Da quanti anni andate al Vinitaly? Dieci? Venti?? Cinquanta???
Io cinque. Non tantissimi è vero, ma abbastanza per dire la mia su alcuni argomenti che quest’anno più di altri hanno caratterizzato negativamente l’evento degli eventi.
Dopo aver raccontato la parte piacevole la nostra esperienza, che vi invito a leggere, (http://paroledivino.com/2017/04/chi-vuol-fare-a-meno-del-vinitaly.html) mi è sembrato doveroso aggiungere giusto qualche riga.
Il Vinitaly è una giostra, un turbine di eventi, di incontri doverosi e di saluti necessari. La fiera cittadina domenicale dei veronesi (e veneti in genere) che vanno in giro con la carrozzina a sinistra e il calice pieno di prosecco (strano eh?) a destra.
Una kermesse votata allo scambio culturale e commerciale che dovrebbe essere la vetrina non solo di un settore che oggi va fortissimo, ma di tutta una Nazione. Diciamo una cartina tornasole. E un po’ lo è in effetti.
Ce ne siamo accorti poco a poco perché nel corso dei pochi anni di cose ne sono cambiate.
Il biglietto d’ingresso ad esempio, passato da 50€ a ben 80€. E almeno un motivo c’è.
Mi viene in mente il più banale, ovvero quello di combattere gli “intrusi” cioè i beoni, che se gli dai un rosso o un bianco non fa differenza. Gente che ti arriva al bancone e ti chiede “che mi fai bere? Ce l’hai un rosso?” e tu “Buongiorno, abbiamo tre etichette di cui due spumanti e un bianco fer”… “Ah bene sì, dammi il prosecchino che tanto è uguale”.
È qui che il vignaiolo (perché nei grandi stand questa gente arriva poco) dimostra che curare la vigna porta una certa dose zen, necessaria, di pazienza. Una dose limitata però.
L’altra faccia degli 80€ sono alcuni di costoro (i beoni), che si sentono quasi in diritto di bere di più perché hanno pagato (caro) e quindi pretendono. Un concetto molto milanese che si riassume in guadagno, spendo, pago, pretendo, taaaac.
Un altro fattore importante che ha in parte arginato il fenomeno degli zombie ubriachi (ma non la domenica) fra un padiglione e l’altro è stato quello di eliminare il fine settimana (ma non la domenica). Mossa azzeccata.
Si può fare di più ma meglio di niente.
La parte più imbarazzante, per Veronafiere, Verona, il Veneto, e tutta Italia, però arriva ora.
Quest’anno pare che furti e scippi al Vinitaly siano addirittura aumentati.
O forse hanno fatto più scalpore degli altri anni, perché leggere che un intero stand sia stato svaligiato dalla notte al dì senza che nessuno dell’organizzazione e della sicurezza ne sapesse nulla… beh è imbarazzante non trovate?
Immaginate l’espressione del povero Mario Di Lorenzo, titolare dell’azienda palermitana di Feudo Disisa, quando si è accorto che il pallet di 200 vini che aveva spedito nei giorni prima non c’era. E la fiera non era nemmeno iniziata…
Penso che dopo aver spaccato tutto, avrei pianto a dirotto.
Pare che lui sia stato più forte e per fortuna sia riuscito a riorganizzarsi con l’aiuto di alcuni amici. (http://www.palermotoday.it/cronaca/furto-vinitaly-bottiglie-feudo-disisa-monreale.html).
Questo è stato il caso più eclatante, ma ho sentito di bottiglie scomparse qua e là un po’ in tutti i padiglioni.
Giusto per par condicio.
Dicevamo anche dei furti.
Nei parcheggi, fra un viale e l’altro della fiera, in mezzo alla folla. Non fa differenza.
Ogni momento è buono per fottere una borsetta, sfilare un portafogli dalla tasca o scassinare l’auto di un produttore e ripulirla.
Può sembrare che il Vinitaly sia una selva di potenziali delinquenti ma è solo lo specchio della nostra Italia… Il posto più bello del mondo, ammorbato da alcune persone.
Sì, sono convinto che siano sempre le persone, nel bene e nel male, a fare la differenza. Ed è con questa consapevolezza, cara Veronafiere, che ti dico: SE hai in programma una lista di migliorie da smarcare, fai in modo che almeno queste ultime due criticità siano in cima alla to-do list del 2018.
Altrimenti finisce che i milanesi potrebbero prendersi d’invidia…
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