Grande festa. Ingresso bloccato e tantissima gente ai cancelli; questa è l’immagine alle ore 11 della domenica.
Per quanto mi riguarda il 2014 ha definitivamente consacrato il mercato dei vini dei vignaioli indipendenti FIVI agli onori della cronaca.

Gli spazi sono ampi anzi enormi e c’è ancora tantissimo posto per la presunta crescita futura. Per chi non lo sapesse, ci sono anche i carrelli (sì, quelli della spesa) a disposizione per caricare i cartoni di vino (e sì, alla FIVI si va “a cartoni” non a bottiglie). Altrimenti si può optare per la spedizione a casa. 
E’ un’occasione rara per acquistare a ottimo prezzo e soprattutto per conoscere loro, i vignaioli, la loro filosofia, il loro modo personalissimo di concepire il vino.
Insomma un successo a trecentosessanta gradi che anno dopo anno cresce anche grazie al coordinamento del team cui fa capo Laura Sbalchiero.
I numeri sono impressionanti. 265 vignaioli provenienti da 19 regioni italiane… Semplicemente la più grande fiera del vino artigianale in Italia.
Per il 2015 segnatelo sul calendario, fate un nodo alla cravatta o un tatuaggio sul palmo della mano ma non dimenticate!
Quest’anno invece ve lo raccontiamo noi con i nostri appunti.

Cavalleri è un must di artigianalità che non può mancare.

Assaggiamo il Franciacorta Docg brut Blanc de Blancs, il base della casa, da 100% chardonnay. Naso armonico si può dire? Boh, lo dico. E’ il prodotto che rappresenta l’azienda, il biglietto da vista. A noi comunica finezza ed eleganza a tutto tondo. Particolare la dolce nota di frutta secca che caratterizza il finale.

Una perfetta presentazione.
Il Franciacorta Docg Collezione grandi Cru 2008, sempre da chardonnay 100%, ha 3 grammi/litro di zucchero, 48 mesi sui lieviti e un anno e due mesi dal degorgement; è millesimato e viene prodotto solo nelle annate particolarmente favorevoli.
Grande acidità e bocca importante che si riempie di mille sapori.  Note di lime al naso si uniscono alla fragranza della mollica di pane regalando al contempo delicatezza e incisività.
Samuele Bianchi de Il Calamaio ci becca al volo per una verticalina del suo Antenato (che potete apprezzare insieme agli altri sui vini a questo indirizzo)
Ci tengo comunque a ricordare che l’Antenato è il frutto di diverse varietà di uve autoctone da viti vecchie provenienti da un singolo vigneto, coltivate nel territorio lucchese.
L’Antenato 2009 è una fra le prime vinificazioni. 
Un naso che mi sorride (oggi mi sento un poeta…). Nota ferrosa, fiori secchi un balsamico fresco e delicato. La bocca morbida con spina dorsale acida matura mette in risalto la sapidità insieme al tannino avvolgente e ingentilito.
E’ però un vino maturo che va bevuto ora. Se siete fra i fortunati ad averne uno fatelo fuori durante le feste.
Il 2010 è molto diverso su entrambi i fronti. Il naso è poco definito e al palato troppo fresco con qualche spigolatura di contorno. Vendemmia difficile, dice Samuele.
Si cambia ancora con il 2011 di nuovo composto e dal naso nitido. Un bel tratto fruttato su sottobosco e bocca su amarena e ciliegia. Bello come un raggio di sole in una giornata uggiosa.
Il 2012 beh… ve lo abbiamo raccontato sempre qui ed è quello che ci convince di più. 
Terrò le mie due bocce (di Antenato…) al riparo. 
In conclusione questo Antenato è il frutto del clima e del territorio. “Quello che viene, viene”. Ogni annata deve dare vini differenti.

Il Mosnel non delude mai.

Franciacorta Docg extra brut Eeb 2009 
In onore di Emanuela Barboglio Barzanò questo e uno di quei vini che al naso ti fanno dire accipicchia (forse non proprio questa parola dai…) Molti agrumi come lime, pompelmo, erbe officinali  di rosmarino e una nota minerale vagamente marina.
In bocca questo chardonnay è vibrante e lungo con chiusura al mallo e mandorla tostata.
Il Franciacorte Parose 2008 si veste di oro antico con riflessi rosati. Per essere un 2008 sembra molto più giovane. Vibrante anche lui, ben presente, potente e strutturato con una lieve sensazione tannica che insieme alla nota salina conferisce sicurezza e autorevolezza. Un rosè che finalmente mi piace!
Su carni di vitello o maiale.

La “sexy” etichetta di Cascina Melognis…

Cascina Melognis, Azienda Agricola Vanina Maria Carta è una piccola realtà piemontese che nasce nelle colline saluzzesi.

Proviamo tutto. Michele è molto competente e ci parla di un vino particolare il, Novamen, figlio di pinot nero, da vigneto nuovo, unito ad una barbera di vecchie viti di 60 anni. Un vino piacione ma che racconta la sua storia. Bevibile e spendibile a tutto pasto è anche molto gradevole. I caratteri principali sono colore integro rosso con riflessi porpora, spezie, sottobosco. Buona acidità e tannino morbido. 
Ci racconta anche un aneddoto molto interessante sulla longevità di un vino.
Riassumendo esiste uno stretto rapporto fra quantità di potassio e acidità. In presenza di poco potassio, i tartrati cristallizzano poco, precipitano di meno e il quadro acido rimane integro per più tempo. Tradotto vuol dire vino con longevo.
Quando il potassio abbonda, l’acido tartarico precipita più velocemente favorendo un calo dell’acidità e di conseguenza della longevità del vino.

Sembra che i vini lucchesi vadano tantissimo… Non ci facciamo mancare nulla e passiamo anche da Fabbrica di san Martino

Vermentino, malvasia e trebbiano in uvaggio, assemblato da vendemmie differenti ma da singolo vigneto organizzato per il Colline lucchesi Doc Arcipressi bianco.
Note di frutta gialla macerata al naso. Corposo e morbido in bocca su pesca sciroppata e susina. Grande freschezza e nota salina.
Stesso uvaggio ma fermentato e affinato in tonneau per il Colline lucchesi Doc Fabbrica di san Martino bianco 2011.
Sbuffi vanigliati su frutta gialla conferiscono una nota speziata lieve che amplia il sorso. Piacevolissimo rotondo ed equilibrato al sorso l’ho portato via per riassaggiarlo meglio.
C’è anche il Fabbrica si san Martino rosso da ciliegiolo, canaiolo, colorino e sangiovese 70 %.
La frutta è nitida  e variegata. Susina, prugna, amarena per un vino tutto frutto. Nota tannica vispa. Un vino da sapori integrali.

Siamo agli ultimi colpi… Ormai mi sento più di là che di qua ma vedo in lontananza Musto Carmelitano e devo fare un altro sforzo.

C’è spazio solo per l’Aglianico del Vulture Doc Pian del moro 2010
Balsamico con bella nota di macchia mediterranea su confettura di amarene e spezie dolci. Freschezza laminare e tannino masticabile. Abbastanza pronto ma da vedere soprattutto in prospettiva.
Ci vediamo al 2015.
Voi cosa avete provato?