Le attività di Go Wine per il 2014 sono riprese con un evento diventato irrinunciabile per gli eno appassionati di Milano e dintorni, “Autoctono si nasce“, giunto alla sua sesta edizione, tenutosi lo scorso giovedì presso l’Hotel Michelangelo di Milano, sede ormai storica degli eventi organizzati dall’associazione albese.
Il leit motive degustativo della serata, si comprende facilmente, si basa sui vini di territorio, spesso rari e sempre appartenenti – mi piace ricordarlo – ad un patrimonio ampelografico, quello italiano, senza eguali nel mondo.

Numerose le aziende presenti, come sempre: sarà impossibile provarle tutte. Vediamo cosa siamo riusciti a fare:

Leone de Castris è una perla della vitivinicoltura salentina e nazionale; sita a Salice Salentino, in provincia di Lecce, è le più antica cantina pugliese, potendo datare i propri natali addirittura al 1665. Qualche anno fa mi recai in azienda per una visita e in quella occasione potei osservare una ideale sinergia tra innovazione e tradizione, senza trascurare la qualità dei prodotti. Iniziamo a provare lo spumante Donna Lisetta, negroamaro al novanta per cento con aggiunta di malvasia nera, ottenuto con metodo Charmat. Perlage abbastanza fine ed un rosa chiaretto brillante ed invitante; il naso è piacevole, fondato su note agrumate e floreali, cui segue un sapore in linea particolarmente beverino. 
Subito dopo il calice si riempie del Five Roses Metodo Classico Brut Rosè, ottenuto da uve negroamaro in purezza. Qui le bollicine sono fini e interminabili e veicolano aromi di prodotti da forno,  rosa bianca e pompelmo; in bocca si esprime ancora meglio, manifestando buon volume carbonico, freschezza e struttura in buona simbiosi. Compagno eccellente per aperitivi importanti ma anche cene a base di pesce.



Antica Cascina dei Conti di Roero: ci propone il Metodo Classico Brut, cuvée di arneis e nebbiolo, trenta mesi sui lieviti; bollicina non finissima ma esuberante ed invitante. All’olfatto emergono aromi di fiori gialli, frutta esotica, spezie dolci e miele; in bocca si dispone con facilità e grazia, rivelando una piacevole nota strutturata, senz’altro figlia del nebbiolo. Maria Teresa Metodo Classico Brut Rosè è ottenuto da nebbiolo in purezza: anche qui la bollicina non è “a punta di spillo” ma senz’altro rigogliosa. Naso intenso e fragrante, incentrato su prodotti da forno, rosa, melograno; il gusto si fa apprezzare per struttura e sapidità. Per chi dice che con il nebbiolo non si ottengono buoni spumanti.

Cantina Tavoletti & Co.: non conoscevamo questa azienda abruzzese dalla idee molto chiare. Quando si sente parlare di rivalutazione del vitigno autoctono, i primi esempi che si suol fare sono spesso quelli di passerina e pecorino abruzzesi e credo che i vini di questa azienda spieghino molto bene il perché. Il Torbido 2011 è ottenuto da uve passerina e non è sottoposto ad alcuna filtrazione, da cui il nome: il colore è il modello del vino giovane e a forte tendenza acida, un giallo paglierino con riflessi ancora verdolini. All’olfatto non è troppo intenso ed incentrato su variegati toni floreali che virano rapidamente su aromi di mela verde ed accenni agrumati. L’assaggio è in linea, piacevole, fresco, dalla giusta corrispondenza gusto-olfattiva e dalla naturale propensione alle durezze, supportata da buona struttura. 
A seguire proviamo Eco delle Vigne 2011, pecorino al 90% sostenuto dal 10% di passerina. Il giallo qui è paglierino e precede una buona impronta olfattiva; ottima disposizione floreale, giglio e ciclamino su tutti, a seguire frutta gialla fresca. Il gusto è fedele: una lieve percezione di anidride carbonica accompagna un sorso lineare, dritto, fresco e senz’altro sapido. Lo abbinerei senza esitazioni a piatti di carne magra, privi di sughi e vi garantisco che non vi deluderebbe.  
Chiude il giro Wild 2011, pecorino in purezza, non filtrato: giallo dorato prevedibilmente non limpidissimo, al naso esprime decisi sentori varietali, specialmente frutta matura a polpa gialla e spezie. Il sorso è appagante, strutturato e fiero, felicemente sapido il finale. Da provare.    
Al centro della sala c’è il banco della Bottega del vino di Dogliani, con una bella batteria di dolcetto; provarli tutti è ahimé impossibile così ci limitiamo a qualche campione: de La Fusina assaggiamo Cavagnè 2012. Il classico rubino con sfumature violacee precede una trama olfattiva di piccoli frutti rossi freschi e buona speziatura. In bocca è potente e morbido insieme, ideale continuazione di quanto percepito al naso. Il finale non delude, di corpo e prolungato.
A seguire Papà Celso 2012 di Marziano Abbona: espressione classica del vino di Dogliani, a partire dal colore rubino e nuances viola, cui segue un esame olfattivo di tutto rispetto, incentrato su frutti di bosco, more e lamponi appena colti, nota tipica vinosa cui si sostituisce impianto floreale di pregio. Al gusto mantiene ciò che promette, fondando su una trama tannica ancora giustamente esuberante, integrati ritorni fruttati; ideale per l’abbinamento a piatti della tradizione piemontese.

Chiude il breve giro in Piemonte l’Azienda Adalberto Schellino, con il suo Minaldo 2012: raramente cito l’etichetta, ma in questo caso lo voglio fare. Semplice eppure significativa, a me sembra evocare il sacrificio di una dura giornata di lavoro, quando il vigneron rientra a casa stanco al calar del sole; ed il vino ci sorprende, in positivo: già dal colore, con espressioni meno intense e più tendenti al granato. Al naso è esuberante ma con classe, sentori di viola con sferzate di prugna, tostatura, scatola di sigari e cioccolatino al rum; buona precisione tannica e stilettata acida gradevole, ben sostenuta da morbidezza vellutata. Signori, chapeau!   


La Tenuta Casteani di Gavorrano, nel Grossetano, ci fa degustare il Piccabòn 2012, spumante metodo Charmat ottenuto da vermentino:  le bollicine abbastanza fini e continue veicolano aromi di pera e pesca su spartito aromatico piacevole; ben secco, si dispone deciso in bocca, regalando notevole partecipazione carbonica e pregevole freschezza gustativa. Finale impeccabile.

Uno spumante per chi cerca qualcosa di diverso senza dover fare compromessi con la qualità.