Una nuova firma si aggiunge a quelle già presenti di Appunti di degustazione: Gavin Stewart è quello che si dice un appassionato di birra e distillati. In realtà è molto di più ma lo scoprirete col tempo, non vogliamo rivelarvi tutto subito.
Per rompere il ghiaccio Gavin ha seguito per noi il Winter Beer Festival di Vigevano. Ecco la sua cronaca:
Sembra che poco tempo sia passato, ma ci siamo di nuovo. E’ arrivato “quel” periodo dell’anno: scioperi dei mezzi pubblici per festeggiare la stagione, imbarazzanti cene aziendali durante le quali il tuo capo pensa di essere un comico, l’abuso tremendo della parola “artigianale” ai mercatini e nella mia Scozia per uno strano motivo la gente è già in giro con le maniche corte. Esatto: sta arrivando Natale.

Non è che detesti il Natale, è solo che trovo il tutto piuttosto scontato: la fantasia sembra andare in letargo. Beh, non del tutto. C’è una cosa che si reinventa tutti gli anni e porta con sé cultura, gusto e fantasia e per me rende questo periodo molto piacevole: la birra di Natale.
La cultura della birra di Natale nacque in Belgio e lo scopo semplicemente era quello di produrre una birra speciale da regalare ai dipendenti dei birrifici e agli amici a Natale, nonché per un consumo familiare. Tipicamente le birre di Natale hanno una gradazione più alta delle solite birre in produzione (forse per sopportare il freddo della stagione, ma anche per aggiungere qualcosa all’allegria delle feste) e la maggior parte sono prodotte ad alta fermentazione. Non sarebbe sorprendente trovare una birra di Natale prodotta con la frutta o delle spezie, quindi logicamente non va servita a temperature troppo basse e non devono necessariamente accompagnare un pasto.
Questo fine settimana mi trovo nell’incantevole centro storico di Vigevano, e questa seconda edizione del Winter Beer Festival ha luogo nella strada sotterranea del Castello Sforzesco, organizzata dal Magazzino della Birra. Vigevano ha una ricca storia di produzione di birra e forse pochi sanno che una delle produttrici di birra italiana più importanti e conosciuta in tutto il mondo – la Peroni – fu fondata qui a Vigevano nel 1846.
Selezionare i produttori e publicans per un evento come questo non è un compito facile: le birre non devono essere troppo simili, il personale deve essere disponibile e ben informato sui prodotti, e soprattutto devono portare avanti il movimento della birra artigianale italiana con delle caratteristiche che formano un’identità. Uno degli organizzatori, Enzo Pinelli, mi ha presentato ai produttori e ai publicans appena sono arrivato e già vedevo una scelta ben studiata. Dato che non sarebbe stato possibile assaggiare tutte le birre, le mie priorità erano 1) le birre di Natale; 2) novità/scoperte.
Comincio la mia avventura al pluripremiato Birrificio Opera (Pavia): se c’è uno che sa fare la birra di Natale è questo birrificio. La loro proposta si chiama Christmas Beer; semplice, onesta e senza fronzoli. Con il 10% di alcol, ha tutte le caratteristiche e la struttura di una classica con il piacevole sapore di noce moscata e whisky. La Cubia (12.4%) è l’altra birra di Natale e infatti è la stessa della Christmas Beer con nove mesi di barrique: ha un’aroma di ciliegie e un sapore liscio e fresco. Una birra eccezionale.
Chiunque abbia il coraggio di scrivere la parola “Celtic” sull’etichetta della birra ha la mia attenzione. L’avrei vista da un chilometro, ma mi sono fermato al Birrificio della Granda quando ho visto la loro proposta stagionale: la Celtic Amel. Birra cruda non filtrata, ha le curiose caratteristiche di idromele – castagne, miele – e potrebbe accompagnare un piatto di crostacei. Ottima anche la loro IPA; un profumo agrumato, un corpo secco e un sapore amaro e deciso.

Il Conte Gelo di Vigevano offriva tre splendidi esempi della propria produzione: Golden G, Amber G e Triple G. Non c’era una birra di Natale ma queste birre erano una novità per me; avevo sentito buone cose sui loro prodotti e non mi hanno deluso. In particolare, la Triple G (9%) è una full-bodied tripel, stile belga, con la caratteristica speziatura che rende questa birra molto avvolgente. La protagonista in questa produzione di birra è la semplicità, spesso dimenticata in un mondo di innovazioni ma con una birra, mi piace anche sentirmi a casa.

Un produttore con anni di studio ed esperienza e una visione chiara sulla birra artigianale è Alessio Sabatini del Birrificio Stradaregina di Vigevano. Ho avuto il piacere di bere diverse loro birre, notevoli la Christmas Ale (11.5%) e la Christmas Frater Reserva (13%). Queste birre solitamente non si abbinano a cibi; sono la pura identità della birra di Natale. La Christmas Ale ha un colore intenso e sapori di caramellato e tostato dovuti alle spezie e ai malti particolari usati. Ogni ingrediente utilizzato richiede del tempo per poter essere utilizzato: così si comprende come si arriva a questo livello di qualità. La Christmas Frater Reserva è il prodotto di uno studio complessivo con l’aiuto del proprio territorio: sei mesi in barriques di rovere del vino Frater dell’Oltrepo pavese grazie ai quali trova un’armonia con la complessità delle spezie e gli aromi. La complessità generalmente non fa una buona birra, anzi può essere la sua rovina, ma in questo caso fa una birra di appartenenza, eccellenza e identità.
Se vogliamo parlare di sapori decisi, parliamo di Blackbarrels (Torino). A causa dell’arrivo tardivo del produttore la loro birra è stata l’ultima che bevuto e vorrei approfondire la mia esperienza un giorno da loro a Torino. Ma quella che ho assaggiato era audace, seria e completamente diversa rispetto alle altre birre dell’evento.

Ho assaggiato anche i prodotti del Fox Beer (Busto Garolfo), dove fanno un’ottima IPA; Bad Attitude (Svizzera) e Opperbacco (Notaresco). Durante le due giornate ho assaggiato tante birre dai pubs La Taberna di Palestrina (Roma), Lambizcoon & Sherwood, Alfieri e Figli (Arluno) e Minotauro (Vigevano) e mi è piaciuto molto il loro spirito, l’energia, la semplice voglia di esserci e parlare e promuovere questi prodotti che tanti non conoscono ancora.
Il tallone di Achille della location era la temperatura. Il freddo non è un problema, ma incideva sulle birre che erano servite a temperature un filo troppo basse, specialmente lunedì dopo essere rimaste lì durante la notte.

Mangiare al Winter Beer Festival non era per niente un problema; specialità siciliane (compresa una salsa nucleare di Habanero), cioccolati artigianali, specialità toscane (una grande scelta di salumi), grigliate miste e l’hamburger alla brace del Magazzino della Birra.

L’evento offriva tante altre cose; laboratori con degustazione delle birre offerte dai produttori con l’esperto Lorenzo da Bove, uno spettacolo con la compagnia teatrale I Troni di Luce, musica dal vivo con i Penthouse Brothers e una cosa molto importante per me, lo show cooking a cura della chef Renata Laria. A tal proposito una cosa mi chiedo spesso: se la birra artigianale italiana è sempre in crescita (anche se ha già raggiunto un livello altissimo), qual è il suo ruolo nella cucina? Seguirò con attenzione lo sviluppo di questo affascinante rapporto.

Ho scoperto molto al Winter Beer Festival. Ho ritrovato la mia felicità in questo periodo e ringrazio tutti coloro che ho incontrato all’evento e la città di Vigevano. L’anno prossimo a Milano c’è l’Expo: mi chiedo cosa propongono a Vigevano. A chi non conosce Vigevano e la sua cultura della birra, consiglio di andarci presto; la varietà e la qualità delle birre della zona ti colpisce e per questo e altri motivi, la città sicuramente non è un posto che visiti solo una volta.