Come si organizza un viaggio? Ci si vede, si sonda il terreno, si mettono sul tavolo gli itinerari interessanti, si decide il mezzo di trasporto ecc ecc.
Facile, ma perché non fare di più? Qualcosa che fin da subito ti faccia (quasi) sentire già in viaggio.
E cosa se non una cena a tema che funga da collante fra l’immaginario dei luoghi da visitare e la realtà di piatti e vini ad essi legati? Poi fra un sorso e un boccone si finisce “anche” a parlare del viaggio…
Si, sto cercando di organizzare un viaggio in Francia alla scoperta dell’olimpo della produzione vinicola (o almeno una piccola parte di esso). Approfondiremo in un’altra occasione, intanto occupiamoci della cena.

Il padrone di casa mi informa che l’ha bevuto
 il giorno seguente… con tutto il tappo.
Grandissime aspettative, come al solito, per i vini. Come da tradizione iniziamo ad aprire il rosso per farlo ossigenare. Parliamo del bordolese Gran Cru Classè Pauillac Chateau Lynch-Bages del 1988.
Un quarto di secolo! Scusate l’emozione.
Capsula integra e anche il tappo…fin quì tutto perfetto.
Stappiamo.
Il tappo sà di tappo, soprattutto lateralmente.
Ma porc..!
Proviamo lo stesso a sentire se è stato rovinato. Sarebbe uno spreco assurdo ma nel peggiore dei case abbiamo una riserva pronta ad entrare in gioco.
Ancora chiusissimo, il sentore di tappo si avverte distintamente al naso e in tono leggermente minore al sorso.
Attendiamo ancora, non siamo convinti che sia da buttare… nel frattempo gli antipasti sono in in tavola e ci attende il Francois-Brossolette Brut Champagne Prestige.
Una quiche-ina Lorraine
Bollicina finissima e grande freschezza, si distingue per eleganza sebbene non mi abbia lasciato un ricordo indelebile. Cremoso e asciutto in bocca è il compagno ideale delle patate alla duchessa e quiche lorraine monoporzione.

Siamo in 6, è durato poco.
Antipasti abbondanti (w la dieta…): ce n’è anche per lo Chablis Premier Cru 2009 La Forest.
Patate alla duchessa
Giallo paglierino appena scarico di media consistenza rivela intensi sentori minerali, frutta gialla, margherita e pietra focaia (si, pietra focaia… avete presente l’odore di un fiammifero acceso? Ecco.). Ottima struttura, bella consistenza e anche piuttosto equilibrato. In bocca è sapido di lunga persistenza e quasi elegante. Riscaldandosi nel bicchiere migliora ancora. Veramente ottimo!
Il grande Chablis La forest
Iniziamo a definire qualche dettaglio relativo al viaggio: data, mezzo di trasporto, alloggi, luoghi da visitare… E dato che il Coq au Vin, piatto forte, sta per essere servito e il re della serata, il Lynch-Bages, è stato colto da Armillaria Mellea, mettiamo in campo la riserva di prim’ordine.
Ottimo sebbene non fosse il Lynch-Bages

Il Gran Cru Classè Pessac-Leognan Chateau de Fieuzal 1999 blend di Cabernet Suvignon e Merlot. Colore assolutamente integro rosso rubino abbastanza consistente.

Al naso si rivela con la tipica intensa impronta vegetale/erbacea, terra bagnata, nota boisè, prugna, mora.
Decisamente equilibrato, di buona struttura e gusto, in bocca  l’acidità è sostenuta dal tenore alcolico adeguato. Ottima corrispondenza gusto-olfattiva caratterizzata dai toni erbacei e, sul finale, fruttati.
Coq au vin…mmmm
Compagno ideale del Coq au Vin, fa un volo.
An
E il Lynch?
Il tappo è sempre lì di sfondo, perennemente presente anche se ci sembra diminuito. Non ci facciamo impressionare allora, e lo proviamo comunque.
Rosso rubino inchiostro impenetrabile, qualche residuo sul fondo…1988… assurdo!
Al naso lievi sentori di frutta cotta , erba bagnata, tabacco dolce (notiamo che la differenza con il “tappo” è sottile comunque)
In bocca è integro, fresco con un tannino sottile e morbido.
Meno alcolico del Fieuzal denota anche questo un’ottima corrispondenza bocca-naso.
In generale sarebbe un vino di eccezione che in questo caso specifico, considerando il difetto, è risultato tutto sommato bevibile… un vero peccato!
Una bella sorpresa, per un fine pasto diverso.

Non potevamo non concludere questo viaggio (momentaneamente) virtuale in terra francese con un altro “dolce” duo: il flan au Chocolat abbinato ad un Pineau des Charentes Pascal Clair da 17 gradi e 18 mesi di invecchiamento.

Vin de liqueur da uve ugni blanc, folle blanc, colombard, semillion, e altre in percentuale variabile si dice che venne prodotto per la prima volta verso la fine del 1500 quando un vignaiolo aggiunse per sbaglio del mosto ad un fusto di cognac. Qualche anno più tardi, con la necessità di recuperare il fusto, questi vi scoprì un vino liquoroso, caldo e profumato.
Sulle note della frutta secca, uva spina, toni mielati delicati, agrumi, arancia e albicocca il Pineau è davvero profumato e suadente.
Attacco fresco in bocca e quindi apertura verso sensazioni aromatiche più decise.
Delicato, complesso e fine è in continua mutazione e regala sempre qualcosa di diverso.
Eccezionale, ne prendo subito un’altra bottiglia per casa!
W la France!