Mi piacciono molto i vini espressione del territorio, specie quelli prodotti a discapito di una più facile scelta di mercato. I vini, insomma, che vengono prodotti controcorrente, frutto di scelte commerciali spesso impopolari ma fedeli alla tradizione. Già qualche anno fa Gianpaolo mi segnalò ad un Vinitaly l’azienda La Sibilla: in quella occasione conobbi Vincenzo Di Meo e potei provare il Marsiliano. Nei miei appunti segnai “vino giovane, di struttura e freschezza esuberante, merita di essere atteso”.
La Sibilla è una azienda nata nel 1996 ma la famiglia Di Meo si occupa di vino da ben cinque generazioni; vinifica nei Campi Flegrei, in un contesto ambientale particolarmente favorevole. I terreni di origine vulcanica ed il benefico influsso marino costituiscono elementi irripetibili per un terroir magico e misterioso, dove è ancora possibile ammirare vitigni coltivati a piede franco, lontani dai pericoli della fillossera. L’impegno della famiglia Di Meo è indirizzato alla valorizzazione della grande ricchezza campana: la varietà ampelografica, unica in Italia e probabilmente nel mondo. Su Appunti di degustazione ne abbiamo parlato molto spesso.

Il Marsiliano, infatti, è un blend di tre uve autoctone: marsigliese, olivella e piedirosso. Dell’uva marsigliese si sa poco o nulla: quasi certamente di origine francese, si dice da più parti che sia imparentato con il tannant ma non sono riuscito a reperire alcun documento che confermi tale teoria; l’olivella, invece, è ben conosciuta con il sinonimo sciascinoso, varietà coltivata in tutta la Campania e reperibile fino alla provincia di Frosinone. Il terzo partecipante è il più noto piedirosso: conosciuto e menzionato già da Plinio il Vecchio con il nome di Colombina, deve il proprio nome alla forma ed al colore dei pedicelli degli acini, che ricordano la zampa del piccione (uno dei suoi sinonimi è infatti Per’e palummo). Il piedirosso è la varietà di uva rossa più diffusa della regione, dopo l’aglianico; è proprio con quest’ultimo che lo si trova in numerosi e fortunati blend campani. Dotato di buona acidità, i vini ottenuti da piedirosso godono comunque di una apprezzabile rotondità glicerica, possiedono aromi di prugne e ciliegie, non di rado riservano sensazioni erbacee e speziate.   
Marsiliano 2009: blend di autoctoni
Degustiamo il Marsiliano 2009: limpido rosso rubino, consistente: disegna archetti fitti nel calice in rotazione; al naso è intenso, rosa, more e ciliegie mature, pepe nero, violetta. Alle successive olfazioni emergono aromi di piccoli frutti di bosco e cioccolato, anche qualcosa di balsamico. In bocca il tannino è immediatamente apprezzabile tuttavia il sorso risulta equilibrato, grazie a una morbidezza non da zucchero, sicuramente varietale. Sapido e minerale senza dubbio, finale non lunghissimo, freschezza percepibile, struttura medio potente, ritorno di terziario. Buona bevibilità, poteva ancora sostare in cantina e avrebbe affinato ulteriormente il tannino leggermente affilato. Resta tuttavia un prodotto di ottima qualità e di sicura originalità; da abbinare allo spezzatino di carne con patate.
76/100