Chi ha detto che le canzoni non possano parlare di odio e guerra?
Va bene l’etica, va bene la profondità del testo ma alla fine, come canta il buon Bennato, sono solo canzonette…
E poi scusate, stiamo sempre a dire che Sanremo ci fa due palle cubiche perché  si cantano sempre e solo canzoni d’amore quando poi, quasi come un fisiologico rigetto, canticchiamo canzoni in inglese storpiandone le parole e senza nemmeno conoscerne il significato. Qualche esempio illustre? Happy di Pharrell (trasposizione pop della filastrocca “se sei felice batti le mani”), Hollaback girl di Gwen Stefani (cercatelo voi un significato se mai ne ha uno), tornando indietro alla dance anni ’90 che ci propinava don’t want no short dick man  fino ad arrivare agli albori del fancazzismo cantautorale con nientepopodimenoche Yellow submarine degli scarafaggi di Liverpool.
Ma cosa c’entra l’odio col vino? vi starete giustamente chiedendo. Il vino è convivialità, sorrisi, amore. Vero, vino e odio in apparenza non ci azzeccano una cippa lippa, però esistono vini talmente cazzuti che la loro trasposizione musicale non può che essere rock, ancor più se di metallo pesante e ancor più più se strabordanti di odio. Nulla di strano, odio e amore sono come lo Yin Yang e quindi anche nel mondo tutto rose e fiori del vino c’è sempre un pizzico di sano odio, pensate ad esempio alle bottiglie di sciampagn nei discount di mezzo mondo, con meno di 15 euro anche l’ultimo dei fessi può dire di aver brindato con LA bollicina.

E pensate a quei poveri acini che hanno dato la propria vita per diventare sciampagn, chissà quanto odio provino nei confronti dei grappoli che diventano invece il Sans soufre di Drappier: un vino pazzesco, dalla mineralità oceanica e un impatto sensoriale travolgente. Uno champagne con un rapporto qualità-prezzo ai limiti dell’umana comprensione, che farà strabuzzare gli occhi anche al sommelier più smaliziato grazie a un pathos gustativo quasi enfatico, lo stesso pathos di cui è pregna la mini opera degli Iced Earth, Gettysburg 1863. Trenta e passa minuti di metal epico sulla battaglia più sanguinosa della guerra di indipendenza americana, con picchi adrenalinici clamorosi, grazie alla partecipazione dell’Orchestra Filarmonica di Praga. Un Must Have assoluto.

C’è odio nel vino dunque ma anche nella musica, nei testi e anche nei cosiddetti primi ascolti: una sensazione comune a molti quando si sentono per la prima volta i System of a Down. Inascoltabili, irritanti, quasi fastidiosi le prime volte, come la merd de poule o la pipì di gatto per un neofita del Pinot nero e del Sauvignon Blanc, che mai vorrebbe e immaginerebbe di trovare tali profumi nelle sue prime degustazioni. Poi pian piano colei che tutto muove, la curiosità, prende il sopravvento, e quel sound e quei profumi non ti sono più nemici ma cominciano a intrigarti, insinuandosi nei tuoi pensieri…per non uscirne più, finendo invece per diventare  il punto di riferimento per qualsiasi altro brano ascolterai in vita tua, per qualsiasi altro profumo sentirai nel calice. Dal letame nascono i fior, cantava De Andrè: dall’odio nasce amore, diciamo noi, in un calice come in una canzone.

Circa un anno fa avemmo il piacere di provare un Montepulciano d’Abruzzo figlio di una dura selezione delle uve già nel periodo dell’invaiatura, maturato poi per dieci anni tra botti di vario tipo e bottiglia. Era il Dante 1999 di Marramiero, imponente come un grattacielo di Dubai visto dal marciapiede. Dei suoi millemila profumi ciò che mi rimase impresso fu un duro, durissimo e quanto mai originale terziario di cemento, come un pugno in pieno volto ricevuto da La Cosa dei Fantastici 4. Un Montepulciano cangiante ma sempre fedele a sè stesso, di razza, un purosangue. Di certo un rosso dalla non dalla facile beva dunque, che mi piace definire lento e duro ma inesorabile, come il cattivissimo sound dei Voxhaul broadcast, band californiana che fonde con maestria di blues, rock e country. Nella loro hit You are the Wilderness la cattiveria sgorga da ogni nota e il testo non è certo da meno: There’s a wolf in my heart…FOR YOU!!!

P.S. Questo è un articolo volutamente cazzaro e va preso con leggerezza, senza elaborare troppo le parole, allo stesso modo in cui crediamo che l’approccio al vino non vada mai fatto in maniera troppo seriosa, al pari del rock che tratta temi come la morte, il diavolo e l’odio in maniera dissacrante e mai, mai, mai seria, a differenza di quanti sedicenti puritani vogliono invece farci credere. 
Bevete bene, ascoltate musica buona e sorridete.
WINE WILL ROCK YOU!!