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Il vino, nelle sue molteplici varietà, si abbina a piatti e circostanze davvero numerose. Il raffinato Champagne, per esempio, è presente nell’immaginario collettivo vicino a cucchiaino di caviale o a delle ostriche. E quante volte abbiamo gustato un profumato Porto davanti a un tramonto? Le possibilità di abbinamento sono tante ma pochi avevano pensato di avvicinare il vino… ai gioielli!

Lo ha fatto Tibevo, dedicando a questo connubio una serata speciale tenutasi a Milano lo scorso 21 settembre presso l’Atelier Daniela De Marchi, in pieno centro.
A noi di Appunti di degustazione i gioielli piacciono e che i vini possano ricordare pietre lucenti e preziose lo avevamo già scritto (date un’occhiata a questo articolo) quindi approviamo totalmente l’iniziativa.
Iniziativa
insolita anche perché ha attratto un pubblico eterogeneo, di “addetti ai
lavori”. Un confronto quindi interessante per comprendere come esista anche
un altro pubblico che non va assolutamente trascurato.
Quindi
non deve stupire che un vino leggero e blu (sì, avete capito benissimo:
proprio blu) possa incuriosire ed essere gradito. Parliamo dei Fratelli Saraceni che producono
Blumond da vitigno glera, aromatizzato alla pesca. Il colore non è artificiale
ma dato dal curaçao, come ci spiega Matteo Galiano. Una proposta che diverse
persone hanno comunque apprezzato, chi per il gusto dolce, fruttato, chi per la
bollicina, chi per il colore. 

Molto
interessanti e intensi i prodotti di Marconi
presente con Lilith (Pecorino e Verdicchio) e Nona
luna
 (Lacrima di Morro D’Alba e Petit Verdot). Una bella scoperta,
d’altronde è raro che una regione come le Marche deluda. E ci pare che
effettivamente siano stati i vini che hanno riscosso pari successo sia tra i
più appassionati sia ai neofiti.
Diomede
e Rosa di Salsola di TenutaCoppadoro hanno l’impronta riconoscibile di Riccardo Cotarella, di
cui ricordiamo il lavoro volto a valorizzare i vitigni autoctoni del meridione
d’Italia.
Tenute Pacelli è
presente con Barone Bianco, un inedito riesling italico del sud che dalle proprie origini trae forza e grande personalità con un impatto pseudocalorico importante
ma non ostile e Terra Rossa, un blend di calabrese, merlot e magliocco
dolce che avevamo già assaggiato.
Una bella occasione, anche se ci saremmo aspettati qualche parola in più da chi ha realizzato i gioielli – oltre
alla presentazione introduttiva – che spiegasse con maggiori dettagli l’abbinamento colore tra vino e
pietra preziosa. Una serata che sicuramente ci fa
riflettere su come il vino, ancora una volta, sia cultura e possa infiltrarsi e
combinarsi volentieri con mondi apparentemente molto lontani.