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Per chi vive a Milano o nel suo hinterland, non sempre è facile trovare un luogo dove poter fare quattro passi in un contesto tranquillo e romantico e che sia anche facilmente raggiungibile.
Se il ponte di Rialto o il Ponte Vecchio sono troppo lontani per una passeggiata dopo lavoro, prima di tornare a casa per cena, il Ponte dei Leoni di Monza, sul fiume Lambro, si presta benissimo allo scopo.
Costruito nel 1842 in occasione dell’apertura della Via Ferdinandea, oggi Via Vittorio Emanuele, costituiva uno degli ingressi alla città e sostituì il precedente ponte di origine romana le cui fondamenta sono ancora visibili.
Il Ponte dei Leoni è costituito da tre arcate: il perimetro è delimitato da quattro leoni sugli angoli, opera di Antonio Tantardini. I grandi felini sono raffigurati pacifici e accucciati ciascuno sulla propria piattaforma di marmo e sembrano vigilare attentamente coloro che attraversano il ponte.
Attualmente il Ponte collega il centro con il vecchio quartiere di San Gerardino, lungo una direttrice est-ovest. Al tramonto è facile scorgere gli ultimi riflessi del sole tuffarsi nelle tranquille acque del Lambro. Dal ponte si può facilmente raggiungere la Passeggiata dei Mercati che costeggia il fiume, un tratto esclusivamente pedonale di bella suggestione e dove i più romantici hanno lasciato un lucchetto agganciato al parapetto, un po’ come per il Pont des Arts, a Parigi. Chissà quante promesse sono state fatte su questi argini e quante sono state mantenute…
Non è difficile quindi imbattersi in coppie di fidanzati che mano nella mano procedono verso il centro città o che scelgono il Ponte dei Leoni semplicemente per incontrarsi, sorprendersi con un regalo e iniziare la serata, in compagnia uno dell’altra, in attesa di andare a un concerto o bere insieme un buon calice di vino, (proprio come abbiamo fatto noi con il morbido Lagrein di Mezzacorona).
Il ponte ha rappresentato per molte generazioni – e continua a farlo – un punto di riferimento, di aggregazione e di ritrovo. La simbologia stessa del ponte d’altronde rappresenta l’unione, il congiungimento di parti separate che tornano a unirsi. Per molto tempo ancora, c’è da scommetterci, si continuerà a dire “Ci vediamo al Ponte dei Leoni!“.