Ditemi se esiste un vino più istintivo del lambrusco. Ditemi anche se esiste un vino più territoriale del lambrusco. E già che ci siete fatemi sapere se esiste un vino istintivo e territoriale che abbia saputo rialzarsi da anni di sputtanamento commerciale internazionale, che non sia il lambrusco.
Negli anni settanta ha scalato le classifiche di vendita all’estero, tanto da meritarsi il nome poco lusinghiero anzi quasi offensivo di “Italian Coca Cola”: veniva persino venduto in lattina, tanto era popolare ed amato.
Dieci anni dopo, con l’avvento dei “vini più“, il lambrusco ha attraversato una forte crisi, incapace di contrastare la struttura e in certi casi la ciccia dei nuovi rossi nazional-popolari.
Adesso che il mercato (il mercato, sempre lui) sembra preferire “vini meno” (minor apporto alcolico, per esempio) lui è tornato. E stavolta si riprenderà il posto che gli compete, perché almeno in Italia, finalmente sembra si sia capito quali sono le cose che contano, almeno alla voce “Vini che voglio bere“.
Il boom del biologico ormai è assodato ed è un segnale da non sottovalutare: il consumatore italico è più attento e non si fa più ingannare dal nome di richiamo, vuole il contenuto.
Scrivo di getto questo #Acini sorseggiando Giano 2015, prodotto da Fondo Bozzole, in quel di Poggio Rusco, nell’Oltre Po mantovano. Di questa azienda avevo provato Incantabiss nel 2014 e ne ero rimasto davvero colpito (leggete qui cosa ne scrivevo).
Giano è prodotto con uve Lambrusco Salamino ed ha uno stile molto diverso da Incantabiss, che è prodotto con Lambrusco Ruberti: con Giano si scivola nell’istinto puro di cui parlavo poco fa, nella scelta a caldo del vino semplice, certo, ma buono. Molto buono. La spuma è fine e tende a scomparire in breve tempo, lasciando tutto il tempo di percepire i classici sentori fruttati molto freschi, una certa vinosità accompagnata da un persistente soffio vegetale.
Giano è prodotto con uve Lambrusco Salamino ed ha uno stile molto diverso da Incantabiss, che è prodotto con Lambrusco Ruberti: con Giano si scivola nell’istinto puro di cui parlavo poco fa, nella scelta a caldo del vino semplice, certo, ma buono. Molto buono. La spuma è fine e tende a scomparire in breve tempo, lasciando tutto il tempo di percepire i classici sentori fruttati molto freschi, una certa vinosità accompagnata da un persistente soffio vegetale.
Quando lo assaggio ne abbraccio subito una certa estroversione, senz’altro parecchio esuberante ma anche molto piacevole: è un ragazzino che scalpita ma è un ragazzino molto ben educato. Di buona vena sapida e fresco da morire, accompagna perfettamente i piatti classici della tradizione mantovana, a cominciare dal bollito misto.