Veniamo a conoscenza di questi incontri periodici, Viniacasamia (http://www.viniacasamia.it/), una settimana fa circa tramite Michele, che ci “inserisce nel giro” delle amicizie.
Marco, ideatore, organizzatore e padrone di casa, ci accoglie mentre prepara salumi che di lì a poco faranno parte del rinfresco insieme a focaccia, pane carasau, formaggi e altra roba interessante.
Marilena e Armin (foto Viniacasamia)

Ambiente accogliente, caldo, informale; l’ideale per passare una serata in compagnia di (pochi) vecchi e (tanti) nuovi amici. Molti, moltissimi libri.

“E’ nato tutto per caso…Conosci qualche piccolo produttore, inviti un po’ di gente, una cosa tira l’altra ed ecco fatto. Io faccio la mia parte con catering e pubblicità”.
D’altronde ai vini c’è già chi ci pensa.
L’evento di questa sera vede Armin Kobler e Marilena Barbera confrontarsi principalmente sui rosati di merlot da un lato e nero d’avola dall’altro, ma avremo la fortuna di provare anche ampia parte della loro produzione.

E mentre cerco di rompere il ghiaccio parto in quinta con “la bambina”, il nero d’avola rosato di Marilena.
Il nome già lascia intravedere attaccamento, quasi affetto, per una creatura fortemente voluta, da proteggere.
“Vendemmio un po’ in anticipo ma soprattutto di notte per preservare tutti gli aromi, la fragranza e far arrivare l’uva in uno stato perfetto alla pigiatura; cosa impossibile di giorno per via del caldo!”
Marilena è una donna appassionata, fiera e socievole. Una perfetta rappresentante della sicilianità.
Bottiglia già vuota a inizio serata…

La bambina, limpido, di un bel colore buccia di cipolla intenso (o anche salmone), dà subito l’impressione di un vino molto femminile. Forti sentori agrumati misti a ciclamino fanno da padrone al naso mentre in bocca una buona acidità unita  a un’altrettanto spiccata sapidità rendono il sorso omogeneo e mediamente lungo.

Semplice e immediato va benissimo per un aperitivo serale; personalmente vorrei provarlo durante un pranzo siciliano di inizio agosto a base di pasta con vongole e/o ricci di mare. Una visione semplicemente fantastica…
Torniamo alla realtà… è ancora presto per le vacanze estive.
Mi accorgo che Armin ha preso la parola nel frattempo.
Ha iniziato nel 2006 e sebbene il lagrein sia il vitigno rosso principe della zona non viene bene sul suo terreno. Di contro il merlot, presente da circa 150 anni si è adattato bene diventando endemico.

I due contendenti della serata (foto Viniacasamia).
Visto che colore il  merlot?

Il Kotzner 2011è un rosato strano…; anche da tutto pasto, l’ho proposto con secondi piatti di carni bianche come il coniglio.”

Infatti macerando per due giorni, perché “il merlot cede sostanze lentamente”, ha un colore più sul rosso rubino (scarico) che sul rosato.
L’attacco al naso è calcareo, roccioso e minerale; si apre poi ai frutti rossi, soprattutto fragola. In bocca ha un tannino deciso per un rosato, avvertibile, mentre l’acidità arriva qualche istante dopo. Fa 14,5° e l’incipit alcolico risulta integrato aggiungendo una bella struttura.
Finale sapido con ritorni balsamici.
Ci vuole coraggio e incoscienza per fare un merlot rosato; il mercato è saturo e bisogna inventarsi non solo qualcosa che sia buono ma anche diverso.
Mi è piaciuto moltissimo in effetti! Non mi aspettavo tutto questo da un rosato fondamentalmente perché credo di essere anch’io (ma soprattutto in passato) un pizzico prevenuto nei confronti di questa categoria.
Felice di essermi ricreduto e aver colmato qualche lacuna.
Prima di tornare al sud un breve cenno per il merlot riserva 2009.
Inizio speziato, poi tanta frutta; fragola e lampone soprattutto. Legno avvertibile ma integrato e tannino morbido ne fanno un prodotto rotondo, piacevole ma omologato. Mi sarei aspettato un po’ di verve in più forse. Che sia stata l’annata?
La serata evolve dinamicamente fra mille chiacchiere, aneddoti, scoperte, pareri. E’ il momento di provare nero d’avola rosso e perricone di casa Barbera.
Marilena ci racconta qualche aneddoto sul nero d’avola presente nella zona solo dagli anni ’60/’70 dove prima vi era solo perricone.
E’ una grande uva (il nero d’avola), più versatile e adattiva, perfetta per gli uvaggi. Il perricone è difficile e ha un tannino indomabile… è un po’ il nebbiolo della Sicilia e sebbene oggi la situazione sia tragica (riporta un dato agghiacciante di soli 40 ettari vitati in tutta l’isola) rappresenta sicuramente il futuro dell’enologia siciliana.
L’ottimo perricone Barbera

Il nero d’avola 2012, limpido rosso rubino semipermeabile di media consistenza, sprigiona al naso profumi di tabacco e frutta esotica. Fermentato spontaneamente e con lieviti autoctoni, in bocca è rotondo con un tannino morbido, percepibile ma integrato. Niente legno. Anche qui credo manchi un pizzico di spunto in più che non avrebbe guastato.

Dulcis in fundo è il momento del decantato perricone.
Il 2010 parte benissimo con sentori di pepe, spezie varie e minerilità vibrante. L’acidità notevole è bilanciata ottimamente da un tannino ben delineato, centrale e perfettamente integrato. Sapido come dovrebbe e piuttosto lungo scende giù con una facilità sorprendente. Vinificato in acciaio, barrique e tonneau è il mio miglior assaggio della serata.

Un grandissimo ringraziamento a Marco per l’ospitalità e a Marilena e Armin per disponibilità, competenza e simpatia.

Ah c’erano anche grillo, chardonnay, gewurztraminer e un’inzolia che Marilena mi ha invitato a provare…
Era già finita da tempo… ora rimarrò con un vuoto incolmabile!
Quando potrò rimediare? 🙂