In passato per i vini abruzzesi avevo una vera e propria cotta, in particolar modo per il Montepulciano. Vivevo la fase che ogni appassionato attraversa durante la quale si ricercano i vini strong, anzi tridimensionali, come dicono nei salotti buoni dei wine lovers.
Oggi i vini d’Abruzzo mi piacciono ancora ma per un altro motivo: per la nuova era vinificatrice, più elegante e lungimirante; per le eccellenze che tutti conoscono (Valentini su tutti) ma anche per i vini quotidiani, protagonisti di un livello qualitativo medio davvero importante. Il risorgimento abruzzese, iniziato da circa dieci anni, passa attraverso la perspicacia dei produttori che prima e più di altri stanno spingendo il pecorino, ricco di acidità e carattere; e dietro al pecorino altri vitigni stanno risollevandosi, uscendo dall’oblio al quale la moda dei vini piacioni da uve internazionali li aveva costretti.
Finalmente pecorino
Sull’onda lunga della rivalutazione dei vitigni autoctoni, che sta investendo il nostro Paese da qualche anno, i viticoltori abruzzesi hanno puntato sul pecorino, la cui origine – tuttavia – sembra essere marchigiana. È un vitigno a maturazione precoce, neutro, con buona resistenza alle muffe e alla peronospora, ha una resa non troppo alta, che lo ha portato ai margini della produzione per molto tempo.
La forza del vitigno sta nell’acidità, ben bilanciata dagli zuccheri, e nella versatilità: il pecorino si adatta a vinificazioni e obiettivi enologici diversi, molto diversi. Utilizzato a lungo esclusivamente come vino da taglio, a oggi non ha un’identità precisa: alcuni lo vinificano in purezza, altri lo tagliano con uve più aromatiche; qualcuno lo fa passare in legno e altri ancora rigorosamente in acciaio, c’è chi lo commercializza appena imbottigliato e chi invece aspetta un po’.
I motivi di tale indefinita strategia derivano anche – a quanto pare – da alcune difficoltà a fare squadra: basti pensare che in Abruzzo gran parte dei vini a denominazione viene imbottigliato fuori regione. Da qualche anno, per fortuna, c’è stata una inversione di tendenza, segno che gli attori hanno capito quanto sia importante puntare sulla qualità e sulla peculiarità.
Gli assaggi
Sui vini abruzzesi lunedì scorso AIS Milano ha organizzato un banco di degustazione e un seminario di approfondimento: una bella occasione per capire come si sta evolvendo il panorama vitivinicolo. Non faccio fatica a dire che l’assaggio che più mi ha convinto è stato Giocheremo con i fiori 2016 di Torre dei Beati. Pecorino in purezza e vinificato in acciaio, mi è piaciuto per la personalità che esprime, senza compromessi: paglierino e luminoso, non esprime profumi esotici ma insiste su sentori erbacei, fiori bianchi e frutti a polpa bianca. Sapido e molto fresco, impressiona per corpo, per struttura non esile e mai appesantita. Una bella versione di pecorino, da provare a un picnic la prossima primavera, mentre con spensieratezza, giocheremo con i fiori.
Buon vino a tutti!