Per il secondo appuntamento del Road to Vinitaly 2015 la parola d’ordine è non è il momento di smettere di bere (bene); la tecnica “faccio un po’ di sosta così mi preparo per la grande abbuffata” non è valida, anzi peggiora la situazione! Bisogna “tenere la posizione” e concentrasi su ciò che davvero è importante: la ricerca del vino che piace.
Quelli che seguono sono solo alcuni esempi di vini che vale la pena di provare e/o di produttori che vale la pena di conoscere. E, chiaramente, ne mancano parecchi.
Anche grandi nomi, sì, ma sappiate che non ci trovo nulla di male a premiare “i grandi” se meritevoli.
Dunque prepariamoci a viaggiare attraverso le Alpi e la pianura padana. 
Buona lettura, il Vinitaly è nuovamente dietro l’angolo!

Valle d’Aosta
Elio Ottin: padiglione 12 Stand B3-C3
Pochi ettari coltivati ad autoctoni e internazionali nelle zone storiche a più alta vocazione di Quart e Saint-Christophe.
Ricordo ancora quando, almeno un paio d’anni fa, mi innamorai del suo Pinot nero; un calice solo, avanzato dall’unica bottiglia rimasta.
Un vino sincero e schietto, assolutamente difforme dalle mode che non potete mancare; io mi butterò anche sul Petit Arvine.
Piemonte

Elio Altare: padiglione 10 – stand F3

Credetemi non conosco il signor Elio ma se e quando lo vedrò gli stringerò la mano e gli dirò “grazie”. Grazie per avermi dato la possibilità di assaporare il MIO vino. Quello che mi ha aperto gli occhi, il primo vero grande Amore: il Barolo vigneto Arborina 1991 (ma anche il 1996). Un vino della vita, un vino per la vita.
La Colombera: padiglione 10 – stand M2
Fondata nel 1937 conta venti ettari circa in zona Tortona. Azienda familiare il cui cavallo di battaglia è ovviamente il Timorasso. Due le versioni, il Montino e il Derthona che vi regaleranno momenti unici. A solo o in abbinamento non fa differenza. Provateli.
Travaglini: padiglione 10 – stand G1
Con poco più di cento ettari vitati fanno quasi metà dell’intera Docg. In pratica sono un’istituzione e chi non ha mai provato il loro Gattinara riserva è orfano del vino top della denominazione, quindi non perda l’occasione e non se lo faccia scappare. Personalità, carattere ed eleganza.
La Bollina: padiglione 10 – stand B2
Nel territorio di Gavi,in una cornice fra il magico e il fiabesco, esiste un luogo di circa 120 ettari dove si trova una villa in stile Liberty, un campo da golf di 18 buche, un centro congressi e vigne a perdita d’occhio. Si chiama Tenuta La Bollina e quando andrò a trovarli sarà sempre troppo tardi. Il Monferrato bianco Doc Armason, da chardonnay 100%, è il loro vino che preferisco. Fresco ed equilibrato, ha più di una marcia in più. Una prelibatezza.
In pieno Monferrato, che l’azienda sottolinea essere patrimonio dell’umanità insieme a Langhe e Roero, nasce un’azienda moderna, a conduzione familiare, che affonda le sue radici in un retaggio perso nel tempo. Da non perdere il Grignolino d’Asti Arlandino e soprattutto la Freisa d’Asti Sorì di Giul, sinuoso ed aristocratico “barolo al femminile” .
Lombardia

Cavalleri Gianpaolo e Giovanni: Padiglione Palaexpo – stand A16/17

Dal 1968 l’azienda è vocata alla valorizzazione del territorio e alla massima qualità delle uve. Il loro Saten è un tripudio floreale e fruttato cui si aggiunge una grande fragranza di pasticceria. Se avrete l’opportunità non mancate poi il Giovanni Cavalleri collezione esclusiva. Aristocratico e di eccellente finezza è un magnifico esempio di Chardonnay franciacortino.
Ca’ del Bosco: padiglione Palaexpo – stand D17/18
I Vintage Collection dosage zèro e i Riserva Annamaria Clementi, sebbene costosi in proporzione come una Ferrari, sono gli spumanti metodo classico italiani che più si avvicinano al (mio) concetto di perfezione dello Champagne. Unici e superbi.
Seguiranno polemiche e amen.
Ar.Pe.Pe: padiglione Palaexpo – stand A/B/C/D1
I vini di Isabella e Guido Pelizzatti Perego sono sempre lì, in cima alla lista dei desideri di molti. Lunghi affinamenti e vintage anche decennali regalano a noi un’esperienza suggestiva. Una viticoltura eroica quella valtellinese che porta all’estremo il concetto di integrazione fra uomo e territorio. Quest’anno, se dovete concedervi un solo vino, fiondatevi sullo Stella Retica 2011 e non ve ne pentirete.

Veneto

Ruggeri: padiglione 4 – stand D7

Conosco molto poco la loro realtà ma non per questo mi sono lasciato sfuggire il Prosecco superiore brut Vecchieviti. Quasi una folgorazione. Amore a prima vista. Ricordo solo alcune parole circa una selezione estrema fra i filari dei diversi vigneti, pianta per pianta, per assicurare che il Vecchieviti sia frutto solo delle viti più vecchie di 80-100 anni. Freschissimo, e molto minerale, uno fra i migliori prosecco secondo me.
Vignaioli Contrà Soarda: padiglione 4 – stand G4/G5
Una storia centenaria e l’impegno di due generazioni sono occorsi per dare vita a Vignaioli Contrà Soarda. La tenuta conta oggi 12 ettari di terreni di origine vulcanica e una serie di grandi vini da non perdere.
Il Breganze Vespaiolo Superiore Vingasilan per esempio è un bianco da medio invecchiamento con un potenziale enorme mentre il più immediato Breganze Vespaiolo Soarda Doc è la versione base dotata di una straordinaria bevibilità.
C’è anche il Veneto Rosso Igt Gaggion Marzemino Nero di cui ho scritto un solo appunto: eccellente.
Trentino Alto Adige
Tenuta San Leonardo: padiglione 7 – stand D5
Abbiamo definito il San Leonardo Igt un vino parlante che, come un ottimo oratore, ci racconta di sé poco per volta lasciando scoprire poco a poco il suo carattere. E’ un taglio bordolese pezzo da novanta (punti), travolgente per successione dei profumi, elegante come il suo creatore il Marchese Guerreri Gonzaga.
Cantina Roeno: padiglione 5 – stand E3
Da oltre cinquant’anni la famiglia Fugatti si prende cura dell’azienda, che oggi comprende anche la Locanda e l’Agriturismo, ai piedi del monte Baldo in un territorio molto eterogeneo. Il Terradeifori Doc Enantio che abbiamo provato in occasione dello scorso Food and Wine Festival di Milano è ancora ben presente nei mie ricordi e meritava di essere inserito in queste note. Scorbutico e difficile da domare e per questo affascinante.
Franz Haas: padiglione 6 – stand B2
L’azienda, nata verso la fine degli anni 80 dell’800, oggi conta circa 55 ettari fra proprietà, conferenti e affitto. Passione travolgente per il Pinot nero quella di Franz Haas che nel suo Schweizer cerca di concentrare solo il meglio e, come dice lui stesso, nonostante tutto l’impegno per coltivare il vitigno forse più ostico al mondo, non sempre il risultato è all’altezza delle aspettative e quindi lo Schweizer non sempre vede il mercato.

Friuli Venezia Giulia

Petrussa: padiglione 6 – stand C8 
Siamo nella zona di Prepotto, al confine con la Slovenia dove si trovano 400 ettari vitati e dove il terroir si esprime in molteplici sfaccettature ed imprime le sue peculiarità nel carattere di ciascun vino. Qualche mese fa vi ho raccontato (qui)che il COF Sauvignon di Petrussa è un vino che può far sorridere. Preparate il vostro sorriso migliore. 

Emilia Romagna

Ceci: padiglione 1 – stand D6
Un grandissimo lambrusco, l’Otello Nerodilambrusco rappresenta per me il termine di paragone, il “metro” per gli altri lambrusco. In un vino si  trovano tutte le caratteristiche vincenti di bianchi rossi e spumanti in un mix croccante e seducente. Non può non piacere. 
Ariola: padiglione 1 – stand A8
E’ innegabile che il Lambrusco Marcello, prodotto di punta dell’azienda, si contenda il primato di miglior lambrusco con l’Otello. Addirittura più economico è anch’esso principe di immediatezza e convivialità, perfetto per affogare taglieri di salumi e formaggi.