La cantina di Livio Felluga non ha certo bisogno di particolari presentazioni.
Non stiamo parlando di un novizio ma di uno tra i pionieri della vitivinicoltura di qualità nel Friuli Venezia Giulia, che continua a distinguersi per l’elevato livello dei suoi vini.

Oltre ad aver saputo declinare nelle migliori espressioni vitigni autoctoni come Ribolla Gialla, Tocai friulano nonché Picolit, la cantina si è cimentata nei “francesi”. Non limitandosi però a Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay, ben diffusi praticamente in ogni Regione d’Italia, ma anche dedicandosi a vitigni più impegnativi come Pinot Grigio e Pinot Bianco.

In particolare è su quest’ultimo che ci soffermiamo, Felluga produce una tra le più interessanti espressioni di Pinot bianco di tutto il panorama vitivinicolo nazionale.

Non stiamo parlando di Pinot Bianco in purezza ma, nel vino in esame, questo vitigno è presente al 90% ed è arricchito con Chardonnay e Picolit, con un 5% ciascuno.
Il vino in degustazione è l’ “Illivio“, del 2012,  della Doc “Colli orientali del Friuli” -13,5% alcol-.
E’ il regalo che i figli di Livio hanno voluto consegnare al padre, nel 1998, per il suo ottantacinquesimo compleanno.

Si presenta con un bellissima veste giallo paglierino molto intenso, acceso, tendente al dorato.
Al naso, senza dubbio complesso, si avvicendano suggestioni di fiori avvolgenti e rilassanti, come la camomilla e il tiglio, ad altre più pungenti e penetranti, come la scorza di agrume, fino a note di spezie dolci e tostature.

In bocca l’ ingresso è morbido, vellutato, aromi discreti di frutti gialli si uniscono a note burrose, di nocciola e panna cotta, con un finale di sensazioni minerali come la pietra focaia.
Il tutto accompagnato da una vivace acidità.

L’ Illivio è inoltre supportato da una robusta mineralità che bilancia egregiamente la morbida avvolgenza iniziale, restituendo una lunghissima scia finale in cui la traccia del passaggio di 10 mesi in piccole botti di rovere francese si rivela nel rilascio di tostature, frutta secca e miele d’ acacia.

Per valorizzarlo al meglio lo si può abbinare a primi piatti di buona struttura ma anche un accostamento a secondi di pesce, come l’ orata al forno, è risultato di buona armonia.
La struttura e la grassezza del pesce sono stati ben equilibrati dalle eleganti durezze di questo bel vino.

Se volessimo divertirci con la geometria potremmo definirlo sia slanciato verticalmente che dilatato orizzontalmente. E’ nel complesso pieno, rotondo, molto espressivo, di grande personalità.
Doti importanti come complessità ed armonia rendono questo vino un perfetto compagno per pranzi e cene anche formali, un altro esempio dell’elevato livello qualitativo raggiunto dall’impegno e dalla passione dei grandi produttori friulani.