C’è un’isola nel Mediterraneo, dove tradizione e cultura si sono tramandati intatti fino ai giorni nostri. Un’isola affascinante e misteriosa, come quasi tutte le isole dove il vento della storia ha spirato più forte che altrove.
L’isola di San Pietro, nell’arcipelago del Sulcis, è di origine vulcanica ed è stata colonizzata sin dal 1738 da una popolazione di origine ligure, i Pegli, proveniente da un’isola tunisina, Tabarca. Qui i liguri avevano iniziato un commercio di corallo sin dalla metà del 1500 ma con il passare del tempo le condizioni cambiarono e i Pegli chiesero a Carlo Emanuele III, re di Sardegna, di colonizzare l’allora disabitata Isola degli Sparvieri, successivamente ribattezzata San Pietro.
Oggi a Carloforte, unico Comune dell’isola, si parla ancora tabarchino, un dialetto ligure riconosciuto,promosso e valorizzato da una legge regionale sarda.
E – nota di cultura – Carloforte ogni anno si organizza il Festival Crêuza de mä, dedicato alle musiche dei film.
Sull’isola si coltiva anche la vite, tra cui una varietà autoctona chiamata Ramungiò, una varietà a bacca bianca dalla quale si ricava un vino simile al vermentino.
Il vino che ho bevuto qualche sera fa invece è Roussou U Tabarka, azienda Tanca Gioia, ottenuto da uve bovale. L’azienda è la prima vitivinicola dell’isola ed ha fatto del rispetto della tradizione il proprio punto di forza: e come avrebbe potuto ignorare il profumo della storia, che forte si sprigiona tra le cale e le coste frastagliate di San Pietro?!
Roussou 2008 è rosso granato e di bella consistenza: al naso è intensamente marino, mediterraneo: gli aromi di frutta rossa sotto spirito si alternano a quelli di macchia mediterranea, cappero e tamarindo. Il sorso è agile e complesso, di buon equilibrio e di straordinaria sapidità. E’ un vino dinamico, che non si svela immediatamente. Armonico e non immediatamente decifrabile, come la terra dalla quale proviene.