È stato amore a prima vista. E così perché non andare direttamente a casa dell’amato per scoprire tutto di lui?

Bottiglie di Tokaji ricoperte dal cladosporium
Tokaj-Hegyalja è una regione a nord-est dell’Ungheria. Una regione geologicamente molto interessante, di origine vulcanica, ma ogni collina ha un terreno diverso e lo si vede immediatamente dai colori della terra: ocra, rosso, seppia…

Non meno interessanti sono le persone: uomini e donne che amano la loro terra, finalmente usciti da una bolla durata cinquant’anni, dalla Seconda Guerra Mondiale fino al crollo del muro di Berlino: in quegli anni, la produzione del Tokaji era rivolta prevalentemente all’URSS, privilegiando la quantità piuttosto che la qualità, fatto che nel corso degli anni portò a un impoverimento della cultura vitivinicola locale.

Ma vale la pena ricordare qualche dato per capire quanto questo territorio sia importante per l’intera storia della viticoltura europea e mondiale.

La confluenza dei fiumi Tibisco e Bodrog a Tokaj
Qui per la prima volta nella storia, nel 1576, Balázs Szinksai parla di vini botritizzati, sempre qui, nel 1630, sono nate le prime denominazione di premier cru, tra cui la vigna di Szent Tamás che ho avuto la fortuna di visitare. Caterina di Russia faceva scortare il Tokaji dai cosacchi fino alla corte di Pietroburgo perchè i furti erano all’ordine del giorno.

E Louis XIV definiva il Tokaji: “Vinum Regum, Rex Vinorum”. Grandi annate per questo vino restano il 1993 anche se in quegli anni i produttori erano ancora un po’ impreparati, poi il 1995, il 1999 e il 2006

Ho incontrato piccoli e grandi produttori. Tutti però con la stessa passione per questo straordinario territorio. Lo si capisce dalla cura con la quale anche le cantine più moderne hanno lavorato nel rispetto della natura e del paesaggio circostante, non solo in termini di tecniche colturali ma anche dal punto di visto architettonico con il recupero di importanti edifici o con la costruzioni di nuovi, perfettamente integrati nel paesaggio senza disturbarne l’armonia o snaturarne i “connotati”.

Le cantine Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco

Sarà perché qui sono Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco quelle famosissime cantine di Hercegkút, costruite dagli abitanti per sfuggire alle razzie degli ottomani. Gallerie dove venivano conservati soprattutto merci, beni e soprattutto quelle straordinarie uve.

Ho anche avuto la fortuna di trovarne una aperta: sono ancora utilizzate dagli abitanti del posto, che, ovviamente, producono in proprio, modeste quantità di Tokaji.

Preferisco concentrarmi sui produttori e non tanto sulla processo produttivo del Tokaji. Ricordare tutti i vini assaggiati è impossibile in un post. Ma almeno mi piace menzionare i produttori che tutti si sono prodigati nella migliore accoglienza possibile: Alana Tokaj, Stephan Wille-Baumkauff di Tokaj Pendits, Gróf Degenfeld, Patricius Borház, Demeter Zoltán e tutti i produttori del Mádi Kőr, l’Associazione Vignaioli di Mád.

Un’ultima annotazione: Furmint, Hárshevelű producono anche degli eccellenti secchi di immensa gradevolezza. Provateli perché non c’è da rimanere delusi.

Voglio segnalare alcuni piccoli produttori, non facilmente reperibili sul nostro mercato (ma io intanto vi consiglio il viaggio!). 


Un inizio strepitoso grazie a Orozs Gábor con un Tokaji Azsú 6 puttonyos del 1999. Un colore oro brillante, naso di albicocche e spezie dolci e in bocca perfetta corrispondenza gusto-olfattiva.


Bott PinceJudit Bott, incredibile e giovane viticoltrice, innamorata del suo territorio, ci ha fatto assaggiare i suoi vini, prodotti in poca quantità tanto da essere riuscita a portare a casa solamente un ottimo Kulcsár Tokaji Hárshevelű secco del 2013
Dorogi – István, anche lui piccolissimo produttore di Tarcal, ci accoglie nella sua casa con tipica cantina ungherese, molto profonda nel terreno.
I suoi vigneti sono prevalentemente su löss che dà ai suoi vini una spiccata mineralità. Verticale di 4 fantastici Tokaji e addirittura un’Ezsencia.

Assaggio e mi porto a casa: 2006 Tokaji Azsú 6 puttonyos (che vorrei dirlo, ho condiviso poi con gli altri appuntisti): annata calda e asciutta, poca botrytis, macerazione lunga in botti nuove, alcol 10° vol., 230 gr/l zucchero con 8,8 di acidità. 

Disznókő Szőlőbirtok és Pincészet, legato al gruppo francese AXA, è senza dubbio uno dei grandi produttori della zona e suoi vini sono reperibili facilmente anche in Italia per fortuna. Un’azienda fantastica, perfettamente inserita nel contesto ambientale e una bellissima degustazione di 7 vini, tra cui due Eszencia
Tra gli ottimi prodotti degustati mi porto a casa: 1999 Tokaji Azsú 6 puttonyos: grandissimo vino, dopo il 1993 la migliore annata. Sta arrivando ora alla sua maturità: 11,5° vol. alcol, 170 gr/l zucchero, 10,5 acidità. 
Oremus – del gruppo Vega Sicilia, chilometri e chilometri di cantine che visito in un’atmosfera quasi mistica, alla luce di candelabri.

Il cladosporium (ma scopro che in realtà le muffe di queste cantine sono molte molte di più) ricopre come un tappeto di velluto queste magnifiche cantine, dove sbalordita trovo persino delle bottiglie del 1902

In una splendida dimora restaurata, la degustazione a tavola (nel percorso avevamo anche assaggiato il loro ottimo Mandolás, Furmint secco) prosegue con una verticale di 5 puttonyos: 2008, 2006, 2000, 1999, 1988, 1972

Un’esperienza incredibile. Impossibile parlare di tutti, vale la pena ricordarne almeno due.
2006 Tokaji Azsú 5 puttonyos: un’annata fredda con un’estate fresca con qualche pioggia e un autunno ideale. Acini di prima qualità, un perfetto equilibrio tra acidità e zucchero. Profumo e gusto di cera d’api e di albicocca disidratata.

1972 Tokaji Azsú 5 puttonyos: imbottigliato nel 1995 profumo di mallo di noce, miele, prugna essicata, poi la dolcezza passa pian piano in secondo piano per lasciare posto al tabacco, al cioccolato, al caffè. Un millesimo davvero straordinario. 

István Szepsy mostra la terra di Szent Tamás
Inutile dire che i vini di István Szepsy sono incredibili. E d’altronde anche lui lo è. Ci porta alla sua più bella vigna Szent Tamás, facendo la spola con la sua auto, rincorso dal suo simpaticissimo cane per spiegarci la sua terra, le sue vigne, la sua filosofia. 
Il Tokaji Aszú 6 puttonyos del 2007 è un grande vino: il colore è quello del topazio, sprigiona un profumo intenso di spezie, zafferano e incenso. Dolce ma allo stesso tempo incredibilmente fresco e lunghissimo. 
Così come questo splendido vino, nella sua dolcezza, invita sempre a un altro sorso, perché mai stucchevole ma straordinariamente fresco, la nostalgia per questo luogo mi invita a sperare di tornarci ancora!