Mi guarda incuriosita: non sono di casa e si sta chiedendo “Cosa sta facendo, questo umano?“.
Margaux fa un balzo e raggiunge agilmente il tavolo dove sto prendendo appunti: la curiosità è una molla potente! Ah, sapesse di portare un nome così evocativo, nel mondo del vino! ma forse lo sa, perché sinuosa circonda la bottiglia, sfiorandola appena, con l’eleganza tipica dei felini, con la dinamica aristocrazia che a volte si può trovare anche in un grande vino.
Cara Margaux, sto per aprire Massifitti 2012 di Suavia, un’azienda a conduzione familiare, le cui radici affondano – è il caso di dirlo – nel diciannovesimo secolo, quando Soave si chiamava ancora Suavia, appunto.
La famiglia Tessari produce vino in proprio dal 1982 quando Giovanni e Rosetta fondarono l’azienda, oggi condotta dalle figlie Meri, Valentina ed Alessandra: una azienda che si identifica nel territorio, fermamente decisa a non discostarsene. La produzione è totalmente incentrata su vini bianchi, come da tradizione.
Massifitti proviene da uve trebbiano di Soave in purezza, coltivate a trecento metri sul livello del mare e caratterizzate dal sottosuolo di origine vulcanica e substrato basaltico. Peculiarità che ritroveremo nel calice, sotto forma di intensa mineralità. La vinificazione è indirizzata al raggiungimento di un prodotto di qualità: raccolta manuale, fermentazione con lieviti indigeni e maturazione per quindici mesi con le fecce. Niente legno, perché il varietale parla da solo. Il colore è giallo paglierino con bei riflessi dorati: luminoso e trasparente. Muovendosi nel calice svela la propria importante consistenza; al naso appare subito intenso e piacevole, rivelando note di fiori gialli, pesca, litchi e una nota speziata, persistente e indefinibile. L’apporto gessoso è evidente anche al naso e l’assaggio ne darà conferma, con ingresso diretto, materico, sapido, profondo, di buona progressione. La freschezza è notevole, la persistenza appena più accentuata: in bocca lascia una traccia pulita, riconoscibile e schietta.
Se Margaux volesse bere lo apprezzerebbe senza dubbio ma è una gatta astemia e quindi tocca noi l’onore di finire la bottiglia…