Sui cambiamenti climatici e la necessità di (ri)trovare dei rimedi in campo vitivinicolo se ne parla ormai quotidianamente e sempre con maggiore convinzione. Pochi giorni fa abbiamo pubblicato la notizia che più di tutte, personalmente, mi ha fatto riflettere: il Comité Champagne ha indetto un programma della durata di 15 anni allo scopo di creare nuove varietà capaci di adattarsi naturalmente ai mutamenti climatici. Il più tradizionale, immutato vino di tutti i tempi potrebbe cambiare quindi i vitigni con i quali lo si produce. La parola d’ordine è: trovare una soluzione naturale e in questa direzione vanno gli studi su vitigni che siano naturalmente resistenti alle principali patologie, quindi idonei a una agricoltura sostenibile e biologica e che forniscano uve adatte ad una produzione vinicola di qualità. Hanno nomi insoliti e sono ancora sconosciuti al grande pubblico: Aromera, Bronner, Johanniter e poi Solaris, Muscaris ed Helios.

Mi è stato donata da un amico una bottiglia prodotta dall’azienda El Zeremia e così ho potuto provare per la prima volta un vino prodotto da Johanniter, vitigno bianco iscritto al registro nazionale sin dal luglio del 2013, ma selezionato già nel 1968 da Johannes Zimmerman presso l’Istituto Statale di viticoltura di Freiburg. 
El Zeremia, nota soprattutto per la produzione di Groppello di Revò – vitigno autoctono della Val di Non – è un’azienda di pochi ettari condotta da Lorenzo Zadra, figlio di Augusto, scomparso pochi anni fa. Uno dei meriti di Augusto fu quello di insistere sul vigneto, in un contesto agricolo dove la mela è decisamente mainstream: un coraggioso visionario dal quale molti oggi dovrebbero prendere esempio.
Torniamo al nostro Johanniter: paglierino molto luminoso, mi colpisce per il profumo tipicamente vegetale che ricorda molto il sauvignon. Eppure il Johanniter è figlio del riesling, dal quale ha ereditato il dinamismo ed una spiccata sapidità: non è un vino di corpo, no. Ma ha nella facilità di beva il suo punto di forza. Non particolarmente secco, è in buon equilibrio dall’inizio alla fine del sorso ed appaga, disseta, piace. Se questo è il futuro del vino, beh… è un bel futuro!