Se c’è una cosa che a Gianni Tessari va riconosciuta è la passione, quel fuoco sacro che non si inventa, non si crea e difficilmente si deteriora. Nato tra i filari di Monteforte d’Alpone, cresciuto a pane e garganega, ha contribuito negli anni ottanta ad accrescere il prestigio del Soave. Quasi sei anni fa raccoglie una sfida impegnativa, l’ennesima di una vita: rileva la Cantina Marcato di Roncà e con il marchio Giannitessari punta ad esprimere la propria essenza di vignaiolo in tre differenti DOC: Soave, Monti Lessini e Colli Berici, a cavallo tra le province di Verona e Vicenza. I Monti Lessini, in particolare, costituiscono la naturale residenza del vitigno dal quale si producono i Metodo Classico aziendali, la durella, che ben risponde all’altitudine, al suolo di origine vulcanica e alle escursioni termiche tipiche di questi luoghi. 

Abbiamo conosciuto Gianni lo scorso 21 gennaio: è una di quelle persone che trasmette in pochi istanti sapienza e dedizione, senza alcuna pretesa di verità assoluta, ma con le idee ben chiare. Un concetto, su tutti, gli appartiene: il territorio deve potersi esprimere attraverso il vino, ma è l’uomo che ne dà l’interpretazione esatta mediante le scelte compiute in vigna e in cantina. Un percorso difficile, spesso a senso unico, con scarso margine di errore. 

Dopo un breve in tour in cantina, settemila metri quadri di efficiente modernità, ci rechiamo all’Hosteria del Durello, a Montecchia di Crosara, per una degustazione ambiziosa: otto Metodo Classico da Italia, Francia e Germania. Tra questi quattro spumanti Giannitessari. 

Il Lessini Durello 36 mesi Brut 2014 è un gran bell’esordio: bolla fine, persino cremosa, che restituisce una sensazione tattile morbida, probabilmente coadiuvata dal residuo zuccherino non bassissimo, 9 grammi/litro, e dalla fermentazione malolattica, comune a tutte le basi spumante.  

A seguire il Lessini Durello Extra Brut 60 mesi 2010, che si annuncia con un paglierino antico tendente all’oro, davvero aristocratico. Perlage fine e interminabile, al naso impressiona per particolari influssi marini, cui seguono note di piccola crema pasticcera e sbuffi di mandarino e arancia. Una sorta di sapidità olfattiva ha pieno riscontro al palato, dove si manifesta sotto forma di mineralità rocciosa. Molto equilibrato.

È il turno del Lessini Durello Rosé 36 mesi, vinificato con durella e pinot nero, una coppia ben assortita nella quale la naturale acidità della durella duetta con il corpo del pinot. Uno spumante versatile, ottimo per aperitivi e cene a base di pesce fresco. 

La cena che ne è seguita ci ha permesso di provare altri prodotti aziendali:
il Tai Rosso 2017, per esempio, affinato in botte grande di rovere: vino gastronomico per eccellenza che si presta a molteplici accostamenti culinari sostenuto da una grande acidità. Semplice nelle sue note ma è questa la sua forza: arriva subito e arriva bene, con note lievemente dark, figlio di quel territorio a vocazione vulcanica che sono i Colli Berici.

Menzione speciale per un vino innovativo. A Gianni Tessari piace sperimentare, guardare al futuro: ha destinato un ettaro e mezzo dei proprio terreni a filari di solaris, vitigno naturalmente resistente alle malattie fungine della famiglia PIWI. Da questa uva bianca si vinifica Rebellis, un vino ribelle (oggi), destinato a essere un precursore (domani). Proviamo la versione 2018, un campione da vasca; la genesi è da vino radicale: lieviti indigeni, fermentazione sulle bucce dai cinque ai sette giorni, solo acciaio. La materia prima è ancora “nuova” e Gianni non esclude modifiche alla vinificazione in futuro. Nel frattempo il risultato dà un vino di colore giallo intenso, solare (scusate il gioco di parole). Materico, tridimensionale, appagante. Dà la sensazione, al naso, di essere un vino da uve surmature, senza tuttavia le tipiche sfumature dolci. È parecchio fresco e altrettanto sapido, una lama non priva di un buon corpo. Il sorso è dotato di buon allungo e nel complesso è ancora un po’ vegetale, ma guai se non fosse così. Tra qualche mese sarà al top e speriamo di poterne bere un calice tra qualche anno.

Prosit!