di Andrea Fiorio
L’ultima frontiera del vino “sano”, dopo il biologico, senza solfiti, senza trattamenti in cantina, sembrava essere solo il biodinamico, giusto?
Beh, anche questa frontiera è stata superata. Ecco a voi il vino PIWI.
Il nome forse evoca una animaletto o un frutto del continente australe; invece è una contrazione di un impronunciabile parola tedesca pilzwiderstandsfähig, letteralmente traducibile in “capace di resistere ai funghi”.
Sono vitigni – ibridi interspecifici – che provengono da selezioni cominciate già a fine ‘800 in Germania, Francia e Svizzera, incrociando la Vitis Vinifera con altre specie di vitis. Le viti selezionate vengono sottoposte a vari patogeni e parassiti, che generano la maggior parte delle malattie, le piante resistenti subiscono in seguito una selezione in base alla qualità che produce.
I primi esperimenti non hanno dato subito grandi soddisfazioni in termini di qualità, da qui deriva una cattiva fama, ma ad oggi queste nuove selezioni possono reggere il confronto con i migliori vitigni tradizionali.

Nessuno penserà mai di espiantare Cabernet, Merlot, Riesling e compagnia cantante a favore di Bronnen, Solaris, Muscaris, Regent (solo per citare i più conosciuti), ma laddove le condizioni climatiche non consentano di coltivare uva senza utilizzare massicce dosi di fitofarmaci, ecco che si palesa un’ottima alternativa.
Altro vantaggio è la possibilità di poter coltivare anche ai confini di zone densamente abitate,
magari con scuole e asili, proprio a tutela della la salute dei residenti. 
Considerato tutto questo, come mai di PIWI non se ne sente quasi parlare?
Molti Stati e molte regioni temono che questo possa avere un impatto che possa rovinare il mercato del vino, difatti sono molti i vitigni di questo tipo che vengono considerati ancora illegali.
Qualche “complottista” potrebbe avere un leggero sospetto che le grandi industrie (lobby) che vendono fitofarmaci si oppongano alla loro diffusione. 
Grazie all’ospitalità di FISAR Milano e alla collaborazione di PIWI International, lo scorso 10 novembre abbiamo partecipato ad una interessante degustazione che metteva a confronto diverse varietà di vini PIWI di ottime aziende trentine e altoatesine, che affiancano la coltivazione tradizionale a quella innovativa.
Tra i tanti ricordiamo:
COLFONDO ZERO INFINITO Pojer e Sandri – uva Solaris 100%

Ci accoglie un aspetto di grande torbidità, ma lo si può bere anche non agitato. Mario Pojer, – presente in sala – sostiene che cambia completamente se si mettono o no in sospensione i lieviti.
Peccato non poterlo comparare.
Al naso intenso succo di pera, mela golden, pesca e albicocca, sentori di sambuco e tenue pasticceria, bocca consistente e masticabile, di grande freschezza con agrumi, limone e pompelmo, interessante la lunghezza. Un mangia e bevi divertente.
AROMATTA Villa Persani – Silvano Clementi – uva Aromera 100%
Leggera velatura nel calice per un altro vino non filtrato, sentori di mela, buccia di pompelmo bianco, bergamotto e lavanda. Delicato profumo di rosa. Un supporto di grande mineralità e acidità crea un vino rotondo e di bella struttura. Finale ammandorlato.
GABRJOLAlbino Martinelli – uva Romera
Impatto fortemente aromatico, ricordi di moscato, con naso di miele, confetto, anice, ma anche frutta tropicale con banana e mango, bocca morbida con velata dolcezza. Si svela (soltanto dopo) che il vitigno è un clone di Muscat Tonel.
PATRIK UCCELLI – Campione di botte – Solaris 60%, Bronnen 15%, Souvigner Gris 15%, Pinot Bianco/Incrocio Manzoni 15%
Vino ancora acerbo, spiccata acidità con residuo zuccherino, ancora acerbo ma con ottime prospettive di evoluzione. Leggermente sulfureo sul finale.
GOLDRAUT Zollweghof di Franz Pfeihofer – Sauvigner Gris 100% 
Fresco e agrumato, mandarino e acacia, non avvertibile la sua alcolicità. Un vino affinato in anfora
e legno di acacia. Grande piacevolezza nel sorso con un grande equilibrio nell’acidità.
VICTORIAE Cantine Mori Colli Zugna – Bronnen e Chardonnay 2013 
Un opulento orange wine con macerazione in anfora per 9 mesi e affinamento in legno. Grande eleganza, sentori mentolati e resinosi, miele di castagno, burro fuso. Lieve predominanza
del legno, finale di grande lunghezza.