Ero da poco stato in Langa e tuttavia non ho saputo resistere alla tentazione. Già, una degustazione di otto-dico-otto grandi barolo può rappresentare una tentazione troppo forte. E come lucidamente diceva Oscar Wilde, l’unico modo di liberarsi di una tentazione è cedervi.
Oscar Wilde |
La degustazione di lunedì 13 aprile all’enoteca Vino al Vino di Milano ha visto protagonista il re dei vini, il vino dei re.
Le aspettative sono state ripagate. Otto calici in poco più di due ore, rigorosamente alla cieca: aldilà dell’aspetto puramente qualitativo – notevolissimo – le serate dedicate al barolo hanno un quid plus che non so spiegare. Forse per la storia, la tradizione che questo vino possiede; o forse per la mai sopita polemica tra “tradizionalisti” e “Barolo boys” che puntualmente viene richiamata, ravvivata addirittura da qualche nuovo aneddoto.
Abbiamo discusso parecchio, giocato un po’ a “legno grande o barrique“, e soprattutto ci siamo divertiti bevendo non bene, ma stra bene. A fine serata il mio bagaglio barol-culturale si è arricchito di almeno due informazioni: la prima è che il fenomeno “Barolo Boys” sembra si stia davvero esaurendo (in Langa venti giorni fa in effetti qualcosa avevo percepito, nonostante laggiù non parlino volentieri di queste cose): molti stanno tornando all’uso tradizionale del legno. La seconda informazione è questa: in una degustazione alla cieca non è facile per nulla distinguere un barolo che ha fatto legno grande da uno con passaggio in barrique. Provare per credere.
Ecco le mie note, brevi e per nulla esaustive.
1. Ferdinando Principiano – Ravera 2011
Cru di Monforte. Olfatto intenso di cioccolato, tamarindo, amarena. Vena discretamente alcolica già al naso; al palato potente e suadente. Già pronto e godibile nonostante l’innata energia.
2. Luigi Baudana – Cerretta 2010
Storico cru di Serralunga. Naso di arancia sanguinella, grafite e terra: in bocca è largo, tannino intenso, acido. Personalità riconoscibile, vino di classe.
3. Bruno Giacosa – Rocche del Falletto 2009
Accenno vanigliato. Ritorno fruttato di mora e rosa, cui seguono sentori più complessi. Inizialmente timido, sprigiona la classe che possiede, attraverso sentori intensi, pienezza gustativa e finale da campione.
4. Principiano Ferdinando – Boscareto 2009
Torniamo a Serralunga. In questo sorso è forte l’impronta balsamica e la traccia boisé. L’impianto tannico è potente ma non esagerato. Al palato si dispone con dinamismo e scatta con qualità verso un lungo finale.
5. Bussia Soprana – Mosconi 2007
Cru di grande storia di Monforte. Al naso sono nitidi i sentori di caffè e cannella. Non molto intenso e nemmeno molto espressivo, in termini di numero di sensazioni gusto olfattive, è tuttavia molto buono, privo di cedimenti.
6. Cavallotto – Vigna San Giuseppe 2006
Nel cru Bricco Boschis, monopole in quel di Castiglione Falletto. Pino silvestre, caffè, resina. Austero sin dall’esame olfattivo, conferma anche al gusto una certa severità, tipica dei barolo destinati a un radioso futuro.
7. Aldo Conterno – Bussia 2004
Ancora un cru di Monforte, e che cru! Arancia e caffè nota balsamica resina, frutto ancor nitido che riporta al melograno; ancora energico. Il vino della serata che più mi è piaciuto.
8. Cavallotto – Vignolo Riserva 2004
Ancora un cru di Castiglione Falletto. Lo spartito olfattivo riporta note di pot pourri, scatola di sigari, terra. Il sorso tannico e potente ne fanno intuire la grande potenzialità di invecchiamento.
Ah il più buono in assoluto non lo so. Ribadisco che le sensazioni più intense me le ha date il Bussia 2004 di Conterno. Una gran bella profondità, una intensa e prolungata carezza di piacere. Insomma, un Signor Barolo!