Se scrivo queste due righe è solo grazie alla mia amica Paola che ha ceduto il suo posto. Come minimo si merita una grande bevuta.

La degustazione del 4 dicembre 2017 in AIS Milano rimarrà per me una data storica. La serata dove l’uomo si è fatto vino ed è diventato immortale.

Un grandissimo Alberto Lupetti ci ha condotto attraverso il pensiero di Anselme Selosse, un personaggio unico diventato mito come i suoi vini.

“Selosse come Krug”,  o meglio aggiunge “com’era Krug”.

Senza vie di mezzo, piace o non piace. Una strada, quella di Anselme, percorsa in relativamente poco tempo, in cui riuscito a conquistare il pubblico più esigente.

Jacques la leggenda. Anselme, il figlio, l’eredità.

Reperibilità difficile sul mercato come anche difficile è il personaggio. E solo conoscendo il personaggio si può capire il suo vino. Il messaggio che ci lascia più in basso in foto, è incentrato sul perché piuttosto che sul come.

Ci troviamo nelle Ardenne in Cote des Blancs la patria dello chardonnay. Tipica la conformazione del vigneto con bosco in sommità, vigneto sul pendio e pianura con relativa strada.

Terreno composto da craie e pietra calcarea gessosa in grado di assorbire un’enorme quantità d’acqua che al momento di estremo caldo rilascia evitando di mandare in sofferenza il vigneto.
13 villaggi di cui 6 Grand Cru quasi interamente piantati a chardonnay che danno origine all’uva più cara che sta intorno ai 7-7.5 euro al kg a seconda delle annate.

Alberto si sofferma molto sull’importanza del pendio; “un fattore determinante” dice. Il meglio della produzione si ha nel mezzo di esso per la perpendicolarità dei raggi solari, per il drenaggio dell’acqua e per il naturale affioramento della craie.

Una volta la Cote de Blancs si chiamava Cote Blange, ovvero bianca, per via del terreno bianco.

Siamo ad Avize con Selosse che insieme ad Agrapart e De Sousa sono considerati i Re della Cote.

4 i village dove Selosse ha le vigne: Cramant dai vini freschi, agrumati e minerali di grande complessità e regolari nella qualità, Avize dai vini rotondi, molto minerali e ricchi, Oger dall’opulenza con le sue note mielate sfaccettate e Les Mesnil dai vini molto tesi che si connotano per note di frutta fresca e verticalità.

La produzione varia dalle 57mila alle 63mila bottiglie di cui, gioisca chi può, ben il 25 % finisce in italia. In pratica abbiamo contribuito non poco a far affermare il suo nome nello scenario interazionale, manco a dirlo, insieme agli americani.

Anselme prende le redini dell’azienda nel 1980; ricordate questa data perché rappresenta uno spartiacque in una sorta di prima e dopo.

Una rivoluzione:

In etichetta si ha il ritorno al legno esplicitato.

Primo promotore dello “Champagne de terroir” ovvero influenzato dall’espressività del terreno in contrapposizione allo “Champagne de cuvée” incentrato dall’assemblaggio.

Ma la vera grandezza di Anselme, la reale discriminante, è stata quella di interpretare il suo vino come un bianco di Borgogna, non come uno Champagne. Inoltre a fronte di una grande siccità del ’76 decise di diminuire la pressione; un pensiero che sintetizza in “alleggerire per scoprire la libertá”.

I riconoscimenti non sono tardati ad arrivare anche dalle altre grandi Maison. E non sono mancati nemmeno gli allievi, ormai grandissimi nomi che condividono l’olimpo dello Champagne, come Jerome Prevost, Ulysse Collin, Michel Fallon.

Selosse

L’Anselme-pensiero si può riassumere quindi in tre punti fondamentali:

“Semplicità.” Un concetto oggi abusato ma all’epoca, più che rivoluzionario, quasi inconcepibile.

“No etichette.” Termini come biologico o biodinamico mettono al centro l’uomo e sono contrapposti all’ascolto della vigna.

“Intervenire il meno possibile e solo se serve”. Quindi non vini perfetti ma “naturalmente squilibrati”, un estratto di terroir, il cui motto si può riassumere “in lascia fare alla vigna.”

 

Concentriamoci sulla degustazione

Selosse Brut Initial

Brut Initial Blanc de Blancs. Cuvèe di vintage 2010 2009 2008 (una grandissima annata) dalla parte bassa del coteau.
6 anni sui lieviti con due scuotimenti per estrarre il massimo e dare più profondità al risultato.

Un vino più che uno Champagne, dove una maturità del frutto a tutto tondo gioca la partita a carte della vita insieme al gesso in un equilibrio sui generis. Energico e potente, tropicale e secco, è cangiante fra note miele e mineralità iodata.

Selosse Version Originale

Il Version Originale Blanc de Blancs cambia solo per l’altezza del vigneto. Questo assemblaggio viene dalla parte mediana del coteau dove la pendenza raggiunge il 15% e la craie è si trova a soli 30/50 centimetri in profondità. 3 scuotimenti e nessun dosaggio.

Drittissimo su agrume candito e cedro, in pratica una lama di rasoio che taglia in due una materia ricca che permane oltre il fine sorso. È come se l’Originale facesse sfigurare l’Initial. Come dire oro e piombo. Sono senza parole…

Dal 2004 al 2009 con 3 scuotimenti sempre molto basso in dosaggio.

Substance Blanc de Blancs.
Assemblaggio di Avize secondo il metodo Solera. Dice Anselme “cambia con le stagioni”. Siamo in inverno e dovrebbe essere più scuro al momento…  Solo 3000 bottiglie, solo due botti in un mare magno di annate che spazia dal vintage ’86 al 2009.

Questo vino ridefinisce molti dei concetti finora acquisiti e sposta di molte posizioni l’asticella di caratteristiche come intensità o consistenza o ancora armonia. Con questa sua frutta matura si fa molto più vino nonostante la bollicina sia vibrante. Tropicale di dattero e agrumi in canditura fino ad arrivare quasi al fungo disidratato. Una fusione e armonia perfetti. Teso ma ampio, grasso ma profondo, snello nonostante la materia quasi masticabile.

Da questo punto in poi saliamo in paradiso e nessuna descrizione, nessun aggettivo, potrà mai essere sufficiente.

Il Millesime Blanc de Blancs 2004 è 100% chardonnay e prodotto quasi solo in magnum. Una rarità di soli 400 pezzi di cui 3 sono qua in AIS. Annata di qualità e quantità. Freschezza e semplicità di beva grazie all’annata favorevole ingentilita da una spezia dolce e invitante come lo zafferano. Una vittoria di leggiadria che ne fa un vino fin troppo facile da bere per il blasone e il prezzo. Uno Champagne qualità commovente, un unicum.

La Cote Faron Blanc de Noirs d’Ay. Pinot nero

Un colore che dal dorato degli chardonnay si fa ramato… ed è il più chiaro fra i suoi pinot nero dicono. Solera anche qui per minimizzare l’impatto dell annata.

Fin troppo fresco in bocca, con sfumature di salina e più che sul frutto rosso gioca sull’agrume. Solo dopo arriva l’acidulo del frutto di bosco. Tesissimo quasi troppo acido specialmente rispetto agli altri ma qui importa poco. Meno polpa a discapito di un’uva naturalmente più strutturata come il pinot nero, estremamente atipico in questa sua caratteristica molto peculiare che fa salivare senza sosta anche a distanza di svariati minuti. Il preferito di molti, personalmente a pari merito con il Millesime. Emozionante a dir poco.

Selosse RosèChiudiamo con la chicca del Rosè. Un rosè d’assemblaggio alla ricerca dell’equilibrio fra le parti.

Qui Anselme ha pensato bene di rifornirsi da un altro grande come Egly-Ouriet, fra i pochissimi produttori di vino rosso in Champagne. Solo il 6% di pinot nero vinificato in rosso, 5 anni sui lieviti e assemblaggio di due annate consecutive con base, in questo caso, la 2011; 2 scuotimenti e bassissimo dosaggio.

Un grande rosè che gioca sulle mille sfumature di agrumi e tè con l’unica pecca di esser stato servito dopo due fuoriclasse risultando, a torto, fin troppo sommesso.

Non è facile trovare le parole per concludere. Posso solo dire che questa serata, le emozioni, la sensazione di pelle d’oca che mi ha attraversato fin dall’inizio, gli sguardi attoniti degli amici e i commenti increduli, li porterò con me per molto tempo se non per sempre.

Ciascuno di questi Champagne rappresenta un’unicità, un orizzonte degli eventi, un punto di non ritorno oltre il quale elementi di per sé distinti come piacevolezza, carattere, vitalità, gusto, eleganza perdono di significato e diventando una cosa sola. Un risultato finora mai provato.

La verità è che bere Selosse vuol dire bere LO Champagne.

 

Selosse lineup