“Davvero una serata divertente e intrigante.”
Ho ringraziato così, al telefono, Michele ed Elena che gentilmente ci hanno accolto in casa, poco prima di poggiare la testa sul cuscino, stanco, con il tipico mal di testa da solforosa (leggero per fortuna) ma decisamente soddisfatto.
Iniziamo dal principio.
Nonostante il cattivo tempo, il traffico, e nessun parcheggio libero, arriviamo all’appuntamento quasi puntuali.
Ore 19.45 circa la tavola è già pronta con piattoni di capocollo, coppa, salame, lardo di Arnad, fontina (tutto valdostano fin quì), toma piemontese e prezel fatto in casa…Avete presente l’odore inebriante delle salumerie? Aggiungete il pane e ci siamo.
Il tema principale della serata verte, soprattutto, sulle bollicine Inglesi… si perché, pare, che ultimamente (mi tengo sul vago…) gli inglesi  abbiano imparato a fare il vino…meglio dei francesi! 
Almeno così dicono alcune Guide internazionali…
Sarà vero?
Scopriamolo!
Nell’attesa di altri commensali meno fortunati nel trovare parcheggio, ci intratteniamo parlando della viticoltura in Inghilterra e di come qualcuno si sia accorto che il terreno particolarmente vocato della Champagne era presente anche oltre la Manica, nei domini della Regina. Per questo motivo, in considerazione dei cambiamenti climatici dovuti al famigerato riscaldamento globale, e grazie all’aiuto di consulenti francesi, si iniziarono a selezionare (credo da metà anni 70 ’90) cloni particolarmente resistenti al clima più rigido inglese…  
Una storia che Michele racconta con dovizia e con particolari ben più approfonditi.
…Continuiamo ad aspettare persone. La sete, invece, non aspetta più.
Franciacorta Brut Barone Pizzini, Magnum
Considerato un pò fuori tema, iniziamo “avvinando” la bocca con il Franciacorta Brut di Barone Pizzini in Magnum.
Onore mio aprire le danze!
Limpido, giallo paglierino e abbastanza consistente questo brut è un Chardonnay quasi in purezza con una minima parte di Pinot Nero. Le bollicine, poco numerose fini e abbastanza persistenti hanno acceso, durante l’arco della serata, diversi dibattiti a causa dei diversi risultati ottenuti. Mi spiego meglio. A parità di vino (e di pulizia) il mio bicchiere mostrava (ad esempio) bollicine fini, numerose e persistenti mentre, in un altro calice, appariva appena mosso con bollicine scarse e poco numerose…capirete che alla terza e quarta bottiglia pensavamo di avere le allucinazioni tanto contrastanti erano i pareri!
Non ci siamo soffermati troppo, a dire in vero, sul vino italiano considerando il tema della serata. Riporterò quanto appuntato. 
Una leggera sensazione aromatica accompagna l’esame olfattivo che risulta fine. E’ floreale, fruttato (albicocca, leggera banana) e minerale. Tutti i sentori sono sottili, eleganti come ci si aspetterebbe da un Franciacorta.
Al palato è fresco, pulisce bene dopo 2-3 fette di salame, abbastanza strutturato, equilibrato e abbastanza persistente.
Un Franciacorta convincente, tecnicamente ben fatto, senza però avermi comunicato quel qualcosa in più che, credo, avrei voluto. Vorrei tanto provare il Nature e il Pas Dosè Riserva…
[Fine prima parte] 
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