Anche questa settimana Appunti di degustazione raccoglie le notizie più interessanti e divertenti della settimana, per rimanere aggiornati in ambito food & wine. Eccole le nostre AppuntiNews!
Vini estremamente buoni
Sapevate che c’è un concorso specificamente dedicato ai vini prodotti in zone caratterizzate da viticolture eroiche? Ebbene sì, si chiama Mondial des Vins Extrêmes ed è organizzato dal Cervim (Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana) con il patrocinio dell’OIV (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin). La selezione dei vini, provenienti da tutto il mondo e perlopiù da vitigni autoctoni, avviene attraverso l’opera di sei commissioni composte da cinque esperti internazionali ciascuna, scelti tra esperti degustatori, giornalisti ed enologi.
L’Italia ha ben figurato con 48 medaglie d’oro, 63 medaglie d’argento e diversi premi speciali: un Premio Eccellenza è stato assegnato all’Azienda Agricola Basile per il Passito di Pantelleria Shamira 2009 mentre il Premio Futuro è andato a La baia del sole della Famiglia Federici.
Medaglia d’oro, tra gli altri, per il Furore Rosso 2015 di Marisa Cuomo e per il Valtellina Superiore Inferno Riserva 2009 di Pietro Nera.
Il tavolo del futuro
Si chiama Concept Kitchen 2025 ed attualmente è solo un prototipo ma presto potrebbe entrare nelle nostre case, insieme a qualunque altro prodotto Ikea. L’azienda svedese, infatti, ha sviluppato unitamente all’agenzia creativa Ideo un tavolo multifunzionale, in grado di dare una mano in cucina e non solo. Fornito di una telecamera che lo inquadra, proietta sulla superficie le informazioni richieste, dai suggerimenti per ottimizzare il cibo fino alle informazioni su peso e cottura. Il cyber-tavolo grazie a dei piani ad induzione sarà anche in grado di cucinare e di intrattenere i presenti con animazioni e proiezioni. State pronti, il futuro è in tavola!
La vendemmia 2016 in Champagne: prepariamoci a spendere
Tempo di vendemmia anche in Champagne, dove le previsioni però non fanno ben sperare: Jean Marie Barillère, presidente dell’Union des Maisons de Champagne ha recentemente dichiarato di aver visto poche volte una stagione così scarsa da un punto di vista quantitativo e che ci sarà da aspettarsi una resa vicina ai 7.500 chilogrammi di uva per ettaro, contro i 10.800 chilogrammi permessi dal disciplinare. L’annata non è stata granché: condizioni meteo e qualche fenomeno di marciume hanno dunque condizionato la produzione e tuttavia il numero delle bottiglie prodotte non subirà alcuna diminuzione. Per il prezzo invece, rassegnamoci, è destinato a salire: non tanto per il consumo interno, leggermente diminuito rispetto all’anno scorso, quanto per le esportazioni sempre in forte ascesa soprattutto dai cosiddetti mercati emergenti. Sappiatelo: per bene champagne è probabile che in futuro che si debba mettere una mano ben aperta al portafogli!
La corsa al vino
Con la modifica del meccanismo dei diritti di impianto da quest’anno e fino al 2020 ogni Paese membro dell’UE potrà mettere a bando nuove autorizzazioni nella misura massima dell’1% della propria superficie vitata nazionale. Come sono andate le cose in Italia: prevedibilmente c’è stato un vero boom. A fronte di una disponibilità di 6.400 ettari per nuove autorizzazioni sono pervenute domande per 67.000 mila ettari ma non è questo l’unico dato interessante. Secondo una elaborazione dell’Unione Italiana Vini, infatti, gran parte delle richieste sono arrivate da imprese estranee al vino, in particolar modo aziende zootecniche e attive nella produzione di agroenergie, specialmente nelle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia.  Le uniche regioni ad avere ricevuto richieste inferiori rispetto alla superficie disponibile sono state Piemonte, Lazio e Umbria. Il trend evidentemente è quello di affidarsi al comparto vinicolo individuandolo come l’unico – o uno dei pochi – a prospettare un investimento sicuro e ad attirare investitori esteri. Una sorta di moderna corsa all’oro, in chiave vitivinicola: ancora una volta è il vino l’affare del futuro!
In arrivo una nuova DOC. Ce n’era davvero bisogno?
Passi avanti per la costituzione della DOC interregionale “Delle Venezie”, destinata ai vini ottenuti da uve provenienti da vigneti composti per almeno l’85% da pinot grigio nella provincia di Trento e nelle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto. Martedì 30 agosto infatti si terrà a Verona la riunione di pubblico accertamento convocata dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali per il riconoscimento della nuova DOC cui seguirà il 3 settembre la discussione al Comitato Nazionale Vini. La vendemmia 2016 probabilmente non sarà interessata dalla nuova Denominazione che quindi vedrà le prime bottiglie solo con l’annata 2017. La nuova DOC rappresenterà circa 20.000 ettari di vigneto Pinot Grigio e ha fatto nascere più di qualche dubbio sulle motivazioni che ne hanno determinato la creazione. Per dare vita alla DOC “Delle Venezie”, infatti, bisognerà rinominare l’omonima IGT, destinata a diventare “Trevenezie”, con la concreta possibilità di indurre il consumatore in confusione. Qualcuno, inoltre, lamenta la scarsa pubblicità con la quale la denominazione sta prendendo forma con il paradossale risultato che qualche produttore potrebbe scoprire improvvisamente di dover etichettare il proprio pino grigio “Delle Venezie” DOC. Vedremo: quel che è certo è che se le DOC sono troppe – è risaputo – si perde il senso stesso della denominazione e si corre il rischio – paradossale – di vedere vignaioli affrettarsi ad uscirne, anziché a farvi parte.