Ahimè sono i primi di settembre e nonostante abbia tentato di confinare Milano ed il lavoro nei meandri più remoti della memoria, purtroppo è tempo di rientrare alla base. Ma prima di lasciare questa splendida terra che è la Trinacria, c’è tempo per un ultimo giro di assaggi tutti rigorosamente “autoctoni“.
I 38 °C alle sette di sera e lo scirocco che carica l’aria di soffocante umidità non mi spaventano e non si frappongono tra l’agguerrita degustatrice che è in me e il Sudest Wine Fest, tenutosi dal 4 al 6 Settembre scorso all’antico mercato di Ortigia, Siracusa.
La manifestazione, alla sua seconda edizione, si propone di promuovere vitigni, vini e cantine della Sicilia sud orientale. Ecco quindi che moscato, nero d’avola, frappato la fanno da padrone, vinificati in purezza o, per i due rossi, assemblati per dare vita al Cerasuolo di Vittoria, unica DOCG siciliana.
Entrando nella sala degustazione la differenza con una sauna non è minimamente percepibile e le meravigliose bottiglie immerse nei cestelli del ghiaccio sembrano un miraggio… mi avvicino per accettarmi che non sia così… evviva, il miraggio è realtà!
“Coltivare il sapore, il profumo, la genuinità, l’autenticità dei prodotti della terra di Sicilia”: è l’ambizione dell’azienda Marabino, giovane cantina biodinamica situata nel comprensorio DOC ‘Eloro e Noto’, nel territorio di Pachino. Vitigni autoctoni della zona, quali Moscato Bianco e Nero d’Avola, vengono coltivati insieme ad una accurata selezione di diversi cloni di Chardonnay, traendo nutrimento da un territorio con una variabilità pedologica unica che va dal bianco calcareo, al nero argilloso al rosso mediterraneo.
Muscatedda 2014 – 100% moscato di noto – Ultimo nato in azienda, è un’ottima interpretazione secca di quest’uva che qui, di solito, ha tutt’altre vesti. L’appassimento di una piccola parte dei grappoli, gli conferisce i profumi tipici dei fratelli “passiti” e inganna la mente che si aspetta determinate note gustoolfattive. Il sorso è spiazzante, acidità e sapidità la fanno da padrone. In bocca il Muscatedda è pungente, fresco, energico, un vino con grinta da vendere.
Passiamo all’altro bianco, Eureka 2014 -100% chardonnay – Eureka come stupore, stupore nel trovare uno chardonnay da queste parti, stupore dell’impatto estremamente minerale, su note di polvere da sparo e zolfo, un naso direi quasi sapido. Ma il vitigno non è snaturato, infatti con l’ossigenazione compaiono profumi più tipici dello cardonnay, fieno, fiori gialli e frutta bianca. Struttura, acidità e alcolicità sono vive e ben bilanciate. Un bianco beverino e piacevole ora, ma che non teme il passare delle stagioni.
Sapidità e struttura sono chiare e definite anche nel Rosa Nera, rosato 100% nero d’avola. Fresco e fruttato, con una leggera nota ammadorlata. Un vino pensato per le donne, più simile ad un bianco, ma ammorbidito e aggraziato da sentori di rosa e frutta rossa.
Noto 2012 -100% nero d’avola – Il vitigno è lo stesso, la collina anche, ma la straordinaria diversità dei terreni richiede una diversa vinificazione a seconda della parcella di provenienza delle uve: macerazione veloce (tre giorni) per quelle da suoli vulcanici, due o tre settimane per le altre. Tutti i vini ottenuti riposano per dieci mesi in botti grandi di rovere francese per poi essere assemblati in bottiglia dove hanno un anno per riposare e fondersi armoniosamente tra loro. Il naso intenso per i primi minuti si rinnova continuamente: marasca, ciliegia sotto spirito, poi liquirizia, cioccolato e ancora pepe nero e carruba. Mi ricorda altri rossi della zona, ma anche eoliani. Me lo consigliano con il pesce. La bocca è polposa, materica, quasi polverosa. Tannino ancora giovane e ottima acidità ben bilanciate da struttura e alcolicità. Verticale, scattante, caldo e persistente, ci racconta qualcosa del territorio già da ora, ma i segreti migliori li rivelerà tra qualche anno. Un blend monovitigno, ottima espressione della filosofia aziendale.
Per il troppo caldo assenti Archimede e Moscato… peccato.
Rimaniamo sempre nell’estremo sud della Sicilia, sulle terre arse dal sole e lambite dalla brezza marina con questa azienda biologica. La contrada si chiama “Buonivini”, un nome che può essere di buon auspicio o a cui bisogna rendere degno onore.
Bianco IGT Terre Siciliane 2014 – 60% grillo, 40% catarratto – Naso fresco, minerale, con chiare note che rimandano agli arbusti di macchia mediterranea tipici di queste zone. In bocca il cappero è un altro richiamo al territorio. Mi stupiscono struttura (estratto 23g/l) e persistenza, che danno carattere al vino, ma che non risultano pesanti grazie alla grande freschezza. Un vino con una bella personalità, ottimo connubio dei due vitigni, il grillo con la sua acidità, e il catarratto che da morbidezze e profumi floreali.
La Favola, DOC Eloro Pachino 2013 – 100% nero d’avola – è stato il primo vino dell’azienda, nato in soli tre mesi, proprio come in una favola, ottimo traguardo dopo anni di studi e prove.
La marasca intensa e pungente la fa da padrone, dolcemente accompagnata da liquirizia, tabacco e carruba. Il sorso è pieno, dolce, caramelloso, ma mai stucchevole grazie a freschezza e tannino vigorosi. Un ottimo uso del legno, circa sei mesi di botte di differente capacità, che conferisce dolcezza ai profumi e sapori di questo vino, ma senza snaturare il vitigno. L’acidità potente e il tannino nerboruto vengono abilmente levigati in una favola bella da leggere in tenerà età, ma anche con la saggezza della maturità.
Refosa DOC Moscato di Noto 2012 – 100% moscato bianco – Questo vino è ottenuto con appassimento delle uve direttamente in pianta per mezzo di una pinza che stringe il tralcio lasciando passare una minima quantità di linfa. In questo modo il grappolo continua a ricevere nutrimenti che gli permettono di conservare acidità e aromi fino al momento della vinificazione, diversamente da quanto avviene quando le uve sono fatte appassire dopo la raccolta. Tutto ciò si esprime in un naso che verte sì sull’albicocca tipica del moscato, ma mai stucchevole, anzi fresco, pungente e accompagnato da sentori di fiori secchi. Anche questo vino, come gli altri dell’azienda, si distingue per la il sorso pieno e deciso, tondo e morbido, ma allo stesso tempo snello grazie alla vivace acidità. Alcool centrato e residuo zuccherino inferiore alla norma lo rendono un moscato leggero e beverino come pochi altri ho assaggiato. Lo consigliano con formaggi come il gorgonzola, piuttosto che con i dolci… considerata la pulizia di bocca e la discreta persistenza delle note fruttate, direi che è un’abbinamento azzeccato.
Tra nuove conoscenze e piacevoli riassaggi, anche questa sera ho perso il conto delle degustazioni. Tuttavia, un pò per il caldo estremo, e in misura maggiore per la qualità dei loro prodotti, sono le due aziende sopra citate quelle che oggi porto a casa con me.