Un evento unico nel suo genere. IL ritrovo dei vini naturali in Europa. Una manifestazione col botto!

Il 2015 ha senz’altro rappresentato l’apice qualitativo del Vinnatur a Villa Favorita. Di tutti gli assaggi che avremo fatto durante la passata giornata di domenica 22 marzo, solo un paio infatti sono stati poco convincenti.
Lo dico senza veli: una qualità media così alta sui vini naturali non si era ancora vista. MAI.
Siamo alla svolta: credo che l’impegno costante dei produttori, la ricerca, la sperimentazione, la perseveranza, abbiano costituito il volano di una comunicazione costruttiva per una categoria come il vino naturale, bistrattata o maltrattata in passato o semplicemente snobbata e incompresa. E tutto ciò è vero anche per le “istituzioni” come l’Ais.
La gente, gli amatori, i sommelier, insomma più o meno tutti ne stanno prendendo atto e ho motivo di pensare che l’anno prossimo dovranno mettere i tornelli all’ingresso. 
Chissà se anche voi avuto avete la stessa impressione.

Splendente la cornice della settecentesca Villa Favorita che dall’alto della sua collinetta domina la
pianura sottostante. Perfetta, come sempre, l’organizzazione curata da Laura Sbalchiero.
Per non parlare poi della “sala stampa” rinnovata quest’anno nella distribuzione degli spazi:“La più grande invenzione dopo la ruota” come recita un nostro tweet di qualche giorno fa.

Una sala silenziosa dove il tempo sembra fermarsi, dove è solo il vino a parlare ad alta voce.

Un posto dedicato principalmente a buyer o importatori, magicamente aperto anche a blogger e stampa, dove assaporare con la giusta calma tutti, o quasi, i vini in degustazione. Quasi un luogo di culto, slow, nell’evento più slow dell’anno…
Vediamo dunque cosa ci ha regalato questa giornata di Vinnatur 2015

Emmanuel Vinci è un vigneron francese del Roussillion, terra rinomata per i VDN (vins doux naturels) come Banyuls o Rivesaltes o ancora Maury, che lavora sia con metodi ancestrali che moderni con esclusivo uso di lieviti indigeni e completa assenza di solforosa come dimostrano le analisi di laboratorio che ci ha mostrato.
Il Rafalot 2011 è un rosso fermo da vecchie vigne di carignan coltivate ad alberello.
Pressato con i piedi, posto in cemento dove fermenta per quattro settimane e quindi sei mesi in acciaio per terminare lo zucchero e completare la fermentazione malolattica, affina quindi in vecchie barrique di rovere di chissà quale passaggio.

I profumi sono croccanti freschi ed eleganti su susina, viola, lasciando intravedere una speziatura sottile di cannella e qualcosa di esotico. In bocca è molto equilibrato in alcol e acidità e presenta un tannino molto delicato. La didattica mi ha sempre dipinto il carignan come un vitigno dalle scarse pretese, buono sopo per il taglio.

Non so se siamo di fronte ad un’eccezione ma questo è ciò che berrei ogni singolo giorno senza annoiarmi mai. Ottimo senza riserve e a zero solfiti. Se mai vi trovaste una bottiglia davanti non lasciatevela scappare.
L’Inferno 2011 è il suo rosso di punta, questa volta da uve grenache.
Ampio al palato si spande come un’onda in piena.
Sebbene la materia prima sia differente ha dei tratti molto simili al carignan che lo fanno sembrare un fratello maggiore. Emanuel ha sorriso quando l’ho definito “come il precedente ma con gli steroidi”.
E che sapidità vibrante!
Interessante notare come anche l’alcol sia ottimamente dosato. Mr. Vinci aggiunge che è stato molto difficile arrivare ad un tale risultato, raggiunto dopo ben cinque anni di continua sperimentazione.

Blend di malvasia bianca e malvasia di Candia, il Buscaia 2014 in degustazione non è ancora in commercio. Il colore è giallo paglierino scarico velato dai “lieviti in sospensione” di cui sono evidenti anche i profumi che virano dalla fragranza del pane al minerale e iodato e, ancora oltre, alla frutta esotica e alla mandorla. Mi ha spiazzato parecchio al primo assaggio e ho dovuto attendere il secondo per apprezzarlo fino in fondo.
Cuvèe Louis.
Un risultato straordinario raggiunto vendemmiando le annate dalla ’96 alla ’99 di chardonnay e pinot nero in blend al 50% ciascuno, dopo una lunga sosta di ben quindici anni sui lieviti (degorgement 2014).
Extra brut da 2 gr/l il naso è ampio su pasticceria secca, pane impasta, frutto della passione, noce con finissime note di cedro. Bollicina finissima ma soprattutto grande, grandissima bocca sapida sapientemente equilibrata, potente ed elegante al tempo stesso, in perfetta corrispondenza gusto-olfattiva che si pregia pure di un tannino centrale molto definito.
Uno champagne eccellente sotto tutti i punti di vista da ricordare per i futuri acquisti.
Un brevissimo passaggio da Barranco Oscuro era doveroso perché dallo scorso Vinnatur ho avuto modo di provare quasi tutte le loro etichette rimanendo fra il soddisfatto e l’estasiato. Oggi provo solo il V de Valenzuela, dalle uve vigiriega che nascono nel vigneto più alto d’Europa a ben 1368 metri.
Sintetizzo in una parola. Imperioso. Anzi come come scrive il produttore in etichetta: Vigorosa, Irreverente, Generosa, Inconformista, Resistente, Indomable, Extraordinaria, Grandiosa, Autóctona. Un vino di ribellione contro la legislazione Europea che in questo caso vieta di porre il nome del vitigno in etichetta: VIGIRIEGA appunto. Geniale.
Un vintage 2005 al quale sono occorsi ben 10 anni per raggiungere il mercato e un livello qualitativo estremo.
Sarfati presenta una selezione della sua distribuzione.
Mi ha colpito il mediterraneo Santorini bianco 2013 di Hatzidiakis da 100% uve assyrtiko a piede franco. Dai grandi tratti aromatici mediterranei balsamici di resina,  ricco di erbe officinali come salvia e rosmarino. In bocca è freschissimo dai ritorni marini, pieno, lungo e appagante al palato.

Chiudo con uno special guest del 1981 che Carlo Tabarrini di Cantina Margò tira fuori da un cartone ben nascosto. E’ un vin santo da uve san colombano prodotto dal nonno di Carlo, diraspato e spremuto a mano… cioè proprio con le mani. Non so voi ma io non l’avevo mai sentito.
In origine era un vino bianco‘ oggi è simile ad un PX… Cosa troviamo? Al naso caramello, carruba fungo, sottobosco, frutta secca e disidratata… e potrei continuare. Al palato è freschissimo e dall’inaspettato aroma di bocca su scorza di limone che torna solo dopo diversi minuti. Eccezionale anche l’equilibrio fra acidità e alcol.