Era il 2008 e frequentavo un corso per appassionati in una piccola enoteca a Milano. Poche persone e buone bottiglie. Il corso era costituito da cinque lezioni, ciascuna delle quali interessava una zona d’Italia e quella sera era il turno del nord est. Antonio, l’uomo responsabile della mia deviazione enoica nonché “docente” del corso, ci presentò tra le altre una bottiglia di Maso Furli Rosso 2003.
Ho ancora il quaderno dove prendevo appunti e vicino al nome ho messo un bel punto esclamativo: quel vino era straordinario.
Da allora lo avevo riprovato solo una volta o due per cui quando mi si è presentata l’occasione non mi sono fatto pregare ed ho passato una sera con questo mio vecchio amore, nella sua versione 2010.
Rosso Furli è un taglio bordolese, cabernet sauvignon e merlot, prodotto da vigneti in quel di Pressano di Lavis. Negli anni ’60 la viticoltura trentina iniziò a percorrere, almeno nell’assemblaggio delle uve, il modello bordolese con i risultati che oggi tutti conosciamo: i tagli bordolesi trentini sono ormai una tradizione di successo.
Rubino, scuro e impenetrabile. Approccio terroso, speziato, quasi etereo, iodato, balsamico, spezie orientali; in bocca i due vitigni sembrano danzare: la verve del cabernet è accompagnata con i giusti tempi dalla rotondità del merlot che se pur in percentuale ridotta fa sentire tutta la propria personalità. Dinamismo e profondità, pienezza e trama tannica ben definita delineano l’assaggio.
La magia di un taglio bordolese è proprio questa: la calibrazione tra le anime, l’equilibrio variabile e perenne di vitigni di grande individualità ma in grado di abbracciarsi, in un solo delizioso sorso di vino. Rosso Furli è prodotto in poco più di mille bottiglie: un piccolo gioiello raro, come quegli amori giovanili che non si dimenticano mai.