Fa caldo.
Ad agosto la costa occidentale siciliana è sempre assolata ma in tarda mattinata non è raro che si alzi un po’ di vento quasi a voler smorzare la calura delle ore centrali. Vado a Marsala e vado per riscoprire un luogo che davvero ho troppo trascurato, specialmente negli ultimi anni.
Oggi scelgo di visitare la cantina Martinez, e tuffarmi di testa nella storia del suo vino, il marsala, glorioso simbolo di una Sicilia che non c’è più o meglio, che a fatica sta riemergendo. 

E proprio per questo sappiate che IO non smetterò di parlarne!
Laura Doro, che rappresenta la sesta generazione della Famiglia, mi accompagna attraverso una cantina dal sapore antico che strizza l’occhio anche alla modernità. Tanti i “cimeli” e gli attrezzi nella sala adibita a museo; bellezze recuperate che solo il tempo con la sua opera ha potuto rivalutare ulteriormente.

Durante la visita, passo dalla cantina della concia dove si preparano le basi per le diverse tipologie di marsala per il marsala Ambra, dalla sala della pigiatura, tornata in cantina da qualche anno, dalla bottaia con le enormi botti centenarie da migliaia di litri.
Come dicevo, bellezza.
Poi nel mio girovagare giungo di fronte ad una statua, un busto di un uomo.
È Carlo Martinez, il fondatore dell’azienda.
Facciamo un passo indietro. Voglio inquadrare il periodo storico della Sicilia occidentale dell’800 per capire meglio la genesi non solo di questa famiglia ma del marsala moderno stesso.
Marsala era uno dei luoghi di maggior fermento dell’isola all’epoca; già “conquistata” da John Woodhouse e Benjamin Ingham, era il luogo perfetto per intraprendere un’attività redditizia e tessere rapporti commerciali con tutto il mondo.
Era un’invasione. 
Il busto di Carlo Martinez
e l’albero genealogico

Un’invasione di ricche famiglie inglese quali Hopps, Whitaker eccetera… un mondo fatto di investitori stranieri. Almeno fino all’ingresso nell’alta società della famiglia Florio.

I Florio hanno rappresentato per l’intera isola, non solo per Marsala, un cambiamento epocale (come per una nazione passare da una monarchia assoluta ad una democrazia) portando fasti e ricchezza in tutte le attività commerciali di loro interesse.
Una potenza commerciale che contava fra le altre cose, innumerevoli ville, 99 navi, la gestione delle tonnare e la prima azienda vinicola sorta proprio a fianco dei colossi inglesi di cui sopra.
Carlo Martinez, palermitano, amante della bella vita e i suoi piaceri, lavorava già a Napoli per la famiglia Florio come commerciante di ceramiche quando, sbarcato a Marsala, trovò terreno fertile per iniziare una nuova avventura viticola con il fratello Francesco.
Florio Martinez e Laura Doro 

Il resto è storia come si dice e immaginare i successivi centocinquant’anni fatti di alti e bassi, di grandi commerci con l’estero e della successiva decadenza di uno dei vini più importanti al mondo sarebbe un argomento da divano, da assaporare lentamente per coglierne le sfumature, con la bottiglia di marsala al lato e il bicchiere sempre colmo, che approfondirei con Florio Martinez magari, nonno di Laura, memoria storica, enologo e “decision maker” dell’azienda. A novant’anni…

Oggi, a valle di tutto i Martinez sono ancora qui, giunti alla settima generazione, nonostante siano cambiati tempi, gusti, volti e tendenze, sempre nel rispetto della qualità come unico filo conduttore.
Non hanno vigneti di proprietà ma storicamente selezionano di anno in anno produttori e produzione.
E dunque scopriamoli i protagonisti del giorno, iniziando con il Marsala Vergine Riserva 2003.
Il naso è quello dei grandi vini, ampio, che va dalla pesca sciroppata alla frutta sotto spirito, dalle spezie di cannella e paprika ai funghi secchi e datteri. Si beve col naso.
In bocca due aspetti spiccano. Acidità e texture . È un intreccio di sapori vibrante in chiave freschissima; lo abbiniamo con un crostino grasso all’acciuga e formaggio spalmabile o burro. Un’entrée di successo!
Ma si può far di meglio. Immaginatelo fra una pietanza e l’altra, come intermezzo per pulire la bocca con estrema eleganza. ad esempio durante un pasto da matrimonio, dove si passa dal pesce alla carne.
Aristocratico.
Ce ne sarebbero da provare ma è tardi e vorrei fare un bagno nella vicina spiaggia. Mi dedico ad un solo ultimo assaggio in controtendenza con il mio personale approccio al marsala.
Anche il Vergine Riserva 1995 

Il Marsala Superiore Riserva 5 anni Dolce è un marsala Ambra quindi conciato con aggiunta di mosto cotto pertanto mi fa immaginare un gusto rotondo per via del residuo zuccherino.

Sarò sincero. Pensavo peggio ed invece mostra una dinamica molto interessante al palato. Dolce all’inizio segue un momento di stasi e poi ancora un’impennata di frutta secca, mallo di noce, frutta disidratata.
Un vino facile ma non semplice grazie a questa nota ossidativa acida che fa da portante ad un sorso ben grasso ma non seduto. È un vino da festa!

E per ora l’abbinamento con il cioccolato fondente (di Modica magari) potete soltanto immaginarlo.