Ci sono 36 gradi più umidità…Non esiste un numero di docce sufficiente per dar sollievo e togliersi di dosso il senso di appiccicaticcio; ne finisci una e sei già pronto per la successiva.
Immaginate il quadro.
È ancora pomeriggio e devo prendere la metro per raggiungere il Westin Palace al più presto. Questo stesso 7 luglio del 1965 infatti, Gianfranco Botti, Jean Valenti, Leonardo Guerra ed Ernesto Rossi, firmavano la nascita dell’Associazione Italiana Sommelier. Non posso mancare al cinquantenario di Ais! C’è un bancone di degustazione con 150 etichette e poi i seminari su mitteleuropa, bianchi di Borgona, Franciacorta e la verticale di Barbacarlo… Che poi non sono riuscito a partecipare a nessuno di questi specialmente verticale di Barbacarlo; posti terminati in 15 minuti mi hanno detto, sarà per i prossimi 50 anni mi sa…
Ma ne varrà comunque la pena.

La gente intorno a me è pezzata, con la fronte grondante o lucida nel migliore dei casi. 
Ci sono quasi… Stazione Centrale e subito sulla gialla; non me la sento di camminare troppo all’aperto. Uscendo dalla metro nella mia testa si affollano solo immagini di vini beverini e rinfrescanti. Non importa cosa, basta che siano freddi e con poco alcol.
Eccomi finalmente. La porta girevole del lussuoso hotel mi accoglie e sì, l’aria condizionata va! Sono pronto. 
C’è ancora poca gente, e l’obiettivo principale è la “bolla” per iniziare bene… e invece becco il mio amico Giovanni che mi invita caldamente ad assaggiare il Dal Forno “prima che finisca”.
Ma sì va bene, bando all’etichetta, oggi si infrangono tutte le regole, non è giornata di schemi. Stravolgo tutto. Lasciatemi andare a naso come ai vecchi tempi e soprattutto, a questo punto, lasciatemi i grandi rossi.


Amarone 2009 Romano Dal Forno.
Raramente ho trovato tale intensità, tale pulizia e profumi cosi netti. Bacca di cacao, bastoncino di liquirizia amaretto, prugna. Un naso facilissimo. Poi in evoluzione marasca, foglia di tabacco… Basta è ridicolo! Il naso è di eccezionale finezza ed eleganza d’altri tempi. La bocca è coerente, potente, espressiva e il sorso lungo e relativamente snello per un amarone. In grande equilibrio, il palato risente solo parzialmente lo strapotere di uno strabiliante naso. Un vinone d’eccezione da non sprecare, nemmeno una goccia, perfetto per una cena per due.
Anche per il dopocena.

Merlot MMXI Alois Lageder

Da vecchie viti cinquantenarie esprime da subito il caratteristico forte tratto fruttato di frutti di bosco e susina per poi aprirsi alla nota balsamica di erbe officinali e lievissimo sentore di ginepro. In bocca purtroppo è ancora caldo come temperatura, appena sopra l’optimum tuttavia il sorso è fresco e snello. È uno di qui vini dinamici che fa venir voglia di finire la bottiglia.

Rossese di Dolceacqua Posaù 2012 Maccario Dringenberg
Non credo che smetteremo di lodare Giovanna Maccario per la bontà dei suoi rossese.
Mi stupisce il colore rosso granato dal bordo che già insiste sull’aranciato ma il naso su macchia mediterranea, frutta matura, e ritorni di liquirizia è perfetto e rivela la sua vera natura di cavallo di razza. Elegante è il termine corretto per definirlo ma anche sexy. Bello come il sole.

È giornata di pezzi da novanta, l’avrete capito; l’Ais in queste occasioni non si risparmia.
Il prossimo assaggio è il Kupra 2011 Oasi degli Angeli. Il naso è autoritario, austero, deciso su tostatura ancora legnosa che decreta la necessità di attesa, ciliegia, poi more su tratto balsamico; una bella dinamica. La bocca è ancora in fase esplosiva. Tannino potente e acidità giocano all’equilibrista con la morbidezza data dall’affinamento in legno in un sali-scendi che, appunto, chiede attesa.
Se vi capita per le mani un sorso, comunque, approfittatene… Mai lasciarsi scappare una chicca.

Procedendo verso sud avevo voglia di Sicilia. Il  Passopisciaro 2012 è un inno alla mora, rosa, timo in chiave elegante. In bocca però l’anima è ancora troppo scalpitante per i miei gusti e il tannino graffiante è la prova che un altro annetto di attesa non avrebbe guastato. Nel frattempo me lo immagino su una bella grigliata di salsicce o puntine di maiale e mi torna il sorriso.

È stata una grande serata fatta di innumerevoli assaggi e tanti vini interessanti. Mi vengono in mente il Rosso del Conte di Tasca d’Almerita, il Montevetrano, il Cuvée Lucrezia di Castello Bonomi, il Titolo di Elena Fucci, il Bianco d’Arles di Quintodecimo, la Vernaccia 1990 di Contini… come dicevo una festa per tutti.

E non c’è festa che si rispetti senza una torta degna, tra l’altro molto buona. Dopotutto sapevo che sarebbe valsa la pena ammazzarsi di caldo per esser qui oggi. Voi che dite?
E chissà, magari al centenario potrò dire anche”io c’ero”.