Il cielo plumbeo, la pioggia torrenziale e l’aria frizzante tutto fanno pensare tranne all’estate che sta per cominciare e forse hanno scoraggiato molte persone nel partecipare alla terza edizione dello Sparkling Classic Summer all’AIS di Milano. Ma meglio così, la sala del Westin Palace è straordinariamente tranquilla e ordinata, niente di meglio per degustare in tutta calma. 
Ammetto di non andare troppo d’accordo con le bollicine, ma bisogna provare e conoscere tutto, quindi quale miglior occasione per degustare quel mondo che affascina e piace ad una grande fetta di enoappassionati. 

Vediamo come è andata.

Cà di Fara, Oltrepò

L’azienda produce metodi classici per la maggior parte di pinot nero in purezza, tutti dosati con lo stesso prodotto e tutti brut a causa del residuo zuccherino naturale.
Iniziamo con Oltre Il Classico Cruasè, 100% pinot nero, 24 mesi sui lieviti. La breve criomacerazione oltre a conferirgli un brillante color buccia di cipolla, ne delinea  anche il naso e la beva. Su questa base si apre un bouquet di impronta floreale a cui fanno seguito piccoli frutti rossi che ritrova un’ ottima corrispondenza anche in bocca. Vino ben equilibrato, ma non troppo persistente.
Oltre Il Classico Rosè Riserva, sempre 100% pinot nero,  60 mesi sui lieviti, sprigiona fini sentori tostati, note di mandorla e caramello, traccia di una breve sosta in legno. Ed infatti il produttore conferma che il vino viene fatto fermentare, per il primo periodo, in botti di secondo o terzo passaggio per fissarne il colore. Con l’ossigenazione il bicchiere rivela note vegetali, fruttate e di crosta di pane. Il sorso è elegante, equilibrato e pieno.
Ziliani, Franciacorta

Brut Ziliani C, millesimo 2007; 75% chardonnay, 25% pinot nero. Appena servito sprigiona piacevoli aromi di crosta di pane e lievito madre, che poi lasciano spazio a profumi di pesca, pera e fiori bianchi. L’ingresso in bocca, se mi è concesso,  è dolce e salato. In termini tecnici, l’iniziale rotonda morbidezza, lascia poi spazio a sapidità e freschezza. Un vino dicotomico.
Il Saten Ziliani C, 100% chardonnay, è ad un livello superiore. Il naso è più complesso, i freschi profumi di fiori e frutta bianca sono accompagnati e completati da sentori di vaniglia e caramello, che riportano al passaggio in legno di parte del vino base. Il sorso è cremoso e rotondo, merito di una bolla non aggressiva, fine e persistente, che viene continuamente ravvivata dalla buona acidità. 
Con l’azienda Marcato ci spostiamo in Veneto e più precisamente sui Monti Lessini . 
Qui assaggio due metodi classici a base di durella, un vitigno dalla buccia spessa, tanto antico quanto aspro e ricco di acidità, il cui nome ben ne rappresenta queste caratteristiche. Se a tutto ciò si aggiunge la sapidità data dal terreno vulcanico tipico di queste zone, il vino che si ottiene da quest’uva non può che avere tutte le caratteristiche per essere un’ottima base per la spumantizzazione con metodo classico. 

Per ammaestrare questo tripudio di durezze e ottenervi finezza e complessità d’aromi, le rifermentazioni in bottiglia devono essere prolungate. Ed infatti, il primo vino è il 60 mesi Lessini Durello 2007, 85% durella, 15% pinot nero. Al di là dei ben definiti aromi derivanti dalla rifermentazione, questo metodo classico “profuma” di acacia, miele, frutta gialla dolce e matura, albicocca in particolare. Sentori che ritroviamo anche all’ingresso in bocca, ma che poi cedono il passo ad un’ottima freschezza e ad una sapidità amarognola. 

A.R. Lessini Durello 2004, anch’esso 85% durella, 15% pinot nero, dopo aver riposato per ben 10 anni sui lieviti, all’esame olfattivo si caratterizza per sentori fragranti di crosta di pane e banana. Nonostante sia più vecchio del precedente, l’affinamento sur lies ha domato solo in parte le durezze della durella, che in questo vino riesce ad esprimere tutta se stessa.  Il sorso è, infatti, fresco e sapido, mentre l’effervescenza vellutata e non invadente.  

Scendendo più a sud, ho chiuso con le marche di Velenosi. L’azienda, che ha raggiunto livelli eccellenti con i rossi legati al territorio, produce anche metodi classici a base degli internazionali chardonnay e pinot nero. 
Gran Cuvée 2009, 70% chardonnay, 30% pinot nero. Il perlage elegante porta con sè una mineralità fresca e profonda, che lascia spazio marginale a note di burro e crosta di pane. In bocca è la sapidità a farla da padrone, seguita a ruota dalla freschezza. Un vino verticale, di corpo e con un’ottima persistenza.
The Rose in prevalenza pinot nero con una piccolissima percentuale di chardonnay, ha un naso intenso che richiama croccanti piccoli frutti rossi maturi, come ribes e ciliegia, e una crosta di pane fragrante. Il sorso è altrettanto deciso e pieno, ma vivacizzato dall’ottima acidità, che ne rende piacevole e fresca la beva. Una bollicina dal bel carattere, non certo da aperitivo leggero.