Alla enoteca Vino al vino non si fermano mai. Eleggere il Vino dell’anno è diventata una simpatica tradizione che Antonio fa rinnovare in contemporanea all’uscita editoriale delle grandi guide nazionali, quasi a sottolineare che nella personale democrazia dell’enoteca i suoi clienti pensano autonomamente e la classifica se la fanno da soli. 
Come funziona? Sono previste otto serate, due per tipologia (spumanti, bianchi, rossi, stranieri); cinque concorrenti a serata e qualificazione al turno successivo garantita per i primi due. Naturalmente possono partecipare tutti, non è necessario essere Master sommelier: come spesso si sente dire, il sommo giudice è il gusto personale (per fortuna, aggiungo). 
Giovedì scorso c’è stata la prima serata di qualificazione per i vini rossi. Decidiamo di provare a degustare alla cieca, per conferire alla gara una ulteriore nota di imparzialità. Vi racconto cosa ho scritto e dopo vi svelerò la successione esatta. I cinque concorrenti erano:
Conero Sassi neri 2008 Le terrazze
Etna rosso Rovittello 2007 Benanti
Valpolicella Casalvegri 2010 Ca’ la bionda
Sassella Sommarovina 2009 Mamete Prevostini
Montevertine 2010 Montevertine 

Antonio ci premette che la successione sarà casuale, senza alcun criterio degustativo. Al tavolo di degustazione c’è elettricità e – nonostante non sia l’obiettivo della serata – molta curiosità di cimentarsi nella sfida con se stessi: saremo in grado di riconoscerne qualcuno? 

Campione n. 1: si comincia con un vino dal luminoso rosso granato e permeabile, consistente nel calice; il naso è suadente ed intenso, caratterizzato da aromi di frutti rossi maturi, prugna soprattutto, poi una evoluzione verticale con sbuffi di carruba e anice stellato. Al gusto dimostra grande stoffa: è caldo e morbido, manifesta buona mineralità e sapidità, freschezza appena più attenuata, l’incontro con il tannino è un bacio di seta. Finale lungo e distribuito su armonici ritorni fruttati.
Campione n. 2: il calice ci presenta un rosso rubino fitto, impenetrabile, consistente; all’olfatto aromi floreali in evidenza, specie rosa appassita, cui segue una progressione di frutti neri maturi ed una speziatura da legno, specie vaniglia. In bocca è austero e muscolare: il tannino è risolto, la sapidità è in grande evidenza persino a scapito di una non preponderante freschezza. Finale senza cedimenti o evoluzioni.
Campione n. 3: rubino luminoso e consistente, naso fine di garofano, terra bagnata, nota ematica, ferrosa, tabacco; il sorso si distingue per la rigorosa corrispondenza gusto olfattiva, il tannino fine ed un equilibrio ammirevole. Finale pervaso da sentori speziati. 
Campione n. 4:  rosso rubino, permeabile, luminoso, invitante, non molto consistente. Profilo aromatico elegante ed ampio: violetta, ciliegie, cannella, liquirizia cui seguono note di tabacco e terra bagnata. Il sorso sorprende per continuità gusto olfattiva, eleganza, un’anima snella eppur sostenuta da struttura piacevole. Una poesia nel calice. Tannino ben distribuito e abile antagonista di alcol bilanciato; sapido ed interminabile, appaga il naso, la bocca e lo spirito. 
Campione n. 5: limpido rosso rubino; impatto olfattivo lieve ma pulito ed ampio, con sentori di rosa, lavanda in successione fino a squilli terziari di foxy, cioccolato; al gusto è caldo, soffice, elegante, scivola divinamente su delicata freschezza, supportato da tannino fine perfettamente legato alla struttura del vino, conferma la pulizia dell’olfatto con analoga nitidezza gustativa. Mi ha ricordato, per certi versi, alcuni pinot neri borgognoni.   
Stilare una classifica, al termine della degustazione, non è stato semplice: vi assicuro che i punteggi segnati sul mio taccuino erano molto vicini tra di loro. Dopotutto non si arriva alle qualificazioni di Vino dell’anno per caso…
La mia personale graduatoria ha premiato, infine, i seguenti due vini:
Al primo posto il campione n. 4, che altri non era che Montevertine 2010 di Montevertine. 







Al secondo posto il campione n. 1,  Sassella Sommarovina 2009 di Mamete Prevostini

Il campione n. 2 era uno dei miei primi grandi amori, il Conero Sassi neri 2008 di Le terrazze, che ammetto di aver “cercato” tra i cinque calici senza esito soddisfacente.
Il campione n. 3: Valpolicella Casalvegri 2010 di Ca’ la bionda, splendida interpretazione della denominazione veneta.
Il campione n. 5, infine, era un sorprendente, Etna rosso Rovittello 2007 di Benanti, emozionante espressione di un grandioso territorio. 

Nessun prodotto meritava di rimanere escluso ma ahimè il Vino dell’anno è uno solo e bisogna fare dolorose scelte. 
Domenica primo dicembre ci sarà la finalissima, ma prima di allora mancano ancora sei serate di qualificazioni. Restate sintonizzati (o partecipate direttamente, ancora meglio).