Il primo giorno di scuola.
Il primo giorno in bici senza le rotelle.
La prima cotta.
La prima sbronza.
La prima cartella di Equitalia.
Il primo viaggio a Londra.
Il primo figlio.
  
Alle prime volte è sempre riservato un posto speciale nel nostro cuore. Correva l’anno 2008, io e Francesco ci eravamo da poco avvicinati al mondo del vino, nella nostra vita non c’era ancora l’AIS, non esistevano le verticali, l’unico evento esistente era il Vinitaly, non eravamo schiavi dei social network e non esisteva Appunti di Degustazione.

La nostra inconscia indole di blogger però ci spinse a scrivere, senza alcun fine “pubblicativo” ma solo ed esclusivamente per divertimento, le nostre impressioni su una delle primissime bottiglie importanti allora conosciute, il Montevetrano di Silvia Imparato. A rileggere quelle righe ci viene da sorridere per quanto ci vediamo “ingessati” e didattici nella scrittura e palesemente buonisti nella critica.
Riportiamo quella recensione così com’è, senza modifica alcuna.
Per noi era un gioco e speriamo di conservare ancora oggi e a lungo quello spirito. La pubblichiamo oggi con la stessa passione di otto anni fa, la stessa curiosità e… per gioco.
MONTEVETRANO 2004
Data di degustazione: 22 luglio 2008
Degustiamo finalmente il Montevetrano di Silvia Imparato, uno di quei vini che danno lustro all’enologia del sud Italia, aumentando di fatto il rammarico per quegli altri vini che, se solo fossero più sponsorizzati, potrebbero tranquillamente competere sul mercato con i grandi Supertuscan. 

Il Montevetrano è un atipico blend  bordolese, 60% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot con l’aggiunta di un 10% Aglianico; uvaggio originale [in realtà è un taglio] ma, come vedremo, decisamente azzeccato.
Stappato qualche ora prima della degustazione e “scollato” appena (siamo decisamente contrari al partito del decanter), il Montevetrano si presenta al calice di colore rubino impenetrabile e di perfetta consistenza; al primo bicchiere mostra al naso una complessità tale da restare inebriati.
Ci è servito infatti un immediato sostegno gustativo: il primo sorso delinea una buona base acida (a conferma della notevole longevità di questo vino, che promette meravigliosi sviluppi), supportata da tannini elegantissimi. Emergono sentori di prugna e di delicato pepe bianco; caratterizza il finale la liquirizia persistente.

Il secondo calice fa emergere in maggior misura i sentori di frutti rossi “sotto spirito”, caratteristica inusuale poiché tale sentore emerge  solitamente soprattutto a primo assaggio.  Si sente ancora la prugna, ed un inedito aroma di ciliegia di vignola.
Al terzo calice il Montevetrano sprigiona il taglio bordolese con decisi sentori di peperone, frutti rossi ed ancor più ciliegia di vignola. 

Noi abbiamo accompagnato questa degustazione di Montevetrano con del lardo di Colonnata, salame cacciatorino e formaggio di pecora abruzzese, nulla di complicato quindi, per non mettere assolutamente in secondo piano il vino, in quanto crediamo che per questa degustazione dovesse essere il cibo ad accompagnare il vino, e non viceversa.

Lasciamo quindi a voi la scelta dell’abbinamento se e quando deciderete di provare questo fantastico vino: non ve ne pentirete, ve lo assicuriamo.

Gianpaolo Arcobello 
Francesco Cannizzaro