Non vedevo l’ora che arrivasse il 24: ho stampato lista dei produttori e interpellato amici più esperti per non arrivare impreparato. Non del tutto almeno.
Ero incuriosito sia dalla manifestazione in sé che dall’ambientazione “unica” e pertanto, adesso, mi sento in dovere di citare un passo estrapolato dalla pagina de La Terra Trema (quì) per identificare correttamente il tema del evento: “
Da parecchi anni questo progetto riunisce nel cuore di Milano le mille elaborazioni, condivise e partecipate, delle politiche che, ai suddetti territori, guardano, perché lì nasceranno comunità nuove, consapevoli, aperte.[…] La Terra Trema è una manifestazione dedicata all’agricoltura di qualità, quella che in Italia quotidianamente si batte per tutelare suolo, socialità e cultura.”
In una cultura come la nostra, in cui il mondo del vino non sfugge alle leggi della globalizzazione, non è difficile condividere quanto scritto.
Iniziamo il giro degli stand dunque anche se non mi è chiaro l’ordine di disposizione.
Alfabetico per regione? No.
Alfabetico per produttore? No.
Nord-Centro-Sud? No.
Mmm vabbè giro che è meglio, non ho molto tempo, mi ricorderò dove sta “chi” al momento.
Juan Chatus, Garella |
Mi imbatto subito in Garella, piccola azienda agricola dell’alto Piemonte. Vigne vecchie di 70-100 anni a Nebbiolo e altre varietà locali. Cristiano e Daniele, fratelli, hanno raccolto l’eredità della cantina nel 2003.
Il Juan 2006 è un rosso blend di Nebbiolo 50%, Croatina 30%, Vespolina 20%, Chatus, Negrera e altre.
Intenso e complesso nei profumi, di buona struttura, elegante, delicato e persistente al gusto. Ottimo.
Ho portato via 2 delle 900 bottiglie prodotte… Ci sarebbe anche la Croatina in purezza Trun 2007 da prendere…
Con Bosco Falconeria, azienda biologica del palermitano (Partinico), torno per un attimo alla mia Sicilia. Acquisto una bottiglia di Catarratto extra-lucido dal gusto fresco e asciutto che ben si adatta a formaggi carni bianche e primi piatti poco complessi. Seguirà recensione.
Particolare di terreno vulcanico, Gradoli |
Passeggiando, uno stand attira la mia attenzione. Occhipinti, Lazio. Ammetto la mia scarsa cultura sui vini laziali e sebbene ci troviamo a Gradoli quasi al confine con Toscana e Umbria, mi sembra un buon inizio per ampliare la mia conoscenza in materia. I vitigni autoctoni della zona sono l’Aleatico e il Grechetto Rosso che ben si sono adattati al terreno vulcanico della regione adiacente il lago di Bolsena. Vengo accolto con calore ed allegria da Andrea e (credo) i suoi familiari. L’Aleatico è declinato in bianco, rosso e passito. Porto a casa il rosso di cui colgo i sentori aromatici, floreali e fruttati, ma anche il passito (dal colore rosso rubino carico) mi farà ricordare di loro.
Torniamo in Piemonte ancora un attimo prima di passare agli ultimi due banchetti; Cappellano.
Data la mia giovanissima “carriera” (haha) nel campo enologico ero allo scuro del suo ottimo Barolo Rupestris Otin Fiorin 2006. Buona vena acida, tannino vivo e sapidità ne fanno a mio avviso un ottimo vino da invecchiamento. Lunga la persistenza. Ho finito i contanti… rimane giusto il minimo (mi ha fatto anche lo sconto) per una bottiglia.
Torno (ho barato lo ammetto, questi sono quasi i primi banchetti che ho visitato) vicino l’ingresso da Punta dell’Ufala e Barraco.
Ancora Sicilia, si ancora!
Daria e Ines mi invitano subito all’assaggio della Malvasia delle Lipari doc, l’unica (a quanto ne so) che viene da Vulcano. Daria mi racconta di quanto sia complicata la vinificazione poiché devono necessariamente appoggiarsi ad un altro produttore di Salina…Ve lo immaginate? prepara le cassette, imbarca le cassette, sbarca le casette…e se c’è mare grosso? Non deve essere facile.
Ho provato sia il 2011 che il 2010.
Fantastici. Il 2010 anche meglio. Non scrivo altro, devo necessariamente gustarmelo in santa pace per non farmi scappare nemmeno un profumo o un sapore. Purtroppo per la fretta sono andato via senza salutare e senza prendere una bottiglia…ma so già come rimediare.
Chiudo con Nino Barraco.
L’ho conosciuto in questa occasione. Si è comportato da amico, come se mi conoscesse da tempo. Abbiamo scambiato poche parole, troppa gente al suo stand, ma mi ha promesso un approfondimento a brevissimo.
Li ho provati tutti: Catarratto, Zibibbo, Grillo, Pignatello, Nero D’Avola e Milocca ma voglio dire solo due parole sul Grillo (il resto più in là).
Grillo 2011, Barraco |
Adoro l’uva grillo e credo possa rappresentare il futuro (almeno una parte) dell’enologia siciliana.
Ne ho provati 4 o 5 da Trapani a Ragusa passando per Palermo e Messina…Almeno quì ho un pò di esperienza. Ebbene il Grillo di Barraco è semplicemente unico! Intenso, ampio e complesso; rimani spiazzato dalla varietà e qualità dei profumi non tipici. Quà emergono sentori agrumati, secondari e terziari (pasticceria), e una mineralità da acqua di mare. In bocca è sapido e fedele al naso.
Perdonatemi, ma come ho anche detto a Nino “questo è uno Champagne senza bollicine”!
Un prodotto eccellente, emozionante a dir poco.
Mi sono limitato a due bottiglie di Grillo e una di Nero D’Avola ma anche lo Zibibbo e il Milocca, che sono fuori dagli schemi, mi hanno lasciato un ricordo indelebile.