Un buon degustatore mantiene una media di assaggi anche durante i mesi estivi, ignorando le dicerie, i luoghi comuni o anche solo le mode che vedono l’estate nemica del calice di vino. Nel suo peregrinare estivo Gianpaolo – da ottimo degustatore qual è – non si è fermato neanche un po’ e ci ha inviato un commento sull’Erse Bianco 2012 di Tenuta di Fessina, blend di carricante all’ottanta per cento completato da minnella e catarratto.
Il carricante è l’uva bianca che caratterizza la produzione etnea, conferendo ai vini acidità e finezza.
Non sono in molti a sapere che il catarratto, più comune nella zona occidentale della Sicilia, è l’uva bianca più coltivata nel nostro Paese, persino più dell’onnipresente trebbiano.
La minnella, infine, viene utilizzata frequentemente in uvaggi per le sue caratteristiche di aromaticità e morbidezza.
Tenuta di Fessina, in contrada Rovittello, versante nord orientale dell’Etna, è creatura di Silvia Maestrelli, che ha prima respirato e poi fatto suo lo spirito etneo, guardando “a muntagna” negli occhi e innamorandosi di una porzione di territorio profondamente siciliana. Ha deciso di inseguire un sogno, e di realizzarlo.
Federico Curtaz ha scelto di condividere il sogno di Silvia, di sognare insieme a lei, coadiuvandola nel progetto. Insieme hanno prodotto vini certamente di territorio, da vitigni autoctoni e con uso paziente e moderato dei legni e dotati altresì di una pulizia assoluta, al naso come al gusto.
Ed ecco l’appunto di degustazione di Gianpaolo:
“Portatomi direttamente dalla Sicilia pochi mesi fa, ho deciso di provare per la prima volta Erse Etna Bianco di Tenuta di Fessina, annata 2012. L’etichetta onestamente, per accostamento cromatico e facilità di lettura, non è il migliore dei biglietti da visita. Nel calice, per fortuna, è “tutta n’ata storia”, per dirla alla Pino Daniele.
Se cercate mineralità gessosa, note agrumate miste a pera e più in generale frutta a polpa bianca acerba, acidità e finale ammandorlato, insomma se cercate un vino da berne tanto e bene… l’avete trovato.
L’Erse ha tutto ciò che si chiede a un bianco dell’Etna, un po’ come quei calciatori “multiruolo” che non sono fenomeni ma che ogni allenatore vorrebbe in squadra, bravi a fare tutto in campo.
Sulla mia tavola l’Erse ha trovato anche l’amore della sua vita sposandosi con un salmone russo affumicato al miele. Avendone intuito lo spirito, credo che avrebbe preferito di gran lunga la poligamia…“