Anche quest’anno siamo tornati alla presentazione della guida Cantine d’Italia edita da Gowine. Un appuntamento che ci piace perché la guida è uno spaccato schietto e reale del nostro del nostro Paese. Una Guida dove si comunica una idea di territorio e si realizza come un repertorio che illustra la presentazione della cantina nel suo complesso, valutando quanto la cantina si apre al vino oltre che il profilo produttivo. Cosa che altre guide (ancora) non fanno.

A presentare la serata, oltre al presidente Massimo Corrado, Antonio Paolini che ha introdotto due brevi interventi di Alessandro Masnaghetti  e Margherita Oggero.

Massimo Corrado ha evidenziato i numeri della guida: oltre 700 cantine, 229 impronte di eccellenza, oltre 3.800 vini segnalati, 1.500 indirizzi utili per mangiare e dormire.
Una piccola novità quest’anno, con l’introduzione del fattore D: un simbolo posto a fianco di quelle cantine che manifestano disponibilità effettiva ad accogliere i visitatori la domenica, direttamente o su appuntamento.

Prima del banco di degustazione c’è stato il tempo per due interventi di produttori: Beppe Accomo di Bricco Maiolica e di Riccardo Ricci Curbastro che ha dedicato l’intervento al padre, uno dei fondatori della Franciacorta.
Tra gli assaggi del banco degustazione davvero tante cose buone. Citiamo quattro telegrammi, quattro piccoli consigli di vini che ci sono piaciuti:

Ricci Curbarstro: introducendo l’intervento di Riccardo Antonio Paolini faceva riferimento al fatto che Ricci Curbastro si trovasse molto lontano dalla propria zona, alludendo alla Champagne. Non esagerava affatto. Il Saten è spaventosamente buono, bolla fusa e cremosa, naso complesso e sempre variabile, gusto da campione. Chapeau.

Claudio Cipressi Macchiarossa: se la Tintilia ha un posto tra i grandi vini italiani è grazie ad interpretazioni come questa. Eleganza soprattutto, specie al naso dove emerge il frutto netto, dark, speziato e fiero. Very strong anche in bocca, ma con la stessa eleganza percepita al naso. Sorpresone.

Montepulciano Dorico: l’evoluzione del Montepulciano. Uso intelligente della barrique, grande potenzialità di invecchiamento, equilibrio a tutto tondo e piglio da vino internazionale. #segnatevelo
Tenimenti D’Alessandro, Il Bosco: è ritenuto da più parti il punto di riferimento per i syrah italiani. Un motivo ci sarà, anzi c’è. Anzi: ce n’è più d’uno. E sono tutti nel calice: franchezza varietale sì ma senza bieche imitazioni degli stili transalpini; stoffa assoluta, complessità al naso e al palato. Finale in allungo, come i cavalli di razza. Insomma: un top. Sull’Olimpo.