A parte la domanda retorica cui tutti (siamo sicuri?) sappiamo rispondere, cerchiamo di sfatare il mito del vino bianco che deve essere consumato giovane, ultima annata al massimo, anzi se lo prendiamo dalla botte ancora meglio…
Non fosse per “la risposta fondamentale alla domanda sulla vita l’universo e tutto quanto” che è 42, poco applicabile in questo contesto, la risposta esatta è, appunto,
dipende.
Come quasi tutto ciò che riguarda il vino.
“Ma certo!”, potrebbe dire un nostro fantomatico amico espertone, “tutti i vini invecchiano ovviamente”.
Ma vedi, caro amico, è il come che fa la differenza fra il fluido giallognolo in bottiglia bianca scolma, in bella mostra sopra il camino dal ’82, anno del Mondiale, e un Pedro Ximenes del ’83 che potrebbe berlo il mio nipote futuro.
Da anziano.
Dunque lo scorso 11 novembre al Westin Palace di Milano abbiamo avuto un assaggio, anzi tanti assaggi, di cosa ci si può aspettare dai bianchi agée con il plus di gustare diverse annate del medesimo vino. In alcuni casi vere e proprie mini-verticali!
Tra l’altro, l’AIS Milano si è inventata (si fare dire) una formula particolare per questa serata. I produttori non erano tanti ed è stato possibile organizzare diversi tavoli (uno per etichetta) di dieci posti ciascuno circa per dar modo al produttore o sommelier al servizio, di presentare il vino a dovere, e, all’avventore, di prendersela decisamente più comoda senza la fretta di saltare da un desk all’altro.
Dopo un primo momento di sconforto causa tutti i tavoli pieni abbiamo capito che l’attesa sarebbe stata molto breve e la formula assolutamente vincente!
AIS…Rifacciamo con i rossi???
Per la cronaca ne abbiamo provati davvero tanti. Roba del tipo che alla fine mi ero assuefatto…
Meglio sfoltire con un estratto dei miei appunti. Prima di scivolare nell’oblio…
Primo posto libero e mi fiondo!
Marisa Cuomo Furore Bianco Fiorduva 2007. L’unico millesimo a questo tavolo, peccato, ma sette anni di invecchiamento per comprendere l’evoluzione delle uve autoctone ripoli, fenile e ginestra sono quello che stavamo cercando.
Grande freschezza, profondo, ampio al gusto, in pratica tridimensionale.
Sarà il primo sorso o sarà la suggestione, non so, ma questo è uno di quei vini che mi fa SEMPRE dire “oddio che buono!” con la lacrimuccia.
Altro posto libero, lì! Corri da
Benanti!
Chi non conosce il l’Etna Doc Bianco Superiore Pietramarina manca di un pezzo di Sicilia.
Da carricante in purezza è vinificato in acciaio e poi affinato per due anni, sempre in acciaio, e uno in bottiglia prima di essere immesso in commercio.
Due i millesimi al tavolo.
2010
Naso su nota citrina e pompelmo, bocca estremamente minerale e tagliente tipo rasoio. Lo metti sul pesce in genere ma io lo adorerei su una pasta con vongole e/o ricci (ma ormai lo sapete no?)
2008
Naso molto diverso su spunto di idrocarburo (!) un’acidità che regge il confronto con il 2010. In generale più armonico ed equilibrato, e dalle note agrumate più piene e mature. Grande vino e grandissima evoluzione… chissà in futuro!
Alla scoperta del Colli tortonesi timorasso Derthona.
Standing ovation per il produttore che ha regalato a tutti una grande verticale di emozioni (per far seguito al tweet di qualche giorno fa) che va dal 2013 al 2007.
2013
Un filo anonimo al naso, gradevole al palato di buon equilibrio, agrumato, da finissimi tratti minerali e sapidi.
2012
Il naso si mette in evidenza e definisce note di pesca sciroppata e nuance speziate. Bocca intensa, sapida da manuale ancora in grande equilibrio complessivamente.
2010
Frutta secca emerge fra sentori fruttati di pesca. Bocca sapida ben bilanciata fra freschezza e alcol. Andiamo decisamente su come qualità e armonia complessiva.
2008
Qua facciamo il botto.
Naso molto simile ma è la bocca che quasi esplode adesso. Mandorle, nocciole, frutta fresca bianca e gialla in bagno sapido. Grandissimo.
2007
Gran naso intenso su fungo e nota iodata. Bocca con intensi ritorni di frutta secca e gradevole tostatura dolce. Il migliore insieme al 2008 con un’ombra sulla persistenza… Ma sì che importa! Non stiamo lì a sottilizzare!
Dovrei avere un fiano Exultet da qualche parte ma stasera parliamo del Giallo D’Arles Docg da greco di tufo.
2012
Tratti erbacei caldo e burroso con ritorni di frutta secca. Questo è tutto.
Purtroppo la sommelier mi ha versato un’unghia… grazie di nulla. Spero di essere più fortunato col 2010.
2010
Andiamo meglio, due unghie di vino.
Cosa dire…Tecnicamente perfetto. Punto.
Chissà, magari riuscirò a provarlo decentemente prima o poi…
2008
Lo ricordo dalle poche gocce nel calice come un gran vino, morbido, fresco ed in perfetta armonia. Potrebbe essere il migliore fra i tre se solo non fosse evaporato in bocca.
Nel territorio toscano di Greve in Chianti il Toscana Igt Batàr nasce da un esperimento di microvinificazione da viti di pinot bianco e chardonnay che dovevano essere espiantate.
Il 2012 è morbido e burroso. L’effetto del pinot bianco è evidente anche se l’acidità sostiene adeguatamente la struttura.
Si apprezza anche giovane, dicono. Personalmente devo avere qualche problema col pinot bianco.
Il 2002 invece è una sorpresona con cenni di fungo secco al naso e nocciola e noce al palato. Molto, molto buono.
Ah, purtroppo ho beccato il fondo. Sono un po’ sfigato oggi…
Chiudo con un ultimo grande assaggio il Gavi dei Gavi 2007 di La Scolca.
Grandissimo naso su sbuffi sulfurei ma è la bocca ad essere super. Tratti decisi e delicati stanno lì in bilico con un perfetto grado alcolico. Una freschezza decisa che quasi mi lascia afono. Grande, grandissimo bianco italiano.
E voi? Quali bianchi da invecchiamento degni nota avete provato?
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