Stretta tra il mare e la montagna, la Calabria è terra ricca di storia e tradizione enologica risalente alla Magna Grecia, allorquando fu denominata Enotria per via della predisposizione alla viticoltura, introdotta proprio dai Greci a partire dal 744 a.C.; ciò nonostante sul territorio calabrese la coltivazione della vite si praticava già prima, sia pur con metodi meno evoluti di quelli poi avviate dai colonizzatori ellenici, a dimostrazione della indiscutibile vocazione vinicola; la regione è tra le meno vitate in Italia a fronte – paradossalmente – di una bio diversità veramente notevole.
La conformazione orografica della Calabria e territori spesso fortemente variegati infatti, hanno favorito il mantenimento di numerose specie, preservandole da malattie della vite.
La posizione geografica della Calabria, inoltre, ha favorito il passaggio di popoli diversi, a cui dobbiamo l’introduzione di numerose varietà.
La posizione geografica della Calabria, inoltre, ha favorito il passaggio di popoli diversi, a cui dobbiamo l’introduzione di numerose varietà.
In questo contesto così diversificato risulta difficile districarsi tra i nomi veri o attribuiti alle cultivar calabresi, spesso chiamate con un nome generico nonostante si tratti di distinte varietà: è il caso del pecorello, iscritto con questo nome nel Registro nazionale delle varietà di vite ma conosciuto anche come Greco di Rogliano.
L’itinerario estivo di Gianpaolo – nostro fedele degustatore itinerante – quest’anno ha toccato anche la Calabria, dove ha potuto provare il Pecorello 2013 delle Cantine Ippolito 1845, storica azienda di Cirò Marina:
Una cena di pesce in riva al mare in estate è un piacere ineguagliabile, un appagamento totale dei cinque sensi. Se la serata è fresca, la cucina ottima e il vino azzeccato, si può raggiungere il nirvana enogastronomico.
Nella carta dei vini noto subito il Pecorello di Ippolito. La mattina stessa un amico di Cosenza mi aveva parlato delle Cantine Ippolito 1845, ritenuta dai calabresi un’azienda di assoluto valore in quanto legata, soprattutto per i vitigni utilizzati, alla tradizione locale, ma con lo sguardo limpidamente proiettato al futuro, perché fiera attuatrice di progetti di ecosostenibilità.
Bene, mi piacciono le coincidenze e lo ordino risoluto, devo assolutamente soddisfare la mia sete di…conoscenza!
Giallo paglierino classico alla vista, il Pecorello ha al naso una partenza agrumata di pompelmo rosa e mandarino, molto gradita e stuzzicante. Al primo sorso rimango piacevolmente sorpreso dall’inaspettata consistenza, che fa da apripista a una bella nota di cedro e limone canditi. Dopo qualche minuto il vino si assesta e tira fuori dal cilindro un bel sentore di fiori di campo. Si fa spazio nello spartito la mineralità di gesso e sbuffo etereo, che ricorda il pongo. Il finale è salino e pulito.
E’ il compare ideale per sauté di frutti di mare e linguine ai ricci, ma è perfetto e discreto per accompagnare tutta la cucina di mare in generale.