Lunedì 6 maggio l’Associazione albese Go Wine ha realizzato un piacevole incontro presso l’Hotel Michelangelo di Via Scarlatti, a Milano. L’occasione era quella di far conoscere alcune espressioni della riviera savonese di Ponente, territorio fortemente indirizzato alla produzione di vini da uve autoctone.
Alla serata era presente ed è intervenuto Gioacchino La Franca, delegato savonese di Go Wine che ha sottolineato proprio questo aspetto fortemente legato al territorio.
La zona del Ponente, come tutta la Liguria, è storicamente legata alla produzione di vino: alcuni documenti ritrovati hanno consentito di stabilire che sul territorio ligure si coltivava la vite già durante l’Impero Romano. Non più tardi del settembre scorso le Autorità hanno presentato, nel quartiere savonese di Legino, un insediamento romano, adibito alla produzione di vino e olio, a ulteriore testimonianza della antica vocazione locale.
La zona del Ponente, come tutta la Liguria, è storicamente legata alla produzione di vino: alcuni documenti ritrovati hanno consentito di stabilire che sul territorio ligure si coltivava la vite già durante l’Impero Romano. Non più tardi del settembre scorso le Autorità hanno presentato, nel quartiere savonese di Legino, un insediamento romano, adibito alla produzione di vino e olio, a ulteriore testimonianza della antica vocazione locale.
Ci ospita la sala Aurora dell’Hotel Michelangelo: sala non grandissima ma molto confortevole. Il pubblico è numeroso.
Il primo assaggio è per i vini della Cantina Sancio, di Spotorno, gestita da Riccardo Sancio, che ha raccolto il testimone dal padre Mario. Il Vermentino 2012 è fresco ed erbaceo, buona persistenza, finale leggermente ammandorlato. Il Pigato 2012 dona freschi sbuffi di erbe officinali, al palato è morbido, snello e gradevole.
Il primo assaggio è per i vini della Cantina Sancio, di Spotorno, gestita da Riccardo Sancio, che ha raccolto il testimone dal padre Mario. Il Vermentino 2012 è fresco ed erbaceo, buona persistenza, finale leggermente ammandorlato. Il Pigato 2012 dona freschi sbuffi di erbe officinali, al palato è morbido, snello e gradevole.
Vermentino 2012, Cantina Sancio |
Sul tavolo Enoteca noto una bottiglia per spumante: è quella del Piganò Brut dei Viticoltori Ingauni di Ortovero, un metodo Charmat ottenuto da Pigato e Pinot nero. L’aspetto visivo mi incuriosisce, manifestando effervescenza fine ed anche l’olfatto è interessante, con nuances di erbe aromatiche e frutta a polpa gialla. In bocca ahimé risulta poco armonico, fresco ma non troppo, privo intensità e forse anche di personalità.
Piganò Viticoltori Ingauni |
Subito dopo è il turno dei vini di Claudio Vio, titolare di una azienda gestita dalla famiglia Vio già dal 1970, due ettari di vigne a trecento metri sul livello del mare. Il Vermentino 2012 è fruttato e fresco, in bocca non sgomita e gode di ottima bevibilità; il Pigato 2012 ha un impatto olfattivo tenue, si distingue per una piacevole sapidità su una buona base minerale che conducono il sorso a una discreta persistenza. Chiude il giro il Pigato Superiore U Grottu 2011 , vinificato con macerazione di tre giorni: naso gradevole, struttura solida, palato più ricco e sorso pieno. Evoluto e piacevole.
Le Cantine Calleri si trovano a Salea, frazione di Albenga: quest’oggi proviamo il solo Vermentino 2012: naso intrigante di pesca gialla e accenni di salvia, in bocca è fresco e dinamico, evolve con piacere verso un buon finale medio – lungo.
E’ il momento della Cascina delle Terre rosse, di Finale Ligure: situata sull’altopiano delle Manie, gode in un microclima particolarmente favorevole e, come si può intuire, di un terreno particolarmente ricco di argilla e limo. Il Pigato Riviera Ligure di Ponente 2012 è fresco, minerale e diretto, senza fronzoli e personale.
Ancora al tavolo Enoteca, scorgo la bottiglia della Granaccia di Innocenzo Turco: conosco l’azienda perché, su consiglio di un mio amico lungimirante, andai a visitarla nell’estate di tre anni fa, in quel di Quiliano. Feci scorta di Granaccia e, devo dire, finì presto. Oggi ricordo perché: la Granaccia 2011 possiede un tratto olfattivo accattivante che disegna nuances fruttate, note vegetali e di mandorla amara, un palato pieno, caldo, avvolgente e una lunga persistenza. E’ un vino che ricorda le eleganze misteriose dei migliori pinot neri altoatesini.
Torniamo ad Albenga e proviamo i vini di Sartori, undici ettari di vigneti baciati da un microclima favorevole alla produzione di vini di qualità: il Vermentino 2012 ha uno stile olfattivo esile ma complesso; in bocca evolve molto positivamente.
Ultima nota per i prodotti de Il chinotto nella rete, che hanno presentato, tra gli altri, il liquore che nasce dall’infusione delle bucce, dal tipico retrogusto e l’amaro, ottenuto per infusione da erbe e fiori in aggiunta al frutto del chinotto.
Un grazie a Patrick per la irrinunciabile collaborazione.
Francesco Cannizzaro