Questa volta non siamo in una villa, ma in un grande capannone espositivo, con ampie corsie e carrelli che scalpitano per trasportare cartoni di vino… cambia la location, sì, ma non una certa filosofia produttiva.
Al
Piacenza Expo, che dal 28 al 29 novembre ha ospitato la quinta edizione del
Mercato dei Vini della
FIVI, la Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti; non un semplice banco d’assaggio, ma un momento nel quale poter comprare direttamente dai vignaioli.
Ecco qualche numero: 6.000 ingressi, in aumento rispetto all’anno scorso così come le vendite; 330 gli espositori presenti da tutta Italia per un totale di oltre 2000 etichette proposte.
Ma bando alle cifre, la vera identità del mercato sono i vignaioli, che con le loro parole e i messaggi condivisi sui social network i giorni successivi all’evento, mi hanno emozionato, oltre che trasmesso e fatto capire il vero spirito della FIVI.
Ed è attraverso di loro che voglio raccontarvi la mia esperienza.
“
È rispetto più che studio, rispetto dell’uva” sono le parole di Stefano dell’azienda
Muralia, che con estrema competenza e umiltà ricerca l’equilibrio nei suoi vini.
Assaggiamo Corbizzo 2014, rosato, 100% syrah. Si fa molta fatica in Italia a trovare un rosato che non si dimentichi, ma questo Corbizzo, con i suoi profumi che ricordano una fresca macedonia di piccola frutta rossa condita con aromi floreali e d’arancia, mi intriga e invoglia all’assaggio.
In bocca è il giusto equilibrio di freschezza e sapidità. Sembrerebbe un bianco, ma il corpo leggero, così come l’invisibile ma presente trama tannica, gli danno una marcia in più. Ottimo come aperitivo o con un gustoso primo di pesce.
Babone 2011, Sangiovese 65%, Syrah 35%. Bellissimo color rosso rubino pieno, intenso e profondo, così come il naso. Piacevoli note speziate e balsamiche, con un netto richiamo al
mirto, si intrecciamo a quelle di frutta rossa matura.
Anche il sorso si apre fruttato, per poi evolvere verso china spezie e cioccolato in una piacevole corrispondenza gusto-olfattiva. Fresco, con un tannino appena pronto, ma che non teme il tempo, termina con un allungo amaricante.
Andiamo in Veneto ad assaggiare un “classico” di queste zone, ma un classico particolare, a quanto pare… “
Il tuo vino non mi piace perché è diverso da tutti gli altri“, sono le parole di un assaggiatore dopo aver degustato il
Prosecco Brut, glera 100%, dell’azienda
Vettori e alle quali il produttore risponde “
ai miei clienti piace proprio perché è diverso dagli altri“…
de gustibus, ma ora sono curiosa, assaggiamo…
Naso profumatissimo di pesca, frutta esotica e liquirizia liquida con sullo sfondo un chiaro riferimento ai lieviti.
Corrispondenza perfetta all’assaggio, con una bolla fine, ma forse un pochino esagerata. Tridimensionale per sapidità e struttura, rimbalza in tutta la bocca… a lungo, lunghissimo!! Che grinta questa glera!
Su consiglio di un amico mi reco da
Armosa, dove il profondo sud nelle vesti del nero d’avola si fonde con l’estremo nord rappresentato dall’enologo trentino.
Siclys 2008, 100% nero d’avola, tinge il calice di un luminoso rosso rubino con riflessi aranciati. Ciliegia matura, spezie, tamarindo la fanno da padrone, ma con l’attesa sussurra profumi di stalla,
fieno e persino
origano. Il gusto è quello della frutta rossa matura, l’impatto invece è verticale grazie a tannino quasi
ruvido e freschezza
sprizzante.
Assaggiamo anche una delle
290 bottiglie di Curma 2009, 100% nero d’avola, cru di una vigna in riva al mare, dalle cui sabbie traggono nutrimento le viti. Ho detto tutto? no: questo vino invecchia in barriques di rovere francese per ben
42 mesi, lasciandosi modellare senza mai lasciarsi sopraffare dal legno.
Nasce così un vino dal naso complesso che parte dalla frutta, attraversa ceste colme di cioccolato, carruba e spezie per poi affondare nel tabacco e nei chiodi di garofano. In bocca ha una bella corrispondenza. Grande agilità di beva grazie alla freschezza ancora viva e al tannino appena pronto.
Bell’esempio di un nero d’avola con grandi capacità di invecchiamento.
Chiudiamo con la barbera d’Asti superiore
Caranti 2013 di
Cascina Garitina. Naso elegante e
cangiante che spazia dalla piacevolissima
mora di rovo ai frutti di bosco, dal balsamico alla
menta. Ritroviamo gli stessi sentori nel sorso liscio e vellutato. La freschezza è ottima e il tannino ben addomesticato. Il finale non troppo lungo, è però estremamente educato e pulito. Ottima barbera.
Concludo riportando ciò che si legge sul sito della FIVI:
” …il vignaiolo FIVI esprime due grandi qualità, la fierezza d’essere indipendente e l’intelligenza di cercare il sostegno dei colleghi. In tante cose chi sta in vigna non solo può, ma deve decidere da solo, è il solo modo per dare al vino un’impronta personale. Ma in tante altre situazioni è solo raggiungendo una massa critica che si riesce ad essere ascoltati, a fare opinione. “
Beh… questo è esattamente lo spirito che ho vissuto e potuto condividere a Piacenza!tanti visi noti, molte nuove conoscenze, persone stupende, vignaioli competenti ed amici inseparabili, pronti a condividere gioie, ma anche dolori e ad aiutarsi a vicenda… bellissima corrispondenza tra le parole scritte e la realtà dei fatti!
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