolutamente da provare.
Tiziano Mazzoni: Stand E3 -3. Stanchi dei soliti nebbiolo? Volete provare altre espressioni di questo grande vitigno? Provate i vini di Tiziano Mazzoni, produttore di Ghemme e Colline novaresi. Mettete in lista il Dei Mazzoni, fine e minerale, con quel tocco in più che solo questo territorio può dare.