Pronti per affrontare il fine settimana? Anche questo venerdì Appunti di degustazione ha raccolto le notizie più interessanti e divertenti, per rimanere aggiornati in ambito food & wine. 
Eccole le nostre AppuntiNews!

Ma Sting non lo sa
Hanno lavorato in nero, sfruttati da un gruppo di pakistani coinvolti in un’inchiesta della Procura di Prato sul caporalato nel periodo della vendemmia. E lo hanno fatto nientepopodimeno anche per Sting, propietario del Il Palagio, a Sani Gimignano. Probabilmente i lavoratori nemmeno potevano immaginare per chi stessero staccando grappoli dalle viti. Né Sting era al corrente della circostanza. È quanto si è appreso nel corso di una conferenza stampa tenuta dal Sostituto Procuratore Antonio Sangermano, titolare dell’inchiesta, che ha garantito: “Abbiamo verificato tutto con scrupolo ed escludiamo nel modo più assoluto ogni responsabilità del cantante rispetto ai fatti in oggetto“. Sarà senz’altro così ma allora… chi ha permesso ai lavoratori di vendemmiare?

Le patatine più care al mondo

Va bene, anche gesti semplici come quello di concedersi una birra con patatine meritano attenzione e cura degli ingredienti. Ma fino a un certo punto. Il birrificio svedese St. Eriks non sembra invece percepire limiti a questo concetto: nei giorni scorsi infatti ha messo sul mercato cento confezioni di chips del valore pari a 51 euro. Ciascuno. 
Avete capito bene. La confezione, dall’indubbio fascino estetico, racchiude cinque patatine create dallo chef Pi Le utilizzando tra gli ingredienti funghi Matsutake e una speciale alga che cresce solo nelle gelate acque delle isole Far Oer. Al birrificio fanno sapere che erano alla ricerca di uno spuntino al livello della loro birra. Ok. Ma allora… quanto costa la birra?!

Foto di vino

Si svolgerà dal 29 ottobre al 30 novembre all’Enoteca Italiana di Siena l’Art Photo Travel Festival, nell’ambito del quale si terrà il contest Siena International Photography Awards, un concorso fotografico con 45.000 immagini in gara da 127 Paesi. 
Tra le categorie il tema “Il vino”, rappresentato in ogni fase del suo ciclo di vita: dalla nuda terra al calice, passando per i vigneti e le cantine. Una parte della rassegna fotografica Beyond the Lens, tra cui le migliori foto della categoria, verranno esposte nelle splendide grotte della Fortezza Medicea. 
Ma cosa mangiano (e bevono) Renzi e Obama?
Se n’è parlato tanto, anche aldilà del valore politico. Sull’incontro tra Matteo Renzi e Barak Obama, in occasione della state dinner di mercoledì scorso – l’ultima della presidenza Obama – si sono scritte numerose pagine sui giornali di tutto il mondo. A partire dagli ospiti: Roberto Benigni, Paolo Sorrentino, la campionessa Bebe Vio, la presidente del Cern Fabiola Gianotti, la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, Giorgio Armani, Paola Antonelli, curatrice del dipartimento Architettura e Design del Moma, la direttrice generale del Consiglio europeo per la ricerca nucleare Fabiola Gianotti. Molti, moltissimi hanno parlato del menù, servito nel South Lawn della Casa Bianca dallo chef italo americano Mario Batali: agnolotti di patate dolci con burro e salvia, insalata di zucca, braciole di manzo con colatura di rafano e friarielli. Un omaggio a piatti italiani, rivisitati con verdure dell’orto della Casa Bianca. 
E da bere? A quanto è dato sapere, i vini erano rigorosamente a stelle e strisce: Vermentino 2015 Palmina, Sangiovese Napa 2012 Villa Ragazzi, Vineyards East Bench Zinfandel 2014 Ridge. Delusi? Anche noi. Abbiamo l’impressione che si sia mangiato meglio di quanto si sia bevuto, nonostante Obama abbia dichiarato: “È l’ultima cena di Stato della mia presidenza. Ma va bene, ci siamo riservati il meglio per la fine“.  Chissà quanti buoni vini ci sono, nelle cantine della Casa Bianca, Mister President…
C’è meno vino (colpa del clima)
Puntualmente sono arrivate le prime stime sulla produzione vinicola mondiale, fornite dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino. Indovinate un po’… quest’anno è previsto un calo produttivo del 5% rispetto al 2015, pari a 14,4 milioni di ettolitri. L’Italia si conferma primo produttore al mondo ma denuncia un calo a sua volta del 2%, niente a che vedere con quello francese che si assesta addirittura al 12%. 
La vendemmia 2016 si conferma quindi tra le più basse in termini quantitativi dal 2000, anche se qualche Paese è in controtendenza: la Spagna, per esempio, chiude in lieve crescita proprio come la Grecia mentre la Romania segna un exploit con un +37%. E gli Stati Uniti? Col segno più anche loro, in crescita del 2%. 
Notevole l’influenza dell’andamento climatico a tratti bizzarro, specie in Sud America, dove Cile e soprattutto Argentina iscrivono a registro un forte calo produttivo.