di Giovanna Russo, Sommelier e Degustatore Ais
Cari wine lovers, se non l’avete ancora fatto, fatelo! Visitate Bordeaux!
Sita nella Francia sud-occidentale, in prossimità dell’estuario della Gironda, questa deliziosa cittadina portuale dal tipico charme francese è, come noto, il centro di un’importante area vitivinicola, famosa per la produzione di prestigiosi vini rossi ottenuti mediante il cosiddetto “taglio bordolese” e di eccellenti vini bianchi passiti.
Come in altre occasioni nel corso della storia del vino, anche Bordeaux deve in gran parte agli Inglesi la sua notorietà a livello internazionale. Furono infatti gli Inglesi ad apprezzare particolarmente i vini rossi, più intensi e concentrati, che il parlamentare bordolese Arnaud de Pontac dopo la metà del 1600 iniziò per primo a commercializzare con un marchio corrispondente al nome della propria tenuta. Con il vino firmato “Chateau Haut-Brion” si assiste, quindi, alla nascita del primo cru bordolese, proposto sul mercato inglese come alternativa di alto livello rispetto ai vini comuni dal colore rosso tenue chiamati claret. Da tale momento, grazie a questa ingegnosa operazione di marketing, i vini di Bordeaux saranno considerati nel mondo sinonimo di bontà e qualità.
Nell’immaginario collettivo gli chateaux contribuiscono senz’altro a creare attorno a Bordeaux un’aura di magia, evocando immagini di castelli principeschi immersi tra i vigneti e adibiti a dimore del vino. Tuttavia, se è vero che per alcune delle più storiche e prestigiose maison la dicitura chateau riportata sull’etichetta della bottiglia corrisponde realmente al possesso di un sontuoso castello, nella maggior parte degli altri casi la stessa è utilizzata esclusivamente per indicare l’azienda vitivinicola, una sorta di sinonimo del termine “cantina”.
In ogni caso, il legame tra chateau e Bordeaux è strettissimo ed affascinante, tant’è che quando di recente mi è stato proposto di trascorre un weekend nella città non comprensivo della visita di alcuna delle cantine del Medoc, del Libournais o delle Graves, devo confessare di avere avuto, sul momento, un attimo di esitazione… meno male che ha prevalso il desiderio di viaggiare.
Anche se spero di avere presto modo di ritornarvi per un emozionante giro tra vigne e chateaux, devo riconoscere che Bordeaux è capace di sedurre gli eno-appassionati anche se ci si limita a scoprirne l’ambito esclusivamente cittadino.
Vi proporrò quindi alcuni assaggi di questo vivace centro che trovo “tutto da degustare”.
Definirei un’ottima partenza l’inizio del tour con la degustazione di un calice di vino nel famoso Bar à Vin. Il contesto urbanistico in cui si colloca questa particolare enoteca è all’insegna dell’eleganza: si trova infatti in prossimità di Place de la Comédie dove l’imponente teatro settecentesco fronteggia il lussuoso Hotel Continental ed è annessa all’edificio della prestigiosa Ecole du Vin. L’eleganza è una caratteristica che si riscontra anche all’interno del locale, dove l’architettura neoclassica si mescola armoniosamente agli arredi contemporanei e le grandi vetrate artistiche raffiguranti Bacco si sposano con inconsuete sedute di design.
Se è vero che in tale spazio eclettico l’atmosfera che si respira è capace di rendere la degustazione del vino un’esperienza che supera il piacere del vino in sé, c’è da dire che, a mio avviso, il Pomerol dello Chateau Bonalgue del 2012 (90% merlot e 10% cabernet franc) si è rivelato, a prescindere da suggestioni esterne, un grande rosso. Appena versato, ha sprigionato un intenso profumo di more e di visciole sotto spirito, seguito da profumi di ginepro e di vaniglia, di cacao amaro e di tabacco, su uno sfondo balsamico e mentolato. Possente al sorso, ha esibito un tannino ancora ben presente ma levigato e sorretto da una notevole freschezza gustativa. Il finale, decisamente lungo e leggermente ammandorlato.
Se l’esperienza vi intriga, come ha intrigato me, vi suggerisco di proseguire e di concluderla con un calice di Sauternes Chateau Laville 2009 (85% Semillon, 12% Sauvignon blanc, 3% Muscadelle), magari in abbinamento ad una selezione di golosi cioccolatini Cadiot – Badie. Questo vino, che irretisce già solo per il suo sfavillante giallo ambra, colpisce dritto al cuore sia per l’intensità olfattiva che per la piacevolezza dei profumi tra cui spiccano, in maniera evidente, i caratteristici sentori di zafferano e smalto, accompagnati da note di miele, caramelle al mandarino e crème brûlée. La morbidezza è sostenuta da una buona freschezza e, anche se la persistenza non è infinita, è senz’altro sufficiente a rendere più che soddisfacente l’assaggio.
Per gli amanti della cucina francese, oltre che dei vini bordolesi, merita certamente una visitina la Brasserie Bordelese, un ristorante sito nel cuore di Bordeaux che offre una ricchissima e articolata carta dei vini. Io ho innaffiato le portate di foie gras e di cappone farcito con un ottimo Saint Emilion Gran Cru Chateau La Croix Montlabert 2012 (80% merlot, 20% cabernet franc), un rosso raffinato dal profumo intenso di lamponi, pepe nero, corteccia e sottobosco, che ricordo soprattutto per l’infinita setosità del tannino e la piacevole sensazione di vellutata morbidezza.
Tra una degustazione e l’altra, mi sono concessa ovviamente le giuste pause, e in tal senso è stato senz’altro del tempo ben speso quello impiegato per fare un giro nella storica enoteca l’Intendant, dove non si degusta ma si acquista. Vale la pena di farvi un salto, anche solo per risalire la suggestiva scala a chiocciola lungo la quale sono esposte le bottiglie dei vini di Bordeaux, in un crescendo di prestigio e di prezzo, sino ad arrivare a vini “preziosi” come il Petrus del 2000, venduto ad oltre cinquemila euro, e allo Chateau d’Yquem del 1937, acquistabile per più di settemila euro.
La visita della città non può, a mio avviso, non comprendere una visita della Cité du Vin, una grande costruzione avveniristica ubicata poco fuori il centro storico di Bordeaux le cui forme ricordano un decanter. All’interno di tale edificio multipiano, è possibile attraversare diverse aree tematiche relative alla cultura del vino, arricchite da esperienze multisensoriali e percorsi interattivi, con particolare attenzione alla saga dei vini bordolesi. Il percorso base si chiude all’ottavo piano dell’edificio con la degustazione di un vino a scelta tra quelli proposti.
Proprio dal belvedere di questo gigantesco decanter, con in mano un calice di un rampante Sainte Foy Chateau Hostens Picant 2015 (70% merlot, 30% cabernet franc, ), mi sono goduta una vista di Bordeaux attraversata dall’andamento sinuoso della Garonna; un’immagine spettacolare che se il pittore Albert Marquet avesse avuto modo di vedere avrebbe certamente fissato in uno dei suoi poetici paesaggi.
Au revoir amis du vin!