Amiche ed amici di Parole di vino,  anche questo Vinitaly è passato. La grande Fiera di Verona è come il Natale: lo aspetti per tutto l’anno e quando arriva vola via in un istante. Nonostante i nostri buoni propositi organizzativi non siamo riusciti: Vinitaly mix

  • a salutare tutte le persone che avremmo voluto
  • a partecipare a tutti gli eventi a cui ci hanno invitato
  • ad assaggiare tutti i vini che avevamo in lista

Perché? Iniziamo a sospettare che nei giorni del Vinitaly su Veronafiere si attivi una sorta di bolla spazio-temporale che ti costringe a fare tutto più velocemente, a correre da un padiglione all’altro come una biglia impazzita. Di questo passo l’anno prossimo ci muniremo di monopattino o di Segway, per limitare gli effetti della bolla e riuscire almeno a salutare le persone che vediamo meno spesso.

Chi vuol fare a meno del Vinitaly?

In fiera e in tutti gli eventi collaterali  si respira un’aria unica, c’è una elettricità che di solito a un evento professionale non si avverte. Le parole del mese scorso di Angelo Gaja, che aveva definito il Vinitaly

una fiera popolare che non risponde alle esigenze dei professionisti del vino di un appuntamento dedicato, senza l’assalto come a Verona

non lo hanno scalfito. Le dichiarazioni di Gaja ricordano quanto detto Oliviero Toscani circa un anno fa, quando auspicava, come Gaja, un “Vinitaly a Milano“.

Noi la pensiamo diversamente: il Vinitaly ha successo anche per i presunti assalti popolari. Non siamo sicuri che la maggior parte dei produttori prediligerebbe un appuntamento, sia pur biennale, esclusivamente dedicato al settore: dopotutto i buyer registratisi al Vinitaly sono in aumento, specie dai mercati di Cina e USA. E comunque i buyer non contano nulla, senza il pubblico che beve (e acquista). Allora cosa manca alla nostra grande fiera?

Che cos’ha (e cosa non ha) il Vinitaly?

Cosa manca lo sappiamo, e ve lo diremo, ma preferiamo prima dirvi cos’ha. Perché il Vinitaly non è solo Vinitaly: è preceduto da OperaWine, si svolge in contemporanea con Sol&Agrifood ed Enolitech e si avvale di un “fuori salone” di tutto rispetto: Vinitaly and The City, quest’anno anche in trasferta a Bardolino. Si è dotato già dal 2013 del Vinitaly Wine Club, una piattaforma commerciale dedicata alla vendita di vino online.

Conferisce un premio a personalità, aziende o istituzioni italiane ed estere che si sono distinte per il loro impegno nel campo enologico (quest’anno premiata per l’Italia la Tenuta San Leonardo). Assegna un ulteriore premio su base regionale ai “Benemeriti della vitivinicoltura italiana”, il premio Angelo Betti. Da quest’anno ha persino 5star wines book 2017, l’unica guida realizzata da una fiera internazionale del vino! Ce n’è per tutti i gusti, insomma, ed è difficile non farsi trasportare dall’atmosfera dell’evento.

Cosa lo rende, allora, ogni anno criticabile a prescindere, un po’ come il Festival di Sanremo? Le carenze logistiche, per esempio: la difficoltà nell’uso dell’automobile per raggiungere e lasciare la fiera, sia da espositore che da visitatore. O la fatica che si fa a utilizzare il cellulare per una chiamata o il tablet per mandare una mail. Oppure i servizi forniti agli espositori, spesso giudicati insufficienti a fronte di tariffe non proprio da sagra paesana.

Andiamo al Vinitaly perché…

Ma allora… perché si va al Vinitaly? Lo abbiamo chiesto a produttori, agenti, sommelier, blogger e gente comune. Pubblichiamo tre video tra i più significativi.

Iniziamo con Letizia Barbi dell’Azienda Marina Danieli:

poi Sara Boriosi, blogger e redattrice di Intravino:

e infine Cecilia Naldoni, dell’azienda Grifalco della Lucania:

Le nostre degustazioni

Andare il Vinitaly per noi di Parole di vino vuol dire essenzialmente due cose: consolidare i vecchi contatti e farsene di nuovi. Per i produttori che abbiamo incontrato vale soprattutto – ma non solo – il criterio della degustazione dei vini prodotti. Perché è difficile parlar bene di un vignaiolo se fa un pessimo vino: ci vuole una fantasia che noi non abbiamo.

Vi citiamo invece alcune particolarità che ci sono piaciute molto. Nella scelta dei vini, tutti provenienti da piccole o nuove realtà del Sud Italia, e nella redazione delle note degustative hanno collaborato i nostri Cinzia Novara e Gabriele Merlo:

Audarya

NuracadaAll’interno del padiglione Sardegna, ci hanno decisamente colpiti i vini della giovane e promettente azienda di Audarya. Nel territorio vocato di Serdiana, a pochi chilometri da Cagliari, in terreni calcarei-argillosi vengono coltivate i tradizionali vitigni autoctoni isolani: vermentino, nuragus, cannonau, monica e bovale.

E proprio con quest’ultima uva che viene prodotto Isola dei Nuraghi IGT Bovale Nuracada 2015, vino dalla grande personalità che esprime al naso sensazioni di marasca, spezie come noce moscata e chiodi di garofano, erbe aromatiche, in prevalenza timo e rosmarino. All’assaggio stupisce per la sua struttura, freschezza ed equilibrio. Il lungo finale gioca prevalentemente su note speziate e di ciliegia.

Oltre al Nuracada, abbiamo degustato il Vino da uve stramature IGT Bisai 2015. Le uve di nasco appassiscono direttamente in pianta dopo il taglio del capo a frutto sul filo portante. Il brillante giallo dorato nel calice tradisce sentori di frutto della passione, mango, ananas che evolvono in note mentolate, agrumate e di miele. Grande freschezza in bocca in perfetto equilibrio con la dolcezza. Ritornano nel finale note di frutta tropicale.

Monte di GraziaMonte di Grazia PDV

Dalla costiera amalfitana, in particolare dal comune di tramonti, provengono i vini dell’azienda agricola biologica Monte di Grazia. Le vigne sono coltivate con il sistema pergola campana su terrazze di roccia vulcanica e lapilli.

Il Bianco IGT Campania 2012 è ottenuto da uve pepella, bianca tenera e ginestra. Regala integrati profumi di cedro, camomilla, ginestra, miele d’acacia e leggere sensazioni erbacce di basilico e maggiorana. A questo naso dolce, si contrappone una bocca di grande freschezza e sapidità marina.

Interessante è anche il Rosato IGT Campania 2015 prodotto da uve tintore e moscio. All’olfatto gioca su nuances di melograno, rosa, fragolina di bosco e una lieve spaziatura di cannella e anice stellato. All’assaggio è ricco, equilibrato e ben strutturato. Lunga persistenza su note fruttate e speziate.

Casa Comerci

Rèfulu PDVA Badia di Nicotera in provincia di Vibo Valentia, nel cuore vitivinicolo della Calabria, sono coltivati i vitigni autoctoni calabresi greco bianco e magliocco canino che danno vita ai vini dell’azienda agricola, biologica Casa Comerci.

Le vigne sono situate su suoli sabbio-limosi. L’IGP Calabria Rèfulo 2013, da uva greco bianco, è un vino che esprime al naso un’intensa nota ammandorlata che evolve in sentori di frutti a polpa bianca e sentori floreali di asfodelo e glicine bianco. Assaggiandolo sorprende per il grande equilibrio tra freschezza e morbidezza che termina con una scia sapida / salmastra.

L’IGP Calabria Libìci 2011 è il nome del vino ottenuto dal vitigno autoctono magliocco canino che fermenta e affina esclusivamente in acciaio. Un vino che profuma di melograno, lamponi e macchia mediterranea. In bocca l’attacco è fresco equilibrato e dal tannino asciugante. Discreta lunghezza su note erbacce.

 

Azienda Agricola Cianfagna

Cianfagna PDVNel cuore del Molise, nel piccolo paese di origine croate Acquaviva Collecroce, nasce l’azienda agricola Cianfagna, dedita non solo alla coltivazione della vite, ma anche di cereali e frutta che vengono coltivate in regime di lotta integrata.

Fiore all’occhiello dei vini prodotti da questa azienda è Tintilia del Molise DOC rosso Santor 2013. Un vino dal profondo rosso rubino che regala profumi di marasca, pomodoro secco, tabacco e cacao. Esplode in bocca con potenza ed alcol, prontamente mitigati dal finale secco e sapido piacevolmente lungo.

Intrigante è anche l’Aglianico del Molise DOC Militum Christi 2007, annusandolo si percepiscono le tipiche caratteristiche di quest’uva: amarena con intensa speziatura di anice stellato e noce moscata, pot-pourri, mirto e rosmarino. In bocca si esprime con potenza e grande struttura e morbidezza delicatamente bilanciate da inattese freschezza e sapidità.